Chiaro e Tondo
Le volpi, i volpini, Elton e l'uva
Chiaro e Tondo 171
Trani - giovedì 22 luglio 2010
Se la mancata esibizione di Elton John deve diventare solo un appiglio per dire che senza di essa l'Estate Tranese non vale nulla e che Trani, senza questo "fondamentale" concerto non è degna di essere visitata o goduta, io non ci sto. Dire che non avevamo bisogno di Elton per vivere una bella estate può sembrare degno della favola della Volpe che, una volta non arrivata all'uva, diceva che tanto, in ogni modo, non era buona, era acerba. (Per acerbità vedi alla voce: spreco. Da fiore all'occhiello che era). Ma qui non si tratta di volpe, né di uva; si tratta sempre d'una città meravigliosa che può trovare in questo genere di eventi delle "ciliegine" alla sua bellezza e attrattiva; ma la sostanza della città, resta, come sapete, ben altra: Trani città d'arte, Trani che richiama settimanalmente, turisti, anche stranieri. Trani finalmente con le piazze sgombre dalle auto. Questi sono dati "di sostanza", malgrado problemi di cui mi occuperò più avanti. I volpini hanno bisogno di appigli, di esche: il volpino cerca lo spunto per il proprio interesse (politico): parlar male di qualcuno in quanto avversario politico o personale, non perché,( unica vera colpa), non sia stato capace di portare a termine l'operazione Elton, del quale, in verità, mero pretesto, non gliene frega nulla, ai volpini. Il fine è doppio, dunque. E non va bene.
Se la mancata esibizione del cantante inglese deve essere unicamente un atto d'accusa verso chi si è mosso con superficialità e poca competenza per il fatto organizzativo in se, d'accordo, diamoci dentro con le critiche; ma il servirsi del mancato evento per sparare sulla Croce Rossa, non va bene. Lasciamo perdere Elton. Il mezzo milione di euro, piuttosto, senza grandi nomi lascia perplessi, per giunta a fronte di eventi di marca storico - ballerina ripetitivi (stessa solfa degli stessi anni). Insomma poca creatività e pure salata. Questo pure è da biasimare.
Se dobbiamo poi mettere sul piatto altri elementi per criticare chi ci governa, in relazione alla sbandierata vocazione turistica, sulla base di fatti oggettivi, senza ricorrere ad Elton, ci sto. Ad esempio: fare in modo che quel benedetto depuratore funzioni come Dio comanda, onde evitare spiacevoli sorprese, sul fronte marittimo, senza bisogno che ce lo mandi a dire Goletta Verde e senza che qualche giornale, ormai sempre meno istituzionale e sempre più sensazionalistico, si butti "a pesce" per fare il suo bel titolone. Ancora: non è possibile ad esempio, che una città "turistica" lasci in pieno piazzale "Colonna", laddove si trovano attrazioni per bambini, pavimentazioni sconnesse e pericolose, degne dell'Afganistan assediato dall'Unione Sovietica, una trentina d'anni fa. Come non è possibile che si lasci incustodita e pericolosamente raggiungibile, ergo non recintata, quella piccola baia alla destra di Lungomare Mongelli, sotto la quale "pende" ormai, la "spada di Damocle" di una costa che sta per venir giù. E nella quale ci vanno molti ragazzini. Non basta un labile divieto. Questi sono i nei d'una città che, pur bella, pur maestosa nella sostanza delle sue bellezze artistiche, guardandosi allo specchio, vede purtroppo qualche profonde ruga, che non riesce a togliere manco col botulino.
PS: spendo due parole a difesa del mio lavoro e di quello di altri colleghi della stampa. Visto che la questione è stata più volte tirata in ballo anche da politici e gente comune, per amore del sapere e per chiarezza, vorrei una volta per tutte ricordare che il giornalista che riporta o commenta dei fatti, anche riguardanti il Palazzo, non conosciuti dalla maggioranza delle persone, non fa gossip, non spettegola, come qualcuno nella sua ignoranza sostiene, ma rivela dei retroscena. Ora mi rendo conto che qualcuno nelle sue letture non vada oltre Traniweb ( e questo non mi dispiace, comunque), ma basterebbe aprire un qualsiasi grande giornale della carta stampata (ma la carta ahimè ha tanti utilizzi: le capre la mangiano, i pescivendoli ci mettono i merluzzi, le persone educate si puliscono il sedere, con rispetto parlando, quindi non pretendo che si debba conoscerla per via della mera lettura) per notare nelle prime pagine di Repubblica o del Corsera, sull'occhiello, in alto a destra sul titolo la dicitura: "Retroscena". Trattasi dunque di un modo di informare la gente su fatti di cui non verrebbe mai a conoscenza e che comunque aiutano l'opinione pubblica a farsi un'idea di come vanno le cose, di come viene gestita la cosa pubblica anche da un certo punto di vista, meno ufficiale. Goffredo De Marchis di Repubblica o Francesco Verderami sul Corsera non firmano articoli di pettegolezzi, ma raccontano retroscena. Non voglio certo paragonarmi a queste grandi firme, ma spero di aver ben spiegato a lor signori, una volta per tutte, la differenza tra i due significati. In tal caso certifico di essere ossessionato sì: non da un lettore in particolare, o da una questione specifica, ci mancherebbe; ma dal parlare senza conoscere il senso da dare alle parole. Sono un ossessionato della parola giusta. La parola che deve esprimere la giusta idea. Non le vacuità.
Se la mancata esibizione del cantante inglese deve essere unicamente un atto d'accusa verso chi si è mosso con superficialità e poca competenza per il fatto organizzativo in se, d'accordo, diamoci dentro con le critiche; ma il servirsi del mancato evento per sparare sulla Croce Rossa, non va bene. Lasciamo perdere Elton. Il mezzo milione di euro, piuttosto, senza grandi nomi lascia perplessi, per giunta a fronte di eventi di marca storico - ballerina ripetitivi (stessa solfa degli stessi anni). Insomma poca creatività e pure salata. Questo pure è da biasimare.
Se dobbiamo poi mettere sul piatto altri elementi per criticare chi ci governa, in relazione alla sbandierata vocazione turistica, sulla base di fatti oggettivi, senza ricorrere ad Elton, ci sto. Ad esempio: fare in modo che quel benedetto depuratore funzioni come Dio comanda, onde evitare spiacevoli sorprese, sul fronte marittimo, senza bisogno che ce lo mandi a dire Goletta Verde e senza che qualche giornale, ormai sempre meno istituzionale e sempre più sensazionalistico, si butti "a pesce" per fare il suo bel titolone. Ancora: non è possibile ad esempio, che una città "turistica" lasci in pieno piazzale "Colonna", laddove si trovano attrazioni per bambini, pavimentazioni sconnesse e pericolose, degne dell'Afganistan assediato dall'Unione Sovietica, una trentina d'anni fa. Come non è possibile che si lasci incustodita e pericolosamente raggiungibile, ergo non recintata, quella piccola baia alla destra di Lungomare Mongelli, sotto la quale "pende" ormai, la "spada di Damocle" di una costa che sta per venir giù. E nella quale ci vanno molti ragazzini. Non basta un labile divieto. Questi sono i nei d'una città che, pur bella, pur maestosa nella sostanza delle sue bellezze artistiche, guardandosi allo specchio, vede purtroppo qualche profonde ruga, che non riesce a togliere manco col botulino.
PS: spendo due parole a difesa del mio lavoro e di quello di altri colleghi della stampa. Visto che la questione è stata più volte tirata in ballo anche da politici e gente comune, per amore del sapere e per chiarezza, vorrei una volta per tutte ricordare che il giornalista che riporta o commenta dei fatti, anche riguardanti il Palazzo, non conosciuti dalla maggioranza delle persone, non fa gossip, non spettegola, come qualcuno nella sua ignoranza sostiene, ma rivela dei retroscena. Ora mi rendo conto che qualcuno nelle sue letture non vada oltre Traniweb ( e questo non mi dispiace, comunque), ma basterebbe aprire un qualsiasi grande giornale della carta stampata (ma la carta ahimè ha tanti utilizzi: le capre la mangiano, i pescivendoli ci mettono i merluzzi, le persone educate si puliscono il sedere, con rispetto parlando, quindi non pretendo che si debba conoscerla per via della mera lettura) per notare nelle prime pagine di Repubblica o del Corsera, sull'occhiello, in alto a destra sul titolo la dicitura: "Retroscena". Trattasi dunque di un modo di informare la gente su fatti di cui non verrebbe mai a conoscenza e che comunque aiutano l'opinione pubblica a farsi un'idea di come vanno le cose, di come viene gestita la cosa pubblica anche da un certo punto di vista, meno ufficiale. Goffredo De Marchis di Repubblica o Francesco Verderami sul Corsera non firmano articoli di pettegolezzi, ma raccontano retroscena. Non voglio certo paragonarmi a queste grandi firme, ma spero di aver ben spiegato a lor signori, una volta per tutte, la differenza tra i due significati. In tal caso certifico di essere ossessionato sì: non da un lettore in particolare, o da una questione specifica, ci mancherebbe; ma dal parlare senza conoscere il senso da dare alle parole. Sono un ossessionato della parola giusta. La parola che deve esprimere la giusta idea. Non le vacuità.