Chiaro e Tondo
Piatti in faccia d'amor politico
Chiaro e Tondo 10
martedì 4 novembre 2008
Che la storia d'amore politico tra Carlo Laurora e Forza Italia finisse a piatti in faccia, nella maniera in cui abbiamo visto e letto, forse nessuno, qualche anno fa se lo sarebbe aspettato. Il partito aveva ricevuto molto dal Nostro e quest'ultimo aveva ricevuto altrettanto dal partito che, oggettivamente gli aveva dato la possibilità di approdare a posti chiave, di responsabilità nell'organigramma stesso della compagine berlusconiana, fino all'apice dell'elezione a consigliere regionale.
Laurora dal canto suo era risultato essere un "intercettatore" di consenso popolare ben oleato, con buone maniere al momento giusto e giusto grado di "cinismo" o freddezza politica in determinati momenti salienti, come ad esempio quando ebbe il coraggio di far spianare la strada, col proprio decisivo appoggio, alla seconda candidatura a Sindaco di Pinuccio Tarantini, piuttosto che ad un uomo del suo (ora ex) partito. Che non abbia cominciato sin da allora ad accumulare un conto in sospeso con i quartieri alti del partito - azienda in loco? Non lo sapremo mai e questa è solo una congettura.
Fatto sta che, paradossalmente, se avete notato, i "piatti in faccia", nelle compagini politiche, finiscono sempre per vedere protagonisti quelli più capaci di perfomance elettorali di livello: penso a Caffarella, sempre in maretta con l'ex Margherita, per poi arrivare alla rottura finale; penso a Marinaro, allo stesso Briguglio, che vorrei ricordarlo, partì anch'esso da Forza Italia. Gente in grado di catturare consenso, ma che per un motivo o l'altro, e qui non vado a sindacare su chi abbia torto o ragione, tra il singolo ed il partito con cui ha rotto, chiude i rapporti con una porta sbattuta. Quali i motivi? Il singolo si sente personaggio meritevole di sempre maggiori gratificazioni? O nel partito si crea la rognosa ruggine dell'invidia interna, che porta il brillante politico a restare isolato dai suoi stessi "amici"? (La politica è notoriamente "sangue e merda").
Vi lascio immaginare quale "incoraggiamento" costituiscano questi episodi per i giovani ambiziosi di un ingresso in politica, che nei loro pensieri ricorrenti reciteranno: "Se finisce così per gente in grado di prendere migliaia di voti (dal momento che i capoccia del partito hanno già spiegato al guaglione che può avere tutte le qualità di questo mondo ma, se non porta voti al momento opportuno, lui e tutti quelli come lui non contano una cippa), figurarsi come sarà la mia avventura politica". E infatti, morale della favola, i giovani in politica, specialmente nel nostro ristretto ambito, contano come il due di picche, e, se s'illudono di contare qualcosa, i capoccia li stanno sfruttando perché serve viso giovanetettadura o bel guaglione per attirare voto da diciottenni, ventenni ecc….
Una volta mi trovavo ad un comizio al fianco di un amico che s'era fatto il proverbiale mazzo, una volta candidato in lista, per portare voti (ed era già alla sua seconda candidatura, quindi al "mazzo bis"); sul palco era di scena proprio il "suo" partito; improvvisamente vide farsi avanti, per parlare al popolazzo arrapato, una leggiadra fanciulla dal gentile aspetto e dalle rotonde forme, che praticamente in quella compagine politica era entrata il mese prima, per dire, e, (aggravante), i vertici del partito avevano prestabilito che nessuno dei candidati avrebbe parlato sul palco stesso. Nel corso della spensierata serata, la "leggiadra" fu l'eccezione che confermò la regola e peccato, per quel partito, che subito dopo quel comizio, il mio amico corse al telefono per chiedere a tutti coloro che gli avevano promesso il voto (quasi un centinaio di persone) di non mantenere l'impegno preso. Tutto questo in segno di protesta per la mancanza di rispetto che quel partito aveva riservato, a suo dire, nei confronti suoi e degli altri candidati.
Insomma, piatti in faccia anche allora, pur trattandosi di una "seconda linea", un giovane, meritevole comunque di rispetto. Ora questa storiella, vera, unitamente con le altre dei ben più famosi personaggi di cui sopra, ci racconta di una politica che deve necessariamente cambiare; una politica che, ri-citando il vecchio socialista barese Rino Formica, era e resta un coacervo di sangue e merda, che non fa altro che tenere sempre più lontane persone di qualità, non certo desiderose di farsi "sbattere" dal capoccia di turno, o di farsi uccellare dalla bonazza di partito. Ve l'ho detto…tondo e chiaro.
Laurora dal canto suo era risultato essere un "intercettatore" di consenso popolare ben oleato, con buone maniere al momento giusto e giusto grado di "cinismo" o freddezza politica in determinati momenti salienti, come ad esempio quando ebbe il coraggio di far spianare la strada, col proprio decisivo appoggio, alla seconda candidatura a Sindaco di Pinuccio Tarantini, piuttosto che ad un uomo del suo (ora ex) partito. Che non abbia cominciato sin da allora ad accumulare un conto in sospeso con i quartieri alti del partito - azienda in loco? Non lo sapremo mai e questa è solo una congettura.
Fatto sta che, paradossalmente, se avete notato, i "piatti in faccia", nelle compagini politiche, finiscono sempre per vedere protagonisti quelli più capaci di perfomance elettorali di livello: penso a Caffarella, sempre in maretta con l'ex Margherita, per poi arrivare alla rottura finale; penso a Marinaro, allo stesso Briguglio, che vorrei ricordarlo, partì anch'esso da Forza Italia. Gente in grado di catturare consenso, ma che per un motivo o l'altro, e qui non vado a sindacare su chi abbia torto o ragione, tra il singolo ed il partito con cui ha rotto, chiude i rapporti con una porta sbattuta. Quali i motivi? Il singolo si sente personaggio meritevole di sempre maggiori gratificazioni? O nel partito si crea la rognosa ruggine dell'invidia interna, che porta il brillante politico a restare isolato dai suoi stessi "amici"? (La politica è notoriamente "sangue e merda").
Vi lascio immaginare quale "incoraggiamento" costituiscano questi episodi per i giovani ambiziosi di un ingresso in politica, che nei loro pensieri ricorrenti reciteranno: "Se finisce così per gente in grado di prendere migliaia di voti (dal momento che i capoccia del partito hanno già spiegato al guaglione che può avere tutte le qualità di questo mondo ma, se non porta voti al momento opportuno, lui e tutti quelli come lui non contano una cippa), figurarsi come sarà la mia avventura politica". E infatti, morale della favola, i giovani in politica, specialmente nel nostro ristretto ambito, contano come il due di picche, e, se s'illudono di contare qualcosa, i capoccia li stanno sfruttando perché serve viso giovanetettadura o bel guaglione per attirare voto da diciottenni, ventenni ecc….
Una volta mi trovavo ad un comizio al fianco di un amico che s'era fatto il proverbiale mazzo, una volta candidato in lista, per portare voti (ed era già alla sua seconda candidatura, quindi al "mazzo bis"); sul palco era di scena proprio il "suo" partito; improvvisamente vide farsi avanti, per parlare al popolazzo arrapato, una leggiadra fanciulla dal gentile aspetto e dalle rotonde forme, che praticamente in quella compagine politica era entrata il mese prima, per dire, e, (aggravante), i vertici del partito avevano prestabilito che nessuno dei candidati avrebbe parlato sul palco stesso. Nel corso della spensierata serata, la "leggiadra" fu l'eccezione che confermò la regola e peccato, per quel partito, che subito dopo quel comizio, il mio amico corse al telefono per chiedere a tutti coloro che gli avevano promesso il voto (quasi un centinaio di persone) di non mantenere l'impegno preso. Tutto questo in segno di protesta per la mancanza di rispetto che quel partito aveva riservato, a suo dire, nei confronti suoi e degli altri candidati.
Insomma, piatti in faccia anche allora, pur trattandosi di una "seconda linea", un giovane, meritevole comunque di rispetto. Ora questa storiella, vera, unitamente con le altre dei ben più famosi personaggi di cui sopra, ci racconta di una politica che deve necessariamente cambiare; una politica che, ri-citando il vecchio socialista barese Rino Formica, era e resta un coacervo di sangue e merda, che non fa altro che tenere sempre più lontane persone di qualità, non certo desiderose di farsi "sbattere" dal capoccia di turno, o di farsi uccellare dalla bonazza di partito. Ve l'ho detto…tondo e chiaro.