Chiaro e Tondo
Trani su e giù
Chiaro e Tondo 128
martedì 12 gennaio 2010
Le alchimie politiche spesso tendono a confondere le idee e a creare contraddizioni. Se il famoso marziano di flaianesca memoria (vedi "Un marziano a Roma" di Ennio Flaiano) fosse capitato a Trani durante le ultime festività, probabilmente se ne sarebbe tornato a casa con le idee molto confuse. Prendete lo scorso 30 dicembre: al mattino la Gazzetta del Nord – barese titola a nove colonne "Trani sprofonda", a corredo di un pezzo che riassume gli ultimi interventi dell'opposizione sui mali tranesi.
Nella stessa giornata, di sera, sempre a Trani, si tiene un evento che ha tutto il sapore dell'elevazione, quella culturale e spirituale, nel nome di un grande della nostra città, che stava lentamente scivolando, anzi sprofondando, per restare in tema, nella pericolosa condizione riservata ai grandi uomini dai contesti tipicamente provinciali e ristretti: l'oblio. Se poi aggiungiamo che la serata in questione regalava alla cittadinanza la riapertura d'un grande edificio storico come palazzo Beltrani, beh, allora siamo proprio nel pieno d'un ossimoro, per andare aduna figura retorica, qui impropriamente utilizzata, che richiama il contrasto tra due elementi opposti, che vengono forzatamente accostati. Nel giorno in cui si sprofonda al mattino, alla sera ci si eleva. Certo, fuor di metafora, diamo atto all'opposizione, (che in quanto elemento di garanzia del gioco democratico, va rispettata), di una certa reattività, rispetto al piattume degli ultimi anni, ma questa o si chiama sfiga o intervento fuori tempo, poiché nel giorno in cui si evita l'oblio per Ivo Scaringi, non può essere, per forza di cose, un momento di sprofondamento per Trani.
PS: Vengo informato con sommo piacere che dopo la citazione nell'ultimo Chiaro e Tondo, per Pillera Maximo non è stato possibile camminare per strada senza che a ogni piè sospinto qualcuno lo fermasse e gli chiedesse informazioni su un suo possibile impegno politico futuro con la sinistra. E' il Chiaro e Tondo (prosit d'inizio anno, buon segnale per questa rubrichetta) caro Massimo, e tu non puoi farci niente.
PPS Ventennio 89- 09: e figuratevi se nella rievocazione del ventennio politico tranese, mi dimenticavo di qualche "vecchia" volpe della Trani nostra (metto le virgolette se no ci rimangono male): è vero che è stato eletto con l'MSI, quando per questo partito di destra vigeva una specie di recinto o zona franca per guardare da lontano cosa facevano i suoi protagonisti e quando si viveva all'opposizione vera e snobbata (altro che il gioco, comunque divertente, del dott. Hauze); ma signori quella faccia di gatto di Roberto Visibelli, con i suoi capricci, le sue polemiche, le sue battaglie, i suoi slanci, i suoi manifesti, le frasi in vernacolo, il mitico "Ma sciatavinne!", che chiudeva tanti suoi dialoghi con chi non fosse sulla sua stessa lunghezza d'onda, ha scritto inevitabilmente un pezzo della storia politica di Trani.
Unico tranese purosangue degli ultimi anni ad essere arrivato in Senato, ha sempre alternato interventi eleganti con italiano forbito, quasi ottocentesco, con sguaiatissimi motti dialettali, spesso pillole di saggezza dei nostri avi, altre volte accompagnati da moccoli finali di grande effetto. Non rivelerò nemmeno sotto tortura il nome del politico, per il quale, alla fine di una discussione sulle ipotetiche malefatte dello stesso, accompagnò, alla fine di una conversazione col sottoscritto, un solenne, liberatorio, tonante: "Vada a fare in culo!". Al politico. Lui è così: prendere o lasciare, genio e sregolatezza, plebe e nobiltà.
Nella stessa giornata, di sera, sempre a Trani, si tiene un evento che ha tutto il sapore dell'elevazione, quella culturale e spirituale, nel nome di un grande della nostra città, che stava lentamente scivolando, anzi sprofondando, per restare in tema, nella pericolosa condizione riservata ai grandi uomini dai contesti tipicamente provinciali e ristretti: l'oblio. Se poi aggiungiamo che la serata in questione regalava alla cittadinanza la riapertura d'un grande edificio storico come palazzo Beltrani, beh, allora siamo proprio nel pieno d'un ossimoro, per andare aduna figura retorica, qui impropriamente utilizzata, che richiama il contrasto tra due elementi opposti, che vengono forzatamente accostati. Nel giorno in cui si sprofonda al mattino, alla sera ci si eleva. Certo, fuor di metafora, diamo atto all'opposizione, (che in quanto elemento di garanzia del gioco democratico, va rispettata), di una certa reattività, rispetto al piattume degli ultimi anni, ma questa o si chiama sfiga o intervento fuori tempo, poiché nel giorno in cui si evita l'oblio per Ivo Scaringi, non può essere, per forza di cose, un momento di sprofondamento per Trani.
PS: Vengo informato con sommo piacere che dopo la citazione nell'ultimo Chiaro e Tondo, per Pillera Maximo non è stato possibile camminare per strada senza che a ogni piè sospinto qualcuno lo fermasse e gli chiedesse informazioni su un suo possibile impegno politico futuro con la sinistra. E' il Chiaro e Tondo (prosit d'inizio anno, buon segnale per questa rubrichetta) caro Massimo, e tu non puoi farci niente.
PPS Ventennio 89- 09: e figuratevi se nella rievocazione del ventennio politico tranese, mi dimenticavo di qualche "vecchia" volpe della Trani nostra (metto le virgolette se no ci rimangono male): è vero che è stato eletto con l'MSI, quando per questo partito di destra vigeva una specie di recinto o zona franca per guardare da lontano cosa facevano i suoi protagonisti e quando si viveva all'opposizione vera e snobbata (altro che il gioco, comunque divertente, del dott. Hauze); ma signori quella faccia di gatto di Roberto Visibelli, con i suoi capricci, le sue polemiche, le sue battaglie, i suoi slanci, i suoi manifesti, le frasi in vernacolo, il mitico "Ma sciatavinne!", che chiudeva tanti suoi dialoghi con chi non fosse sulla sua stessa lunghezza d'onda, ha scritto inevitabilmente un pezzo della storia politica di Trani.
Unico tranese purosangue degli ultimi anni ad essere arrivato in Senato, ha sempre alternato interventi eleganti con italiano forbito, quasi ottocentesco, con sguaiatissimi motti dialettali, spesso pillole di saggezza dei nostri avi, altre volte accompagnati da moccoli finali di grande effetto. Non rivelerò nemmeno sotto tortura il nome del politico, per il quale, alla fine di una discussione sulle ipotetiche malefatte dello stesso, accompagnò, alla fine di una conversazione col sottoscritto, un solenne, liberatorio, tonante: "Vada a fare in culo!". Al politico. Lui è così: prendere o lasciare, genio e sregolatezza, plebe e nobiltà.