Dardo
Blatta "OBEY" o "30 minuti"
Una serata barese
lunedì 29 agosto 2022
9.38
28.08.2022. Primo giorno di residenza barese dopo dieci anni vissuti a Bolzano, esco di casa e mi dirigo tra le vie del centro della città.
Inizio ad osservare la città e mi dirigo verso San Nicola di Bari e cerco invano un possibile collegamento con San Nicola il pellegrino.
Lo stomaco brontola e inizio a vagabondare tra le vie antiche, incrocio la signora dei cappellettii, quella delle scagliozze e poi finalmente i panzerotti, ora lo stomaco si placa.
Le gambe vanno da sole e mi trovo in piazza del Ferrarese, dopo alcuni passi mi ricordo della mostra al teatro Margherita su OBEY.
Mi ricordo della fantastica chiusura alle ventidue, guardo l'orologio e sono le 21:30, bene ho trenta minuti prima della chiusura.
Varco la soglia del teatro e una voce da una cassa sonante mi dice:
"Mi scusi per accedere alla mostra ci vuole il biglietto".
Io: Non c'è nessun problema posso fare il biglietto, il 27 è passato da poco.
La signora della cassa: Mi scusi non posso farle il biglietto sono le 21:33 e la cassa chiude trenta minuti prima della chiusura.
Entrano tre ragazzi, stessa scena e stesse battute. Quando la signora della casa ripete: Mi scusi non posso farle il biglietto sono le 21:35 e la cassa chiude trenta minuti prima della chiusura. Io rispondo: Non c'è problema entriamo senza biglietto.
Signora della cassa: Mi dispiace non si accede senza biglietto e la mostra sta chiudendo, oggi è l'ultimo giorno e son gli ultimi minuti. I tre ragazzi: fateci entrare che vi costa, vogliamo solo vedere una mostra, non sporchiamo e non gettiamo carte per terra.
La signora della cassa: mi dispiace non posso farvi il biglietto, siamo controllati dalla SIAE, potrebbero venire proprio ora a fare i controlli. Io rispondo: siamo quattro ragazzi della SIAE.
Signora del servizio d'ordine: favorite il cartellino della SIAE. Uno dei tre ragazzi: se vuole signora ho un cartellino che certifica che son un disabile le va bene? Signora del servizio d'ordine spalanca gli occhi ma non ci fa entrare.
Finalmente molliamo l'osso e usciamo dal teatro e diciamo "chiama a Decaro" forse ci fa entrare.
Una breve storia tra ironia e inflessibilità.
Inizio ad osservare la città e mi dirigo verso San Nicola di Bari e cerco invano un possibile collegamento con San Nicola il pellegrino.
Lo stomaco brontola e inizio a vagabondare tra le vie antiche, incrocio la signora dei cappellettii, quella delle scagliozze e poi finalmente i panzerotti, ora lo stomaco si placa.
Le gambe vanno da sole e mi trovo in piazza del Ferrarese, dopo alcuni passi mi ricordo della mostra al teatro Margherita su OBEY.
Mi ricordo della fantastica chiusura alle ventidue, guardo l'orologio e sono le 21:30, bene ho trenta minuti prima della chiusura.
Varco la soglia del teatro e una voce da una cassa sonante mi dice:
"Mi scusi per accedere alla mostra ci vuole il biglietto".
Io: Non c'è nessun problema posso fare il biglietto, il 27 è passato da poco.
La signora della cassa: Mi scusi non posso farle il biglietto sono le 21:33 e la cassa chiude trenta minuti prima della chiusura.
Entrano tre ragazzi, stessa scena e stesse battute. Quando la signora della casa ripete: Mi scusi non posso farle il biglietto sono le 21:35 e la cassa chiude trenta minuti prima della chiusura. Io rispondo: Non c'è problema entriamo senza biglietto.
Signora della cassa: Mi dispiace non si accede senza biglietto e la mostra sta chiudendo, oggi è l'ultimo giorno e son gli ultimi minuti. I tre ragazzi: fateci entrare che vi costa, vogliamo solo vedere una mostra, non sporchiamo e non gettiamo carte per terra.
La signora della cassa: mi dispiace non posso farvi il biglietto, siamo controllati dalla SIAE, potrebbero venire proprio ora a fare i controlli. Io rispondo: siamo quattro ragazzi della SIAE.
Signora del servizio d'ordine: favorite il cartellino della SIAE. Uno dei tre ragazzi: se vuole signora ho un cartellino che certifica che son un disabile le va bene? Signora del servizio d'ordine spalanca gli occhi ma non ci fa entrare.
Finalmente molliamo l'osso e usciamo dal teatro e diciamo "chiama a Decaro" forse ci fa entrare.
Una breve storia tra ironia e inflessibilità.