Dardo
Sirenetta curvy
A Monopoli turisti a caccia di selfie con la scultura
domenica 7 maggio 2023
Sarà un caso, sarà un mix di stereotipi, sarà forse la provincia italiana, con tutta la sua genuina buona volontà ma ecco donata alla città l'ennesima scultura di cattivo gusto a Monopoli. Il trash non ha mai fine, gli esempi nella nostra piccola italia provinciale non mancano, il sorriso diventa sempre più amaro ricordando la Manuela Arcuri di Porto Cesareo del 2002, divinità televisiva in versione barocca, con tanto di cornucopie traboccanti di pesci, simbolo di bellezza, di prosperità e del mare salentino .
Oppure possiamo ricordare la Spigolatrice di Sapri, musa rurale e bellica, balzata fuori dai versi di una nota poesia risorgimentale, e trasformata nel 2021 in una conturbante velina, con le vesti trasparenti incollate ai glutei.
Opere mediocri, dal sapore artigianale, intorno a cui il polverone era scoppiato non già per la scarsa qualità, ma per via di quella femminilità prorompente, percepita come inadeguata, disturbante, eccessiva.
Femminilità, soprattutto, relegata a un banale stereotipo da massmedia o a un inconsapevole effetto caricatura.
La sirenetta di Monopoli, deforma all'infinito l'originale in bronzo che dal 1913 presidia il porto di Copenaghen, in omaggio al danese Hans Christian Andersen.
Sexy e malriuscita, pure questa. Un manufatto dozzinale, che diventa monumento in ragione di chissà quale strategia politico-culturale. Il Comune le riserva un posto d'onore, nella piazza recentemente riqualificata e intitolata a Rita Levi Montalcini, proprio dove è stato realizzato anche un parco giochi. La Sirenetta vanta un décolleté esagerato, le due rigide sfere assomigliano più a due caciovalli, che non ad un seno. E poi torna la questione del fondoschiena, abbondante, in bella vista, in primo piano ben lontano da quello gentile di Ariel della Disney. Questa volta per visionare una siretta degna di questo nome bisogna volare a Copenaghen.
Buona domenica in riva.
Oppure possiamo ricordare la Spigolatrice di Sapri, musa rurale e bellica, balzata fuori dai versi di una nota poesia risorgimentale, e trasformata nel 2021 in una conturbante velina, con le vesti trasparenti incollate ai glutei.
Opere mediocri, dal sapore artigianale, intorno a cui il polverone era scoppiato non già per la scarsa qualità, ma per via di quella femminilità prorompente, percepita come inadeguata, disturbante, eccessiva.
Femminilità, soprattutto, relegata a un banale stereotipo da massmedia o a un inconsapevole effetto caricatura.
La sirenetta di Monopoli, deforma all'infinito l'originale in bronzo che dal 1913 presidia il porto di Copenaghen, in omaggio al danese Hans Christian Andersen.
Sexy e malriuscita, pure questa. Un manufatto dozzinale, che diventa monumento in ragione di chissà quale strategia politico-culturale. Il Comune le riserva un posto d'onore, nella piazza recentemente riqualificata e intitolata a Rita Levi Montalcini, proprio dove è stato realizzato anche un parco giochi. La Sirenetta vanta un décolleté esagerato, le due rigide sfere assomigliano più a due caciovalli, che non ad un seno. E poi torna la questione del fondoschiena, abbondante, in bella vista, in primo piano ben lontano da quello gentile di Ariel della Disney. Questa volta per visionare una siretta degna di questo nome bisogna volare a Copenaghen.
Buona domenica in riva.