Dr Hauze
E mò come vi mettete?
Dottor Hauze 34
lunedì 14 giugno 2010
È di qualche giorno fa la notizia (http://www.traniweb.it/trani/informa/13088.html) che la giunta comunale, con delibera numero 90 dell'8 giugno ha disposto che, per la celebrazione dei matrimoni civili, oltre al Monastero di Colonna sia da utilizzare lo chalet della villa comunale mentre dovrà essere escluso l'uso della chiesa di Sant'Antuono Abate. Ancora così stanno? Possibile che stanno così frecati? Mah! E' meglio studiare il provvedimento. Rilevo così che motivazioni di tale (tardiva) delibera trovano supporto nella premessa, nella quale si può leggere che «in virtù della deliberazione di giunta n° 514 del 28/05/1997, per tutti questi anni i matrimoni a rito civile sono stati celebrati nel Monastero di Colonna, ora destinato a lavori di restauro, per cui è necessario reperire una nuova sede per lo svolgimento dei matrimoni a rito civile. La chiesa di S. Antuono e la terrazza sovrastante non è mai stata utilizzata per tutti questi anni perché adibita ad altro uso».
Qual è l'uso (misterioso) che ha avuto in tutti questi anni, cioè dal 1997 ad oggi? Il ristorante è in funzione da, scarso, un paio di anni e la concessione in locazione è dell'ottobre 2006. E allora? Mistero. E' stato, pertanto, d'uopo ripescare la richiamata delibera 514/97. Essa, al punto uno, stabiliva: «Destinare alla celebrazione dei matrimoni civili, su apposita richiesta degli interessati, la sala ed il chiostro del Monastero di Colonna nonché la chiesa di S. Antuono e la terrazza sovrastante». A questo punto, spontaneamente, è venuto da chiedermi come mai fosse stato possibile che, nonostante i costosi lavori eseguiti in tale immobile in più riprese (un primo lotto negli anni 82-86, ed un secondo lotto negli anni 88-90), e nonostante la posizione certamente appetibile dell'immobile, non mi risultasse che fossero stati mai celebrati matrimoni civili nelle chiesa di S. Antuono e terrazza sovrastante. Tanto, infatti, è confermato anche dal fatto che l'allora dirigente della terza ripartizione, Dott. G. Raimo, con determinazione dirigenziale numero 5/2005, individuò tra gli immobili che risultavano inutilizzati e quindi disponibili per la concessione in uso, «numero 2 locali cosiddetti ex chiesa S. Antuono ubicati nel complesso del fortino». La preindicata, famosa determinazione è, in effetti, quella che ha avviato l'iter poi conclusosi con l'attuale destinazione a ristorante dell'immobile in questione.
Un primo, fondamentale aspetto di tutta questa vicenda ruota attorno alla denominazione dell'immobile: nel 1997 si parlava di «chiesa di S. Antuono», nel 2005 «di ex chiesa S. Antuono», per l'Arcivescovo di Trani la chiesa non è mai stata sconsacrata, ora, a.d. 2010, si torna a definire l'immobile come «chiesa di S. Antuono Abate». Mah! Un secondo aspetto è legato a questioni di compatibilità della delibera del maggio '97 con lo status di chiesa consacrata, ribadito un anno fa dall'Arcivescovo. Com'era possibile, mi sono detto, che l'amministrazione comunale avesse destinato la chiesa di S. Antuono per la celebrazione dei matrimoni con rito civile? Avendo deciso di approfondire quest'ultima questione e di chiarire il mistero, ho modo oggi di svelare l'arcano che, a quanto pare, non interessa a nessuno, nemmeno alle autorità da me, in varie occasioni, interessate su questa vicenda. Tant'è! Ed ecco la scoperta.
Con atto di giunta comunale numero 612 del 30 giugno 1997 (cioè di un mese dopo della precedente surrichiamata 514/97), premesso «che, a causa dei lavori di ristrutturazione ancora in corso presso la suddetta chiesa e, alla luce della nota della Curia Arcivescovile di precisazione sull'utilizzo della chiesa, la stessa non può essere adibita a sede per la celebrazione dei matrimoni con rito civile in un luogo sacro», veniva deliberato di «rettificare la delibera di giunta municipale numero 514/97 nella parte inerente l'utilizzo delle chiesa di Sant'Antuono e relativa terrazza soprastante che, per i motivi esplicitati in premessa, non può essere adibita a sede per la celebrazione dei matrimoni con rito civile in luogo sacro».
Quest'ultima delibera, se da un lato chiarisce perché non siano mai stati celebrati matrimoni civili nella chiesa di Sant'Antuono, dall'altra parte chiarisce in modo inequivocabile che l'ammistrazione comunale era a conoscenza, sin dal 1997, su segnalazione della Curia Arcivesvovile, del fatto, tutt'altro che trascurabile, che l'immobile in questione era (ed è ancora) da considerarsi un luogo sacro, con tutte le conseguenze giuridiche circa gli usi compatibili con tale status. Insomma, per la civica Amministrazione in quei benedetti locali allora non si potevano celebrare i matrimoni civili ma oggi si può tranquillamente bicchierare, ballare e corteggiare una donna. E, a quanto pare, questo stato di cose sta bene a tutti! Inoltre ed infine, rifletto: ma se già dal giugno 1997 era stato deliberato di non celebrare i matrimoni civili nella chiesa, perché nel giugno 2010 si ridelibera la stessa cosa? O è il solito discorso che al Comune la mano destra non deve sapere i fatti della mano sinistra, oppure è che si vuol tenere nascosta l'esistenza della delibera del giugno 1997 con relativa segnalazione della Curia Arcivescovile. Tertium non datur. Mistero. Giudicate voi, miei affezionati 23 lettori.
Uno sfogo finale per concludere. Perlomeno le Amministrazioni dell'epoca quando veniva segnalato loro un errore (ad esempio dalla Curia) vi ponevano prontamente rimedio. Oggi invece, spesso e volentieri, nonostante le puntuali segnalazioni, si continua pervicacemente ad insistere su strade evidentemente errate. Forse tanto accade per la volontà di non sputtanare o imputtanare qualcuno (o taluni) che potrebbe(ro), a loro volta, sputtanare o imputtanare altri. Solo pochi mesi fa, tra i tanti esempi adducibili e per quello che mi riguarda, era stato contestato ad Amiu Spa la procedura di individuazione della cooperativa affidataria del servizio di raccolta della carta e cartone, procedura viziata, a mio parere non smentito, da dichiarazioni sostanzialmente mendaci della cooperativa aggiudicataria e da un'istruttoria, definiamola bonariamente, superficiale da parte del funzionario di Amiu Spa.
Apprendo da fonti giornalistiche (http://www.traniweb.it/trani/informa/13094.html) che Amiu Spa avrebbe affidato alla cooperativa sociale Eurocoop Multiservice di Trani il servizio di pulizia del litorale tranese. Cooperativa sociale Eurocoop Multiservice di Trani? Chi è? Dove sta? Poiché il nome della Cooperativa sociale mi giunge nuovo, ho effettuato una veloce ricerca nell'albo regionale delle cooperative sociali, consultabile sul sito della Regione Puglia (http://www.regione.puglia.it/index.php?page=albocoop). Orbene di tale nuova cooperativa non vi è traccia, sebbene l'albo sia aggiornato a maggio 2010 (l'iscrizione più recente è del 6 maggio 2010).
D'altra parte, gli scienziati di Amiu Spa dovrebbero sapere che l'articolo 4, comma 12 della legge regionale numero 21 dell'1 settembre 1993, prevede espressamente che «l'iscrizione all'Albo regionale costituisce la condizione per l'accesso agli interventi previsti dalla Regione Puglia, nonché per la stipula delle convenzioni di cui al successivo articolo 6». Atteso che il servizio in questione è stato affidato mediante procedura di gara informale fra le cooperative sociali di tipo B aventi sede legale ed operativa nel territorio del Comune di Trani, come da avviso del 12 maggio 2010, pubblicato sul sito Amiu Spa, pubblicamente chiedo: è stato verificato se, alla data di pubblicazione dell'avviso, la cooperativa Eurocoop Multiservice di Trani era regolarmente iscritta all'albo regionale delle cooperative sociali? Oppure, alla scandalosa vicenda de La rosa blu di Bitonto devo unire anche questa e fare un'unica segnalazione a chi di competenza? Mò mi comincio a fastidiare. E per questa volta è sufficiente.
Qual è l'uso (misterioso) che ha avuto in tutti questi anni, cioè dal 1997 ad oggi? Il ristorante è in funzione da, scarso, un paio di anni e la concessione in locazione è dell'ottobre 2006. E allora? Mistero. E' stato, pertanto, d'uopo ripescare la richiamata delibera 514/97. Essa, al punto uno, stabiliva: «Destinare alla celebrazione dei matrimoni civili, su apposita richiesta degli interessati, la sala ed il chiostro del Monastero di Colonna nonché la chiesa di S. Antuono e la terrazza sovrastante». A questo punto, spontaneamente, è venuto da chiedermi come mai fosse stato possibile che, nonostante i costosi lavori eseguiti in tale immobile in più riprese (un primo lotto negli anni 82-86, ed un secondo lotto negli anni 88-90), e nonostante la posizione certamente appetibile dell'immobile, non mi risultasse che fossero stati mai celebrati matrimoni civili nelle chiesa di S. Antuono e terrazza sovrastante. Tanto, infatti, è confermato anche dal fatto che l'allora dirigente della terza ripartizione, Dott. G. Raimo, con determinazione dirigenziale numero 5/2005, individuò tra gli immobili che risultavano inutilizzati e quindi disponibili per la concessione in uso, «numero 2 locali cosiddetti ex chiesa S. Antuono ubicati nel complesso del fortino». La preindicata, famosa determinazione è, in effetti, quella che ha avviato l'iter poi conclusosi con l'attuale destinazione a ristorante dell'immobile in questione.
Un primo, fondamentale aspetto di tutta questa vicenda ruota attorno alla denominazione dell'immobile: nel 1997 si parlava di «chiesa di S. Antuono», nel 2005 «di ex chiesa S. Antuono», per l'Arcivescovo di Trani la chiesa non è mai stata sconsacrata, ora, a.d. 2010, si torna a definire l'immobile come «chiesa di S. Antuono Abate». Mah! Un secondo aspetto è legato a questioni di compatibilità della delibera del maggio '97 con lo status di chiesa consacrata, ribadito un anno fa dall'Arcivescovo. Com'era possibile, mi sono detto, che l'amministrazione comunale avesse destinato la chiesa di S. Antuono per la celebrazione dei matrimoni con rito civile? Avendo deciso di approfondire quest'ultima questione e di chiarire il mistero, ho modo oggi di svelare l'arcano che, a quanto pare, non interessa a nessuno, nemmeno alle autorità da me, in varie occasioni, interessate su questa vicenda. Tant'è! Ed ecco la scoperta.
Con atto di giunta comunale numero 612 del 30 giugno 1997 (cioè di un mese dopo della precedente surrichiamata 514/97), premesso «che, a causa dei lavori di ristrutturazione ancora in corso presso la suddetta chiesa e, alla luce della nota della Curia Arcivescovile di precisazione sull'utilizzo della chiesa, la stessa non può essere adibita a sede per la celebrazione dei matrimoni con rito civile in un luogo sacro», veniva deliberato di «rettificare la delibera di giunta municipale numero 514/97 nella parte inerente l'utilizzo delle chiesa di Sant'Antuono e relativa terrazza soprastante che, per i motivi esplicitati in premessa, non può essere adibita a sede per la celebrazione dei matrimoni con rito civile in luogo sacro».
Quest'ultima delibera, se da un lato chiarisce perché non siano mai stati celebrati matrimoni civili nella chiesa di Sant'Antuono, dall'altra parte chiarisce in modo inequivocabile che l'ammistrazione comunale era a conoscenza, sin dal 1997, su segnalazione della Curia Arcivesvovile, del fatto, tutt'altro che trascurabile, che l'immobile in questione era (ed è ancora) da considerarsi un luogo sacro, con tutte le conseguenze giuridiche circa gli usi compatibili con tale status. Insomma, per la civica Amministrazione in quei benedetti locali allora non si potevano celebrare i matrimoni civili ma oggi si può tranquillamente bicchierare, ballare e corteggiare una donna. E, a quanto pare, questo stato di cose sta bene a tutti! Inoltre ed infine, rifletto: ma se già dal giugno 1997 era stato deliberato di non celebrare i matrimoni civili nella chiesa, perché nel giugno 2010 si ridelibera la stessa cosa? O è il solito discorso che al Comune la mano destra non deve sapere i fatti della mano sinistra, oppure è che si vuol tenere nascosta l'esistenza della delibera del giugno 1997 con relativa segnalazione della Curia Arcivescovile. Tertium non datur. Mistero. Giudicate voi, miei affezionati 23 lettori.
Uno sfogo finale per concludere. Perlomeno le Amministrazioni dell'epoca quando veniva segnalato loro un errore (ad esempio dalla Curia) vi ponevano prontamente rimedio. Oggi invece, spesso e volentieri, nonostante le puntuali segnalazioni, si continua pervicacemente ad insistere su strade evidentemente errate. Forse tanto accade per la volontà di non sputtanare o imputtanare qualcuno (o taluni) che potrebbe(ro), a loro volta, sputtanare o imputtanare altri. Solo pochi mesi fa, tra i tanti esempi adducibili e per quello che mi riguarda, era stato contestato ad Amiu Spa la procedura di individuazione della cooperativa affidataria del servizio di raccolta della carta e cartone, procedura viziata, a mio parere non smentito, da dichiarazioni sostanzialmente mendaci della cooperativa aggiudicataria e da un'istruttoria, definiamola bonariamente, superficiale da parte del funzionario di Amiu Spa.
Apprendo da fonti giornalistiche (http://www.traniweb.it/trani/informa/13094.html) che Amiu Spa avrebbe affidato alla cooperativa sociale Eurocoop Multiservice di Trani il servizio di pulizia del litorale tranese. Cooperativa sociale Eurocoop Multiservice di Trani? Chi è? Dove sta? Poiché il nome della Cooperativa sociale mi giunge nuovo, ho effettuato una veloce ricerca nell'albo regionale delle cooperative sociali, consultabile sul sito della Regione Puglia (http://www.regione.puglia.it/index.php?page=albocoop). Orbene di tale nuova cooperativa non vi è traccia, sebbene l'albo sia aggiornato a maggio 2010 (l'iscrizione più recente è del 6 maggio 2010).
D'altra parte, gli scienziati di Amiu Spa dovrebbero sapere che l'articolo 4, comma 12 della legge regionale numero 21 dell'1 settembre 1993, prevede espressamente che «l'iscrizione all'Albo regionale costituisce la condizione per l'accesso agli interventi previsti dalla Regione Puglia, nonché per la stipula delle convenzioni di cui al successivo articolo 6». Atteso che il servizio in questione è stato affidato mediante procedura di gara informale fra le cooperative sociali di tipo B aventi sede legale ed operativa nel territorio del Comune di Trani, come da avviso del 12 maggio 2010, pubblicato sul sito Amiu Spa, pubblicamente chiedo: è stato verificato se, alla data di pubblicazione dell'avviso, la cooperativa Eurocoop Multiservice di Trani era regolarmente iscritta all'albo regionale delle cooperative sociali? Oppure, alla scandalosa vicenda de La rosa blu di Bitonto devo unire anche questa e fare un'unica segnalazione a chi di competenza? Mò mi comincio a fastidiare. E per questa volta è sufficiente.