Dr Hauze
Schizofrenia a piazza Plebiscito 20
Dottor Hauze 2
lunedì 2 novembre 2009
Non è per sparare sulla Croce rossa ma, rilevato che ora tutti parlano di Amet, rivendico il mio primato sull'argomento. Ho letto, con l'attenzione del caso, anche la risposta del presidente del CdA di Amet alla "triplice" aziendale. Non dubito di quanto scritto ma… Insomma, io qualcosa in proposito la devo dire. Sono come a "Pasqual, ca ce nan perl, se sent mal".
Preliminarmente gradirei sapere: il mio amico Giacomo Pondrelli gode di buona salute? E' ancora amministratore delegato dell'azienda? Lo chiedo perché, essendo all'antica, cioè rimasto alle opere sul diritto commerciale del Campobasso, dell'Auletta e Salanitro, nonchè alla novella del 2003 in materia di diritto societario, mi riesce oltremodo incomprensibile questo super lavoro a cui è sottoposto il presidente del CdA, Lucio Gala, costretto a rispondere in continuazione sui problemi e disservizi aziendali ed a fare attività o atti che, ex lege, secondo me, toccherebbero all'amministratore delegato, che viene pagato bene proprio per fare un certo tipo di lavoro. Ma tant'è!
Sono, comunque, contento che ai dipendenti di Amet, almeno a detta di Lucio, siano stati forniti tutti gli elementi atti a far conoscere lo stato dell'arte aziendale (acquisti, investimenti e quant'altro): mi auguro che analoga fortuna capiti all'Ente proprietario e socio unico, ai componenti del Consiglio comunale e, se non si chiede troppo, anche ai cittadini di Trani, i veri proprietari dell'Amet! Ciò velocemente premesso e, parafrasando una frase altrui, affermo, non in chiusura ma in apertura, che, non lo nascondo, mi sta a cuore sia il futuro del CdA di Amet e sia quello dei suoi lavoratori, perché se il Consiglio d'amministrazione fa "pippe"o cazzate, l'azienda dei tranesi se ne va a gambe all'aria!
Sono stato amministratore dell'Amet nel primo quinquennio degli anni '80, quando i dipendenti di Amet erano invidiati ed orgogliosi di lavorare nell'azienda "fiore all'occhiello" di Trani. All'epoca abbiamo lasciato nelle casse aziendali decine di miliardi di vecchie lire, derivanti da risparmi ed investimenti dei frutti del settore elettrico, che venivano, financo, occultati alla Posta per non consegnarli, in deposito gratuito, alla tesoreria provinciale. A quei tempi, ad esempio, i trasporti urbani spesso ricevevano anticipazioni di cassa dall'Elettricità mentre ora, mi si dice, che per il suo cash-flow, l'Elettricità talvolta si fa anticipare i soldi dai trasporti urbani. Si, sono cambiate le stagioni: si vedono e si sentono le cose più strane. Viviamo in un mondo "marrazzato"!
Invero, sono anni che, solitario, sollevo, anche con manifesti, problematiche sull'Amet. Dai tempi di Vanna Marchi-Forte, della protesta - trasmessa in tv - con comizio (davanti alla sede con un "tre ruote" carico di bombole del gas) per l'acquisto del ramo d'azienda dell'Enel i cui atti ho, dopo lungo tempo, acquisito solo a seguito di sentenza del Consiglio di Stato (e, prima, del Tar), per la quale sentenza la pervicace ottusità del management Amet ha dissanguato le casse aziendali di migliaia di euro (si dice una cinquantina per l'onorario di un noto avvocato romano, per intenderci!). I responsabili (?) dell'Amet non volevano "cacciare" fuori le carte di questo plumbeo affare. Affare (ma per chi?) che procedeva nel menefreghismo generale di tutti e, sottolineo, tutti. Salvo poi, tutti, scoprire l'acqua calda: che è stata rilevata una rete obsoleta (con cavi ultratrentennali) da cui derivano, complici i topolini (o meglio i "zoccoloni"!) black-out a go-go; che sono stati acquisiti clienti "industriali" in un momento in cui il mercato andava verso la liberalizzazione ed i migliori di questi, infatti, se ne sono già andati via; che è stato inspiegabilmente acquistato un terreno su corso Imbriani (laddove c'era la cabina Enel) e che, in un primo momento, era inserito nella cessione del ramo d'azienda, ma, poi, è stato calcolato e pagato a parte, salvo poi a rivenderlo.
Negli anni scorsi abbiamo visto l'Amet alla ribalta delle cronache con roboanti proclami su attività in nuove società ed in nuovi settori: di tutto e di più, e poi… niente. Chiacchiere e tabacchiere di legno, Banco di Napoli non l'impegna! (Non l'ho scritto in dialetto perché se sbaglio qualcosa Antonio C. me lo segna con la matita blu e mi manda Daniele, il figliolo, a… spararmi. Già ne tengo tanti che vorrebbero attentare - leggere bene, non attantare! - alle mie terga, che non ne voglio aggiungerne altri). Orbene, facciamo qualche riferimento specifico, senza esaurire, per ora, tutta la possibile narrativa.
Capitolo I - Amet Gas
Forse i più attenti ricorderanno di aver visto, nella primavera del lontano 2003, sia giganteschi poster da 6x3 metri, sia striscioni per le strade e sia di aver ricevuto a casa il depliant informativo di Ametgas, una società interamente partecipata da Amet SpA., che si sarebbe dovuta occupare della distribuzione del gas metano in diretta concorrenza con Italcogim. Per la verità, dopo alcuni mesi di occupazione lavorativa per alcuni fortunati, dopo misteriose trattative con un broker genovese per l'acquisto di un enorme quantitativo di gas, dopo aver praticamente azzerato il capitale sociale, non fu piazzata nemmeno una bombola di gas (faceva meglio "Cicett" con il suo modesto "tre ruote"). Di tale opinabile iniziativa commerciale dell'indimenticabile "Wanna Marchi aziendale" non si è saputo più nulla, molto probabilmente perché nessuno ha potuto, o voluto, controllare carte di credito, telefonini e computer portatili.
Capitolo II - Amet Elgasud
Era stata annunciata come alleanza strategica, nella quale Amet SpA avrebbe dovuto avere un ruolo di grande rilievo (probabilmente con un miracolo, essendo la quota di Amet Spa minoritaria all'interno di Pugliaenergy, uno dei due soci di Elgasud). Mistero glorioso. Per ora l'unico risultato ottenuto sembra sia stato l'insediamento della sede legale di Elgasud presso l'immobile, di proprietà di Amet SpA, in via Montegrappa. Più recentemente il nome Elgasud è tornato alla ribalta sui media locali per l'ipotizzata cessione ad essa del ramo clienti di Amet Spa, senza che, peraltro, siano stati resi noti i dettagli dell'eventuale operazione. Ad esempi che sorte avrebbe il personale attualmente impegnato nel "commerciale"?
Capitolo III - Amet Energie rinnovabili
Nell'estate del 2007, rispondendo ai Verdi, l'allora presidente di Amet SpA dichiarava: "Su input dell'assessore comunale ai servizi pubblici locali, sen. Roberto Visibelli, Amet ha già avviato uno studio per la progettazione di un impianto fotovoltaico da realizzare sul lastrico solare del Palazzo di Città". Di tale progetto, come pure di altre iniziative nel campo delle energie rinnovabili, non se ne è saputo e fatto più nulla, nonostante la vivacità di tale settore, dovuta ai cospicui incentivi statali.
Capitolo IV - Amet parcheggi
A parte le poco gratificanti (per le casse di Amet) esperienze dei Park & ride estivi, ad Amet è stata affidata, ormai da mesi, la gestione dei parcheggi pubblici a rotazione nelle vie e piazze cittadine.
Tuttavia tale servizio, inspiegabilmente, non è ancora divenuto operativo. Eppure oltre all'acquisto delle macchinette (?!) ci sarebbero un po' di assunzioni da fare, come al solito, in piena legalità e trasparenza, ovviamente. Nel frattempo i tranesi ringraziano per il parcheggio gratis, i parcheggiatori abusivi "ufficiali" prosperano ed i forestieri chiedono ai tranesi dove si possono comprare i grattini di cui ai cartelli rimasti a fare, inutilmente, bella mostra di sé.
Capitolo V - Amet distribuzione energia elettrica
Dopo l'acquisto a peso d'oro degli obsoleti impianti ex Enel (che, come su scritto, tanti problemi stanno creando ai cittadini ed agli operatori economici per i ripetuti black-out) non si ha, da anni, notizia di un piano industriale mirato a rinnovare e potenziare le infrastrutture. Io, da assessore, lo avevo richiesto, ma non lo ho mai ricevuto. Speriamo in bene per il futuro.
Capitolo VI – Amet I.I. (sta per Iniziative Immobiliari, ndr).
Tale nuovo ramo d'azienda è stato inaugurato con l'inspiegabile acquisto dell'area della cabina Enel in corso Imbriani (acquisto, giova ripeterlo, separato da quello della rete elettrica), in seguito rivenduta ad una impresa edile. L'attività immobiliare è proseguita con l' inspiegabile acquisto dell'immobile in via Montegrappa che, attualmente, è concesso in locazione a società collegate a vario titolo con Amet SpA (in rigoroso ordine alfabetico Aigs, Elgasud e Stp). Sarebbe interessante sapere se tali operazioni immobiliari (vendite e locazioni) siano avvenute a condizioni remunerative per Amet SpA. Mi si conceda di avere dubbi sui pagamenti dei canoni locativi, ad esempio, da parte di società in liquidazione, di cui si ignora l'attività e il numero dei dipendenti che richiedono una idonea sede a villa Longo. Infine, l'annunciata operazione di ipotesi di acquisto, per la non modica cifra di 8.800.000 di euro, di due capannoni in cui spostare le attività di Amet SpA (uffici, depositi, laboratori e così via, perché il Comune, a piazza Plebiscito, deve fare il Teatro. Quando e con che soldi, sono particolari secondari. Comunque, tale ultima operazione di Amet (che a me sembra una gigantesca presa per i fondelli nei confronti dell'ipotetico venditore) appare quella certamente più discutibile e degna di approfondimento sotto diversi aspetti: se Amet intende cedere il ramo clienti ad Elgasud, che senso ha cercare un immobile con ben 2.600 metri quadrati di uffici, atteso che non vi sarebbe più il front-office? Quand'anche Amet mantenesse il ramo clienti, pare opportuno che gli uffici vengano trasferiti in una posizione totalmente discosta dal centro abitato e non servita dai mezzi pubblici? Attesa la proprietà di un immobile ad uffici (via Montegrappa), attualmente in parte inutilizzato, non sarebbe stato più opportuno trasferire in esso gli uffici, limitandosi, eventualmente, a ricercare un capannone da adibire ad officina/deposito, dal costo considerevolmente più contenuto? E ancora: i gestori di Amet SpA (e gli attuali amministratori comunali) si ricordano (o megli sanno) di possedere un ampio terreno in contrada Monachelle (ma con accesso anche dalla provinciale Trani-Andria), con annesso capannone, che sarebbe perfetto per ubicare l'officina/deposito? In proposito, i solerti amministratori di Amet potrebbero far conoscere cosa ne stanno facendo e cosa intendono farne in futuro del suindicato impianto (con relativi macchinari) per la lavorazione della media tensione? Dobbiamo chiamare "Pinnucc la fiaskett" per fargli mettere il cartello "vendesi o affittasi"? Oppure Fabio e Mingo di "Striscia la notizia" per fargli fare un servizio su come si spendono i soldi pubblici?
All'opposizione: ora, mi raccomando, quando mi copiate questa idea, riconoscetemi il copyright! E per questa volta è sufficiente.
Hauze!
P.S. Comunicazione di servizio. Per Giovanni Ronco.
Ho dimestichezza con il mezzo giornalistico dal 1963 quando il direttore Giuseppe Tatarella mi diede il "tesserino" (che conservo ancora gelosamente) di corrispondente da Trani di "Puglia d'Oggi". Per incidens, con il "San tagliaeincolla", protettore di tanti corrispondenti, sai ad oggi quanti pezzi mi sono stati pubblicati? E, sinceramente, la battuta sul tuo memoriale "finalizzato a.." non era la chiusa dell'articolo, ma un P.S. (ritenevo) "simpatico", un "bon mot", una battuta come (ritenevo) piacciono a te. Ringrazio per il consiglio professorale, pardon, professionale di "un pizzico di sintesi in più" e ne faccio immediato tesoro finendola qua!
Con immutato affetto e simpatia.
Preliminarmente gradirei sapere: il mio amico Giacomo Pondrelli gode di buona salute? E' ancora amministratore delegato dell'azienda? Lo chiedo perché, essendo all'antica, cioè rimasto alle opere sul diritto commerciale del Campobasso, dell'Auletta e Salanitro, nonchè alla novella del 2003 in materia di diritto societario, mi riesce oltremodo incomprensibile questo super lavoro a cui è sottoposto il presidente del CdA, Lucio Gala, costretto a rispondere in continuazione sui problemi e disservizi aziendali ed a fare attività o atti che, ex lege, secondo me, toccherebbero all'amministratore delegato, che viene pagato bene proprio per fare un certo tipo di lavoro. Ma tant'è!
Sono, comunque, contento che ai dipendenti di Amet, almeno a detta di Lucio, siano stati forniti tutti gli elementi atti a far conoscere lo stato dell'arte aziendale (acquisti, investimenti e quant'altro): mi auguro che analoga fortuna capiti all'Ente proprietario e socio unico, ai componenti del Consiglio comunale e, se non si chiede troppo, anche ai cittadini di Trani, i veri proprietari dell'Amet! Ciò velocemente premesso e, parafrasando una frase altrui, affermo, non in chiusura ma in apertura, che, non lo nascondo, mi sta a cuore sia il futuro del CdA di Amet e sia quello dei suoi lavoratori, perché se il Consiglio d'amministrazione fa "pippe"o cazzate, l'azienda dei tranesi se ne va a gambe all'aria!
Sono stato amministratore dell'Amet nel primo quinquennio degli anni '80, quando i dipendenti di Amet erano invidiati ed orgogliosi di lavorare nell'azienda "fiore all'occhiello" di Trani. All'epoca abbiamo lasciato nelle casse aziendali decine di miliardi di vecchie lire, derivanti da risparmi ed investimenti dei frutti del settore elettrico, che venivano, financo, occultati alla Posta per non consegnarli, in deposito gratuito, alla tesoreria provinciale. A quei tempi, ad esempio, i trasporti urbani spesso ricevevano anticipazioni di cassa dall'Elettricità mentre ora, mi si dice, che per il suo cash-flow, l'Elettricità talvolta si fa anticipare i soldi dai trasporti urbani. Si, sono cambiate le stagioni: si vedono e si sentono le cose più strane. Viviamo in un mondo "marrazzato"!
Invero, sono anni che, solitario, sollevo, anche con manifesti, problematiche sull'Amet. Dai tempi di Vanna Marchi-Forte, della protesta - trasmessa in tv - con comizio (davanti alla sede con un "tre ruote" carico di bombole del gas) per l'acquisto del ramo d'azienda dell'Enel i cui atti ho, dopo lungo tempo, acquisito solo a seguito di sentenza del Consiglio di Stato (e, prima, del Tar), per la quale sentenza la pervicace ottusità del management Amet ha dissanguato le casse aziendali di migliaia di euro (si dice una cinquantina per l'onorario di un noto avvocato romano, per intenderci!). I responsabili (?) dell'Amet non volevano "cacciare" fuori le carte di questo plumbeo affare. Affare (ma per chi?) che procedeva nel menefreghismo generale di tutti e, sottolineo, tutti. Salvo poi, tutti, scoprire l'acqua calda: che è stata rilevata una rete obsoleta (con cavi ultratrentennali) da cui derivano, complici i topolini (o meglio i "zoccoloni"!) black-out a go-go; che sono stati acquisiti clienti "industriali" in un momento in cui il mercato andava verso la liberalizzazione ed i migliori di questi, infatti, se ne sono già andati via; che è stato inspiegabilmente acquistato un terreno su corso Imbriani (laddove c'era la cabina Enel) e che, in un primo momento, era inserito nella cessione del ramo d'azienda, ma, poi, è stato calcolato e pagato a parte, salvo poi a rivenderlo.
Negli anni scorsi abbiamo visto l'Amet alla ribalta delle cronache con roboanti proclami su attività in nuove società ed in nuovi settori: di tutto e di più, e poi… niente. Chiacchiere e tabacchiere di legno, Banco di Napoli non l'impegna! (Non l'ho scritto in dialetto perché se sbaglio qualcosa Antonio C. me lo segna con la matita blu e mi manda Daniele, il figliolo, a… spararmi. Già ne tengo tanti che vorrebbero attentare - leggere bene, non attantare! - alle mie terga, che non ne voglio aggiungerne altri). Orbene, facciamo qualche riferimento specifico, senza esaurire, per ora, tutta la possibile narrativa.
Capitolo I - Amet Gas
Forse i più attenti ricorderanno di aver visto, nella primavera del lontano 2003, sia giganteschi poster da 6x3 metri, sia striscioni per le strade e sia di aver ricevuto a casa il depliant informativo di Ametgas, una società interamente partecipata da Amet SpA., che si sarebbe dovuta occupare della distribuzione del gas metano in diretta concorrenza con Italcogim. Per la verità, dopo alcuni mesi di occupazione lavorativa per alcuni fortunati, dopo misteriose trattative con un broker genovese per l'acquisto di un enorme quantitativo di gas, dopo aver praticamente azzerato il capitale sociale, non fu piazzata nemmeno una bombola di gas (faceva meglio "Cicett" con il suo modesto "tre ruote"). Di tale opinabile iniziativa commerciale dell'indimenticabile "Wanna Marchi aziendale" non si è saputo più nulla, molto probabilmente perché nessuno ha potuto, o voluto, controllare carte di credito, telefonini e computer portatili.
Capitolo II - Amet Elgasud
Era stata annunciata come alleanza strategica, nella quale Amet SpA avrebbe dovuto avere un ruolo di grande rilievo (probabilmente con un miracolo, essendo la quota di Amet Spa minoritaria all'interno di Pugliaenergy, uno dei due soci di Elgasud). Mistero glorioso. Per ora l'unico risultato ottenuto sembra sia stato l'insediamento della sede legale di Elgasud presso l'immobile, di proprietà di Amet SpA, in via Montegrappa. Più recentemente il nome Elgasud è tornato alla ribalta sui media locali per l'ipotizzata cessione ad essa del ramo clienti di Amet Spa, senza che, peraltro, siano stati resi noti i dettagli dell'eventuale operazione. Ad esempi che sorte avrebbe il personale attualmente impegnato nel "commerciale"?
Capitolo III - Amet Energie rinnovabili
Nell'estate del 2007, rispondendo ai Verdi, l'allora presidente di Amet SpA dichiarava: "Su input dell'assessore comunale ai servizi pubblici locali, sen. Roberto Visibelli, Amet ha già avviato uno studio per la progettazione di un impianto fotovoltaico da realizzare sul lastrico solare del Palazzo di Città". Di tale progetto, come pure di altre iniziative nel campo delle energie rinnovabili, non se ne è saputo e fatto più nulla, nonostante la vivacità di tale settore, dovuta ai cospicui incentivi statali.
Capitolo IV - Amet parcheggi
A parte le poco gratificanti (per le casse di Amet) esperienze dei Park & ride estivi, ad Amet è stata affidata, ormai da mesi, la gestione dei parcheggi pubblici a rotazione nelle vie e piazze cittadine.
Tuttavia tale servizio, inspiegabilmente, non è ancora divenuto operativo. Eppure oltre all'acquisto delle macchinette (?!) ci sarebbero un po' di assunzioni da fare, come al solito, in piena legalità e trasparenza, ovviamente. Nel frattempo i tranesi ringraziano per il parcheggio gratis, i parcheggiatori abusivi "ufficiali" prosperano ed i forestieri chiedono ai tranesi dove si possono comprare i grattini di cui ai cartelli rimasti a fare, inutilmente, bella mostra di sé.
Capitolo V - Amet distribuzione energia elettrica
Dopo l'acquisto a peso d'oro degli obsoleti impianti ex Enel (che, come su scritto, tanti problemi stanno creando ai cittadini ed agli operatori economici per i ripetuti black-out) non si ha, da anni, notizia di un piano industriale mirato a rinnovare e potenziare le infrastrutture. Io, da assessore, lo avevo richiesto, ma non lo ho mai ricevuto. Speriamo in bene per il futuro.
Capitolo VI – Amet I.I. (sta per Iniziative Immobiliari, ndr).
Tale nuovo ramo d'azienda è stato inaugurato con l'inspiegabile acquisto dell'area della cabina Enel in corso Imbriani (acquisto, giova ripeterlo, separato da quello della rete elettrica), in seguito rivenduta ad una impresa edile. L'attività immobiliare è proseguita con l' inspiegabile acquisto dell'immobile in via Montegrappa che, attualmente, è concesso in locazione a società collegate a vario titolo con Amet SpA (in rigoroso ordine alfabetico Aigs, Elgasud e Stp). Sarebbe interessante sapere se tali operazioni immobiliari (vendite e locazioni) siano avvenute a condizioni remunerative per Amet SpA. Mi si conceda di avere dubbi sui pagamenti dei canoni locativi, ad esempio, da parte di società in liquidazione, di cui si ignora l'attività e il numero dei dipendenti che richiedono una idonea sede a villa Longo. Infine, l'annunciata operazione di ipotesi di acquisto, per la non modica cifra di 8.800.000 di euro, di due capannoni in cui spostare le attività di Amet SpA (uffici, depositi, laboratori e così via, perché il Comune, a piazza Plebiscito, deve fare il Teatro. Quando e con che soldi, sono particolari secondari. Comunque, tale ultima operazione di Amet (che a me sembra una gigantesca presa per i fondelli nei confronti dell'ipotetico venditore) appare quella certamente più discutibile e degna di approfondimento sotto diversi aspetti: se Amet intende cedere il ramo clienti ad Elgasud, che senso ha cercare un immobile con ben 2.600 metri quadrati di uffici, atteso che non vi sarebbe più il front-office? Quand'anche Amet mantenesse il ramo clienti, pare opportuno che gli uffici vengano trasferiti in una posizione totalmente discosta dal centro abitato e non servita dai mezzi pubblici? Attesa la proprietà di un immobile ad uffici (via Montegrappa), attualmente in parte inutilizzato, non sarebbe stato più opportuno trasferire in esso gli uffici, limitandosi, eventualmente, a ricercare un capannone da adibire ad officina/deposito, dal costo considerevolmente più contenuto? E ancora: i gestori di Amet SpA (e gli attuali amministratori comunali) si ricordano (o megli sanno) di possedere un ampio terreno in contrada Monachelle (ma con accesso anche dalla provinciale Trani-Andria), con annesso capannone, che sarebbe perfetto per ubicare l'officina/deposito? In proposito, i solerti amministratori di Amet potrebbero far conoscere cosa ne stanno facendo e cosa intendono farne in futuro del suindicato impianto (con relativi macchinari) per la lavorazione della media tensione? Dobbiamo chiamare "Pinnucc la fiaskett" per fargli mettere il cartello "vendesi o affittasi"? Oppure Fabio e Mingo di "Striscia la notizia" per fargli fare un servizio su come si spendono i soldi pubblici?
All'opposizione: ora, mi raccomando, quando mi copiate questa idea, riconoscetemi il copyright! E per questa volta è sufficiente.
Hauze!
P.S. Comunicazione di servizio. Per Giovanni Ronco.
Ho dimestichezza con il mezzo giornalistico dal 1963 quando il direttore Giuseppe Tatarella mi diede il "tesserino" (che conservo ancora gelosamente) di corrispondente da Trani di "Puglia d'Oggi". Per incidens, con il "San tagliaeincolla", protettore di tanti corrispondenti, sai ad oggi quanti pezzi mi sono stati pubblicati? E, sinceramente, la battuta sul tuo memoriale "finalizzato a.." non era la chiusa dell'articolo, ma un P.S. (ritenevo) "simpatico", un "bon mot", una battuta come (ritenevo) piacciono a te. Ringrazio per il consiglio professorale, pardon, professionale di "un pizzico di sintesi in più" e ne faccio immediato tesoro finendola qua!
Con immutato affetto e simpatia.