I luoghi della memoria
Il parco giochi della villa comunale di Trani
I luoghi della memoria di Giovanni Ronco
sabato 24 agosto 2019
La memoria è una componente della nostra vita spesso non utilizzata per fini nobili o costruttivi. Spesso è strumento utile a rafforzare un rancore, una certa forma di orgoglio personale, un richiamo affannoso per condannare un nemico definivamente, un ricordo che faccia da esempio per costituire un confronto tra passato e presente, con il sorgere di inevitabili contrasti. Vedi in politica.
In questa rubrica vogliamo richiamare invece l'uso della memoria per un fine esclusivo e nobile: celebrare una Città in ciò che ha avuto di bello e di buono, tra luoghi, uomini, situazioni, monumenti.
Anni fa il parco giochi della Villa comunale di Trani era una festa permanente e originale di giochi, colori, sorprese. Un piccolo rifugio nel quale i bambini potessero davvero evadere dalla realtà quotidiana. La memoria comincia il suo lavoro. Inizi dell'estate: anni fa si era soliti sparare i fuochi d'artificio dalla sede della Lega navale. Uno slargo all'interno di quel luogo permetteva evidentemente l'operazione. La mattina dopo era possibile vedere le cartucce bruciate dei fuochi, anche con residui di polvere da sparo, che erano volati tra il parco giochi e soprattutto luongo la salita del Fortino.
A scendere ecco però il vero parco. Chi avrà avuto la pensata geniale? Le barchette che portavano i bambini in una specie di mini piscina: figata pazzesca direbbero oggi i ragazzi, alla faccia delle paure di oggi e di quelle norme di sicurezza che tanta capacità di "osare" hanno tolto ai ragazzi di oggi. Poi quella vasca lasciò il posto ad una spianata im cemento nella quale saremmo stati soliti, specie i ragazzi più giovani, sfidarci in interminabili partite di calcio. Ricordo la classica frase di mio nonno che mi accompagnava in villa ed era solito rimanere a chiacchierare coi suoi amici presso le panchine del viale principale, al mio ritorno dalle partite al parco: "Ste' tutt' sudat'!". Temendo ovviamente che mi prendessi un malanno.
Ma quel parco giochi era un vero richiamo: vennero infatti poi le automobili su mini pista che giravano inserendo un gettone. Si girava intorno ad uno spazio relativamente piccolo ma a noi sembrava un circuito di Formula 1. Immancabile la campanella del trenino che passava, guidato dal signor Lestingi, un uomo taciturno ma simpatico, coi capelli rossi e che prendeva 500 lire a giro.
E poi sempre al parco giochi, quelle pertiche altissime in mezzo agli alberi, sul lato sinistro, a ridosso delle automibili. Arrampicarsi avendo la sensazione di salire tra gli alberi come il Tarzan che furoreggiava in tv. Sentire gli odori forti di quei pini che alle prime gocce di pioggia, emanavano quel profumo inebriante.
E poi, negli ultimi anni di gloria per il parco, fu la volta delle ultime "regine" di quel luogo magico. Le oche raccolte in una fontana recintata che era abbellita da massi in stile roccia da cui scendeva l'acqua. Le oche erano assatanate e scalmanate. Urlavano quasi sempre e noi ci divertivamo a dare loro da mangiare fili d'erba staccati dal prato. Ci pizzicavano le dita coi morsi dei loro becchi. Li muovevano a scatti e con rabbia. Chissà che fine fecero. Sparirono da un anno all'altro.
Che parco, quel parco. Un mondo a parte, davvero prodigo di sogni e spensieratezza.
In questa rubrica vogliamo richiamare invece l'uso della memoria per un fine esclusivo e nobile: celebrare una Città in ciò che ha avuto di bello e di buono, tra luoghi, uomini, situazioni, monumenti.
Anni fa il parco giochi della Villa comunale di Trani era una festa permanente e originale di giochi, colori, sorprese. Un piccolo rifugio nel quale i bambini potessero davvero evadere dalla realtà quotidiana. La memoria comincia il suo lavoro. Inizi dell'estate: anni fa si era soliti sparare i fuochi d'artificio dalla sede della Lega navale. Uno slargo all'interno di quel luogo permetteva evidentemente l'operazione. La mattina dopo era possibile vedere le cartucce bruciate dei fuochi, anche con residui di polvere da sparo, che erano volati tra il parco giochi e soprattutto luongo la salita del Fortino.
A scendere ecco però il vero parco. Chi avrà avuto la pensata geniale? Le barchette che portavano i bambini in una specie di mini piscina: figata pazzesca direbbero oggi i ragazzi, alla faccia delle paure di oggi e di quelle norme di sicurezza che tanta capacità di "osare" hanno tolto ai ragazzi di oggi. Poi quella vasca lasciò il posto ad una spianata im cemento nella quale saremmo stati soliti, specie i ragazzi più giovani, sfidarci in interminabili partite di calcio. Ricordo la classica frase di mio nonno che mi accompagnava in villa ed era solito rimanere a chiacchierare coi suoi amici presso le panchine del viale principale, al mio ritorno dalle partite al parco: "Ste' tutt' sudat'!". Temendo ovviamente che mi prendessi un malanno.
Ma quel parco giochi era un vero richiamo: vennero infatti poi le automobili su mini pista che giravano inserendo un gettone. Si girava intorno ad uno spazio relativamente piccolo ma a noi sembrava un circuito di Formula 1. Immancabile la campanella del trenino che passava, guidato dal signor Lestingi, un uomo taciturno ma simpatico, coi capelli rossi e che prendeva 500 lire a giro.
E poi sempre al parco giochi, quelle pertiche altissime in mezzo agli alberi, sul lato sinistro, a ridosso delle automibili. Arrampicarsi avendo la sensazione di salire tra gli alberi come il Tarzan che furoreggiava in tv. Sentire gli odori forti di quei pini che alle prime gocce di pioggia, emanavano quel profumo inebriante.
E poi, negli ultimi anni di gloria per il parco, fu la volta delle ultime "regine" di quel luogo magico. Le oche raccolte in una fontana recintata che era abbellita da massi in stile roccia da cui scendeva l'acqua. Le oche erano assatanate e scalmanate. Urlavano quasi sempre e noi ci divertivamo a dare loro da mangiare fili d'erba staccati dal prato. Ci pizzicavano le dita coi morsi dei loro becchi. Li muovevano a scatti e con rabbia. Chissà che fine fecero. Sparirono da un anno all'altro.
Che parco, quel parco. Un mondo a parte, davvero prodigo di sogni e spensieratezza.