I luoghi della memoria
La Cassa Armonica in Villa (l'orchestra)
I luoghi della memoria di Giovanni Ronco
sabato 25 gennaio 2020
6.47
Tutti l'abbiamo sempre chiamata impropriamente l'"orchestra" in Villa, ma il nome tecnico e' sempre stato ed e', Cassa Armonica. Le mattine dedicate alla festa patronale per S. Nicolino erano il momento clou, nell'annata, in cui questa struttura diventava protagonista.
Tutto il pubblico, composto soprattutto da signori e signore anziane con ventaglio d'ordinanza, arrivava con largo anticipo per occupare i posti a sedere. Ricordo l'odore forte ma sobrio dei dopobarba di alta qualita' degli uomini e le ventate profumate di mare e fiori che si "annodavano" con le note delle varie orchestre o gruppi bandistici: i grandi classici della musica lirica, da Verdi, a Mascagni a Donizetti, davano quel senso di sollennita' e gioia sana, alla festa.
Mi piaceva vedere uno dei componenti del gruppo di musicisti che ad ogni nuovo brano o serie di questi tratti da un' intera opera, si alzava dal suo posto per andare a cambiare il cartello che riportava il nome dell'autore e del brano suonato.
Osservavo attentamente il Maestro che con la bacchetta orientava tempi e ritmi per i musicisti.
Sempre tra il pubblico, mi sono rimasti impressi quei signori distinti, d'altri tempi, e' proprio il caso di dire, che vestivano con decoro e quell'eleganza accennata ma puntuale, per rendere omaggio al giorno di festa: chi con un fazzoletto di seta al collo, chi con una "paglietta" in testa, alcuni col bastone lasciato accanto alle sedie, in obliquo tra queste ed un albero.
Ricordo le rasature perfette di questi signori che ritenevano, a maggior ragione in quei giorni di festa, la rasatura stessa, un rito laico obbligatorio. Quando arrivavo con il mio inseparabile nonno Ninuccio, il tabaccaio di piazza Liberta', i suoi amici super appassionati di lirica erano tutti schierati da un pezzo nelle prime file e forse, se non ricordo male, qualcuno di loro ci teneva il posto a sedere occupato.
Appena arrivavo mi sfottevano chiedendomi di imitare il maestro con la bacchetta, cosa che comunque dopo facevo da solo a casa, imitandolo. Avro' avuto quattro o cinque anni. Era la fine degli anni 70.
Mi chiamavano "Giovanni dalle Bande nere" e mi piaceva perche' mi faceva sentire, questo nome, un personaggio storico letterario. Poi cominciava l'orchestra e tutti seguivano in religioso silenzio. Mio nonno si accendeva la sua solita sigaretta.
Tutto il pubblico, composto soprattutto da signori e signore anziane con ventaglio d'ordinanza, arrivava con largo anticipo per occupare i posti a sedere. Ricordo l'odore forte ma sobrio dei dopobarba di alta qualita' degli uomini e le ventate profumate di mare e fiori che si "annodavano" con le note delle varie orchestre o gruppi bandistici: i grandi classici della musica lirica, da Verdi, a Mascagni a Donizetti, davano quel senso di sollennita' e gioia sana, alla festa.
Mi piaceva vedere uno dei componenti del gruppo di musicisti che ad ogni nuovo brano o serie di questi tratti da un' intera opera, si alzava dal suo posto per andare a cambiare il cartello che riportava il nome dell'autore e del brano suonato.
Osservavo attentamente il Maestro che con la bacchetta orientava tempi e ritmi per i musicisti.
Sempre tra il pubblico, mi sono rimasti impressi quei signori distinti, d'altri tempi, e' proprio il caso di dire, che vestivano con decoro e quell'eleganza accennata ma puntuale, per rendere omaggio al giorno di festa: chi con un fazzoletto di seta al collo, chi con una "paglietta" in testa, alcuni col bastone lasciato accanto alle sedie, in obliquo tra queste ed un albero.
Ricordo le rasature perfette di questi signori che ritenevano, a maggior ragione in quei giorni di festa, la rasatura stessa, un rito laico obbligatorio. Quando arrivavo con il mio inseparabile nonno Ninuccio, il tabaccaio di piazza Liberta', i suoi amici super appassionati di lirica erano tutti schierati da un pezzo nelle prime file e forse, se non ricordo male, qualcuno di loro ci teneva il posto a sedere occupato.
Appena arrivavo mi sfottevano chiedendomi di imitare il maestro con la bacchetta, cosa che comunque dopo facevo da solo a casa, imitandolo. Avro' avuto quattro o cinque anni. Era la fine degli anni 70.
Mi chiamavano "Giovanni dalle Bande nere" e mi piaceva perche' mi faceva sentire, questo nome, un personaggio storico letterario. Poi cominciava l'orchestra e tutti seguivano in religioso silenzio. Mio nonno si accendeva la sua solita sigaretta.