I luoghi della memoria
La sera andavamo in via Roma
I luoghi della memoria di Giovanni Ronco
sabato 21 dicembre 2019
Fra la prima e seconda metà degli anni 80, quindi oltre 40 anni fa, via Roma, anche se da molto già da tempo era stata intitolata ad Aldo Moro, ma continuavano a chiamarla con la prima denominazione, divenne il cuore ed il centro della città. Tutto questo perche tutti gli adolescenti ed i giovani che decidevano di uscire di casa, elessero questa via importante ed abbastanza lunga, come proprio principale luogo di ritrovo. Ciò avveniva tutte le sere, ed in particolare il sabato e la domenica, ma anche al mattino, specie poco prima dell'ora di pranzo. Una vera fiumana di giovani ed adolescenti occupava stabilmente via Roma. Le varie fasce d'età si predisponevano per gruppi e per zone. Ricordo che ad un certo punto, dopo anni d'ingorghi e problemi col traffico, si decise, almeno nelle ore del "passeggio", di renderla pedonale.
Era quasi difficile attraversare via Roma in lungo ed in largo, anche solo per passare da un marciapiede all'altro. Nuvole di fumo invadevano di tanto in tanto i passanti e chi s'intratteneva. Era impressionante vedere il numero di ragazzi che, senza alcun telefonino, parlava, rideva, dibatteva, a seconda dell'età, si dava appuntamenti, quasi sempre più o meno rispettati. Un vociare che espodeva nel frastuono era la prova di quanto appena affermato.
Si passava davanti alla Galleria, dando una sbirciata alle scarpe del signor Labianca, un raffinato commerciante dai capelli fini e bianchi e si poteva percepire l'odore di brace e di forno proveniente dalla trattoria " Dal Biscegliese", che aveva una scritta biancoazzurra cubitale che era possibile avvistare dalla strada.
L'odore di tabacchi era quasi prepotente e proveniva dall'esercizio del signor Ciro Di Nanni.
La regina di via Roma è stata in quegli anni la signora Giovina Di Bari, che col marito, il signor Fischietti pronto ad infornarle, preparava pizze strepitose. Ricordo quando entravo coi miei genitori nella pizzeria di Giovina e la vedevo impastare e stendere pasta a mano in modo instancabile. Con le gote sempre rosse, per il lavoro ed il calore del forno, aveva sempre sorrisi e grande educazione nei confronti di tutti, così come tutti, il signor Fischietti che in passato era stato un valente portiere del Trani in serie B.
Ricordo l'Upim, e quell'odore di stoffe che invadeva le narici appena s'entrava: le commesse ed i commessi si muovevano con frenesia e velocità. C'era sempre tanta folla. Esisteva ancora il ceto medio, che lì si recava. Ricordo la discesa al piano sotterraneo che da bambino mi dava un brivido d' inquietudine, come se lì ci fosse qualcosa di misterioso. Tutta via Roma era una strada di piaceri e occasioni d'incontro.
Alla cartoleria Farnelli spesso acquistavo le figurine Panini. Tre, quattro, cinque pacchetti, tra doppioni e gli introvabili Platini e Maradona. Amavo l'odore di giornali e colla delle stesse figurine. Meno gli odori della cancelleria, specie prima dell'inizio della scuola. Mi metteva addosso una strana inquietudine. Era il segno che l'estate era finita. L'odore di crema e dolci della pasticceria Stella era il degno e giusto "saluto" con cui eventualmente lasciarla per tornarci il giorno dopo. Al prossimo appuntamento preso con gli amici. Senza telefonino.
Era quasi difficile attraversare via Roma in lungo ed in largo, anche solo per passare da un marciapiede all'altro. Nuvole di fumo invadevano di tanto in tanto i passanti e chi s'intratteneva. Era impressionante vedere il numero di ragazzi che, senza alcun telefonino, parlava, rideva, dibatteva, a seconda dell'età, si dava appuntamenti, quasi sempre più o meno rispettati. Un vociare che espodeva nel frastuono era la prova di quanto appena affermato.
Si passava davanti alla Galleria, dando una sbirciata alle scarpe del signor Labianca, un raffinato commerciante dai capelli fini e bianchi e si poteva percepire l'odore di brace e di forno proveniente dalla trattoria " Dal Biscegliese", che aveva una scritta biancoazzurra cubitale che era possibile avvistare dalla strada.
L'odore di tabacchi era quasi prepotente e proveniva dall'esercizio del signor Ciro Di Nanni.
La regina di via Roma è stata in quegli anni la signora Giovina Di Bari, che col marito, il signor Fischietti pronto ad infornarle, preparava pizze strepitose. Ricordo quando entravo coi miei genitori nella pizzeria di Giovina e la vedevo impastare e stendere pasta a mano in modo instancabile. Con le gote sempre rosse, per il lavoro ed il calore del forno, aveva sempre sorrisi e grande educazione nei confronti di tutti, così come tutti, il signor Fischietti che in passato era stato un valente portiere del Trani in serie B.
Ricordo l'Upim, e quell'odore di stoffe che invadeva le narici appena s'entrava: le commesse ed i commessi si muovevano con frenesia e velocità. C'era sempre tanta folla. Esisteva ancora il ceto medio, che lì si recava. Ricordo la discesa al piano sotterraneo che da bambino mi dava un brivido d' inquietudine, come se lì ci fosse qualcosa di misterioso. Tutta via Roma era una strada di piaceri e occasioni d'incontro.
Alla cartoleria Farnelli spesso acquistavo le figurine Panini. Tre, quattro, cinque pacchetti, tra doppioni e gli introvabili Platini e Maradona. Amavo l'odore di giornali e colla delle stesse figurine. Meno gli odori della cancelleria, specie prima dell'inizio della scuola. Mi metteva addosso una strana inquietudine. Era il segno che l'estate era finita. L'odore di crema e dolci della pasticceria Stella era il degno e giusto "saluto" con cui eventualmente lasciarla per tornarci il giorno dopo. Al prossimo appuntamento preso con gli amici. Senza telefonino.