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Cultura e tradizioni, Trani incontra i giovani europei
L'importanza dell'Erasmus per Mauro Spallucci (Omi)
giovedì 2 novembre 2017
I cristiani sono i fondatori dell'Europa poi, purtroppo, molti si sono dimenticati di alimentarne la cultura. Cosa fare? Innanzitutto si deve riassumere la consapevolezza che di fronte alle difficoltà i cristiani non scappano ma si interrogano, si confrontano e dialogano senza paura di perdere l'identità. Ed anche se manca formalmente la parola "radici cristiane" la partita ci appartiene e possiamo giocarcela sempre nel rispetto delle regole. Come?
Se l'Unione Europea è in crisi, se molti di noi cittadini europei sentono lontana questa istituzione, se è in gioco il futuro di una Europa così faticosamente costruita (che andrebbe certamente migliorata ma non distrutta) possiamo e dobbiamo - noi cattolici di oggi - agire facendo la nostra parte e costruendo qualcosa di buono. Cosa fare? Noi cristiani possiamo mettere tutti gli oratori d'Europa a disposizione per far incontrare le persone, per avvicinare le culture diverse, per conoscersi e capire i diversi punti di vista di ciascun cittadin europeo. Così come si possono mettere a disposizione gli oratori per trasformarli in laboratori di mestieri, di gusto, di cucina, di culture.
Una democrazia dal basso ed una cultura capace di ascoltare e mettere in dialogo la base. I nuovi cittadini europei. Far incontrare i cittadini dell'Est Europea che, per esempio, sono convinti che noi cittadini dell'Ovest d'Europa non siamo sensibili ai loro problemi ed ai loro drammi familiari per le "rotture" dei loro nuclei familiari e noi, invece, trasmetteremmo loro la cultura dell'accoglienza e non di un egoismo che si intravede nei loro paesi, poiché non accolgono chi è nel bisogno. Far incontrare le persone, senza rivendicazioni o autoreferenzialità, scegliendo la strada insieme del "dialogo" per meglio capirsi. Per allontare i timori degli uni e limitare o relativizzare quelli degli altri. Superando gli egoismi personali che, se amplificati, diventano nazionali. Ecco allora che le chiese potrebbero offrire questa opportunità ed esperienza: inviare "i nostri giovani" negli altri Paesi europei ed ospitare i loro ragazzi nei nostri oratori. Per vedere e conoscere nuove esperienze.
Questa proposta, se condivisa, potrebbe avviare un potente strumento per facilitare la costruzione del futuro europeo, senza alcuna strumentalizzazione politica. Tutto questo anche per aderire al recente invito di Papa Francesco che dice testualmente: "L'Europa è fatta di persone e non di numeri e che non serve costruire muri ma costruire progetti di integrazione, di dialogo e di solidarietà". Sarebbe bello se a Trani, già nell'estate 2018, si incontrassero tutti insieme tutti i giovani europei che, ospitati negli oratori e nelle parrocchie, si ritrovassero per alimentare una nuova estate. Fatta di incontri, di scambio di culture e tradizioni, di piatti e bevande, nel rispetto reciproco e nel riconoscimento delle proprie radici e sensibilità.
Tutto questo per costruire il bene comune poiché le crisi si affrontano soltanto se si è capaci di stare insieme ed uniti. L'impegno dei cristiani così diviene visibile, palpabile, evidente nel voler costruire "una promessa di pace e di fraternità". Poiché l'Europa è proprio ed innanzitutto questo: una promessa di pace e i giovani erasmiani gli ambasciatori europei del dialogo, di fraternità e di pace. Trani può essere una nuova città, più viva, più attiva, più europea grazie a questo nuovo progetto. Un Erasmus per i giovani cattolici. Ovviamente anche l'istituzione locale dovrebbe fare la sua parte. Per esempio potrebbe iniziare a generare un "assessorato all'Europa". Si un nuovo strumento, un nuovo gruppo. Una innovazione utile. Magari coinvolgendo unicamente i giovani. Per generare un nuovo bene comune. Non soltanto il bene comune locale, regionale, nazionale. Pure il bene comune "europeo". Per andare oltre la crisi e le divisioni. Poiché anche l'Europa può e deve diventare una sorgente di sviluppo possibile e sostenibile.
Mauro Spallucci,
fondatore Omi Trani
Se l'Unione Europea è in crisi, se molti di noi cittadini europei sentono lontana questa istituzione, se è in gioco il futuro di una Europa così faticosamente costruita (che andrebbe certamente migliorata ma non distrutta) possiamo e dobbiamo - noi cattolici di oggi - agire facendo la nostra parte e costruendo qualcosa di buono. Cosa fare? Noi cristiani possiamo mettere tutti gli oratori d'Europa a disposizione per far incontrare le persone, per avvicinare le culture diverse, per conoscersi e capire i diversi punti di vista di ciascun cittadin europeo. Così come si possono mettere a disposizione gli oratori per trasformarli in laboratori di mestieri, di gusto, di cucina, di culture.
Una democrazia dal basso ed una cultura capace di ascoltare e mettere in dialogo la base. I nuovi cittadini europei. Far incontrare i cittadini dell'Est Europea che, per esempio, sono convinti che noi cittadini dell'Ovest d'Europa non siamo sensibili ai loro problemi ed ai loro drammi familiari per le "rotture" dei loro nuclei familiari e noi, invece, trasmetteremmo loro la cultura dell'accoglienza e non di un egoismo che si intravede nei loro paesi, poiché non accolgono chi è nel bisogno. Far incontrare le persone, senza rivendicazioni o autoreferenzialità, scegliendo la strada insieme del "dialogo" per meglio capirsi. Per allontare i timori degli uni e limitare o relativizzare quelli degli altri. Superando gli egoismi personali che, se amplificati, diventano nazionali. Ecco allora che le chiese potrebbero offrire questa opportunità ed esperienza: inviare "i nostri giovani" negli altri Paesi europei ed ospitare i loro ragazzi nei nostri oratori. Per vedere e conoscere nuove esperienze.
Questa proposta, se condivisa, potrebbe avviare un potente strumento per facilitare la costruzione del futuro europeo, senza alcuna strumentalizzazione politica. Tutto questo anche per aderire al recente invito di Papa Francesco che dice testualmente: "L'Europa è fatta di persone e non di numeri e che non serve costruire muri ma costruire progetti di integrazione, di dialogo e di solidarietà". Sarebbe bello se a Trani, già nell'estate 2018, si incontrassero tutti insieme tutti i giovani europei che, ospitati negli oratori e nelle parrocchie, si ritrovassero per alimentare una nuova estate. Fatta di incontri, di scambio di culture e tradizioni, di piatti e bevande, nel rispetto reciproco e nel riconoscimento delle proprie radici e sensibilità.
Tutto questo per costruire il bene comune poiché le crisi si affrontano soltanto se si è capaci di stare insieme ed uniti. L'impegno dei cristiani così diviene visibile, palpabile, evidente nel voler costruire "una promessa di pace e di fraternità". Poiché l'Europa è proprio ed innanzitutto questo: una promessa di pace e i giovani erasmiani gli ambasciatori europei del dialogo, di fraternità e di pace. Trani può essere una nuova città, più viva, più attiva, più europea grazie a questo nuovo progetto. Un Erasmus per i giovani cattolici. Ovviamente anche l'istituzione locale dovrebbe fare la sua parte. Per esempio potrebbe iniziare a generare un "assessorato all'Europa". Si un nuovo strumento, un nuovo gruppo. Una innovazione utile. Magari coinvolgendo unicamente i giovani. Per generare un nuovo bene comune. Non soltanto il bene comune locale, regionale, nazionale. Pure il bene comune "europeo". Per andare oltre la crisi e le divisioni. Poiché anche l'Europa può e deve diventare una sorgente di sviluppo possibile e sostenibile.
Mauro Spallucci,
fondatore Omi Trani