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Il nuovo vento soffia pure su Trani
Lettera di Mauro Spallucci (Udic)
sabato 10 ottobre 2015
13.20
Per fortuna il vento della nuova storia sta ritornando verso la nostra Italia. Trani compresa.
I nuovi ricchi del mondo scelgono sempre di più lo stile italiano: nella moda, nella bellezza, nell'alimentazione, nel buon gusto, nella cultura.
Possiamo ritornare ad essere protagonisti sostanzialmente facendo quello che sappiamo fare. Evitando di disperdere quella straordinaria capacità di costruire il bello, do unire innovazione con creatività. È un segnale che non va sprecato. Anzi.
Per fortuna possiamo rinascere e ricostruire futuro.
Per prima cosa dobbiamo essere consapevoli che la nostra educazione dovrebbe insegnarci proprio a farci domande e non a radicarci nelle nostre convinzioni. A volte superate se non sbagliate. Dobbiamo essere consapevoli della complessità che viviamo per trovare strade nuove per comprendere gli altri.
Dobbiamo essere capaci di guardare il domani nella sua diversità. Educati al rispetto della sensibilità dell'altro per entrare in relazione con tutti.
Proprio perché stanno aumentando le tensioni sociali ed economiche dobbiamo essere capaci di accrescere questa nuova abilità.
Dobbiamo esprimere ad un più alto livello di ascolto e di maturazione la consapevolezza che l'altro è una ricchezza.
Come se avessimo una lente bifocale.
Cercare di essere sempre di piu uniti ed essere capaci di riconoscere la diversità.
Nella città, nelle associazioni, nelle imprese, consorzi, nelle famiglie, nei movimenti, nelle parrocchie, nelle scuole, ecc..
Dobbiamo cercare non di imporre ma di proporre. Di riconoscere gli errori e di chiedere scusa nel caso si sbaglua per costruire insieme. Per questo chiedo scusa anche in questo momento per i tanti errori commessi.
Ci dobbiamo reciprocamente educare a credere nella collettività e della sensibile a svantaggio dell ' individualusmo e della arroganza.
Non alimentare aridità ma sviluppare fiducia.
Ripartiamo da questa consapevolezza.
Per evitare di distruggere i germogli di futuro a cui stiamo assistendo. Per me ripartire dall'altro infondo vuol dire ripartire da me stesso. Perché la società fuori di me non è altro che il riflesso del mondo interiore di ciascuno, me compreso.
Che ruolo si vuole recitare ora nella propria vita? Partecipare alla ricostruzione ed accogliere il nuovo oppure allungare la gamba per mettere lo sgambetto per far inciampare e cadere l'altro. Scegliete la seconda opzione sarebbe un errore ed a perdita per tutti.
Un fallimento da evitare. In fondo cos'è la libertà se non la possibilità concreta per scegliere tea il bene ed il male?
Ripartiamo pertanto dalle buone relazioni
Ne saremmo tutti beneficiari di bene.
Il bene di tutti. Il bene comune.
Mauro Spallucci
Vicepresidente Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti diocesi di Trani)
I nuovi ricchi del mondo scelgono sempre di più lo stile italiano: nella moda, nella bellezza, nell'alimentazione, nel buon gusto, nella cultura.
Possiamo ritornare ad essere protagonisti sostanzialmente facendo quello che sappiamo fare. Evitando di disperdere quella straordinaria capacità di costruire il bello, do unire innovazione con creatività. È un segnale che non va sprecato. Anzi.
Per fortuna possiamo rinascere e ricostruire futuro.
Per prima cosa dobbiamo essere consapevoli che la nostra educazione dovrebbe insegnarci proprio a farci domande e non a radicarci nelle nostre convinzioni. A volte superate se non sbagliate. Dobbiamo essere consapevoli della complessità che viviamo per trovare strade nuove per comprendere gli altri.
Dobbiamo essere capaci di guardare il domani nella sua diversità. Educati al rispetto della sensibilità dell'altro per entrare in relazione con tutti.
Proprio perché stanno aumentando le tensioni sociali ed economiche dobbiamo essere capaci di accrescere questa nuova abilità.
Dobbiamo esprimere ad un più alto livello di ascolto e di maturazione la consapevolezza che l'altro è una ricchezza.
Come se avessimo una lente bifocale.
Cercare di essere sempre di piu uniti ed essere capaci di riconoscere la diversità.
Nella città, nelle associazioni, nelle imprese, consorzi, nelle famiglie, nei movimenti, nelle parrocchie, nelle scuole, ecc..
Dobbiamo cercare non di imporre ma di proporre. Di riconoscere gli errori e di chiedere scusa nel caso si sbaglua per costruire insieme. Per questo chiedo scusa anche in questo momento per i tanti errori commessi.
Ci dobbiamo reciprocamente educare a credere nella collettività e della sensibile a svantaggio dell ' individualusmo e della arroganza.
Non alimentare aridità ma sviluppare fiducia.
Ripartiamo da questa consapevolezza.
Per evitare di distruggere i germogli di futuro a cui stiamo assistendo. Per me ripartire dall'altro infondo vuol dire ripartire da me stesso. Perché la società fuori di me non è altro che il riflesso del mondo interiore di ciascuno, me compreso.
Che ruolo si vuole recitare ora nella propria vita? Partecipare alla ricostruzione ed accogliere il nuovo oppure allungare la gamba per mettere lo sgambetto per far inciampare e cadere l'altro. Scegliete la seconda opzione sarebbe un errore ed a perdita per tutti.
Un fallimento da evitare. In fondo cos'è la libertà se non la possibilità concreta per scegliere tea il bene ed il male?
Ripartiamo pertanto dalle buone relazioni
Ne saremmo tutti beneficiari di bene.
Il bene di tutti. Il bene comune.
Mauro Spallucci
Vicepresidente Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti diocesi di Trani)