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Il punteruolo rosso, l’indomito giustiziere delle specie arboree autoctone
Lettera in redazione di Domenico Valente
martedì 29 aprile 2014
9.45
Il punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus), coleottero originario dell'Asia, si è fatto conoscere anche nella nostra Penisola per la sua micidiale aggressività, a discapito delle più sfortunate palme, specie arboree alloctone, di prevalente origine tropicale. La sua dannosa quanto provvidenziale presenza giunge, tuttavia, a riparare i danni legati alla nostra incapacità di salvaguardare il territorio, e di tutelarlo dal nostro comportamento condizionato prevalentemente dalle mode.
Negli ultimi anni, infatti, si è assistito all'ulteriore aggressione al nostro territorio, oltre che per la sistematica cementificazione, anche attraverso la rimozione di piante endemiche, come il Pino Mediterraneo, o a causa della mancata piantumazione di specie arboree autoctone, come tutte quelle con folto fogliame, a vantaggio di piante esotiche, tropicali e subtropicali, che hanno letteralmente cambiato l'aspetto delle nostre aree urbane, pubbliche o private.
A Trani, in particolar modo, piuttosto che valorizzare la falesia, che irrompe nelle acque salmastre con la caratteristica scogliera, si tenta, modificando la morfologia della fascia costiera, di creare litorali sabbiosi da fare invidia alla lontana Ipanema, o, paradossalmente, in prospettiva della futura desertificazione delle aree a nord del Mediterraneo, di anticipare i tempi con il selvaggio abbattimento di piante tipiche del nostro territorio, che, da verde e lussureggiante, diventa sempre più spoglio e triste.
Quest'atteggiamento, retaggio di una cultura volta all'approssimazione e alla mancanza di rispetto verso l'ambiente, sta provocando un lento degrado della fauna tipica dei nostri luoghi. I bellissimi pettirossi, i verzellini, i verdoni e i cardellini, giusto per nominare alcune delle specie ornitologiche più comuni, a causa della mancanza di alberi dalle fronde ricche e folte, non trovando più riparo per difendersi dai nemici naturali, dalle intemperie, e, nientemeno, dall'aggressività dei parrocchetti dal collare, specie alloctona introdotta dall'incauta mano dell'uomo (basta osservare quanto sta accadendo nella nostra "Villa Comunale"), sono, ormai, in via d'estinzione.
Il punteruolo rosso, quindi, sebbene vissuto come il flagello delle piante del XXI secolo, è, paradossalmente, il mezzo attraverso il quale il nostro territorio sta reclamando il suo diritto alla salvaguardia, prima che lo "scellerato" agire dell'uomo possa devastarlo irrimediabilmente. Ah…, dimenticavo, mentre scrivo questo mio breve intervento, me ne sto all'ombra di un "pinus pinea", godendo della sua ombra, della sua protezione, mentre il canto di un verzellino mi aliena dal rumoroso andirivieni di fumosi autoveicoli.
Domenico Valente, scrittore
Negli ultimi anni, infatti, si è assistito all'ulteriore aggressione al nostro territorio, oltre che per la sistematica cementificazione, anche attraverso la rimozione di piante endemiche, come il Pino Mediterraneo, o a causa della mancata piantumazione di specie arboree autoctone, come tutte quelle con folto fogliame, a vantaggio di piante esotiche, tropicali e subtropicali, che hanno letteralmente cambiato l'aspetto delle nostre aree urbane, pubbliche o private.
A Trani, in particolar modo, piuttosto che valorizzare la falesia, che irrompe nelle acque salmastre con la caratteristica scogliera, si tenta, modificando la morfologia della fascia costiera, di creare litorali sabbiosi da fare invidia alla lontana Ipanema, o, paradossalmente, in prospettiva della futura desertificazione delle aree a nord del Mediterraneo, di anticipare i tempi con il selvaggio abbattimento di piante tipiche del nostro territorio, che, da verde e lussureggiante, diventa sempre più spoglio e triste.
Quest'atteggiamento, retaggio di una cultura volta all'approssimazione e alla mancanza di rispetto verso l'ambiente, sta provocando un lento degrado della fauna tipica dei nostri luoghi. I bellissimi pettirossi, i verzellini, i verdoni e i cardellini, giusto per nominare alcune delle specie ornitologiche più comuni, a causa della mancanza di alberi dalle fronde ricche e folte, non trovando più riparo per difendersi dai nemici naturali, dalle intemperie, e, nientemeno, dall'aggressività dei parrocchetti dal collare, specie alloctona introdotta dall'incauta mano dell'uomo (basta osservare quanto sta accadendo nella nostra "Villa Comunale"), sono, ormai, in via d'estinzione.
Il punteruolo rosso, quindi, sebbene vissuto come il flagello delle piante del XXI secolo, è, paradossalmente, il mezzo attraverso il quale il nostro territorio sta reclamando il suo diritto alla salvaguardia, prima che lo "scellerato" agire dell'uomo possa devastarlo irrimediabilmente. Ah…, dimenticavo, mentre scrivo questo mio breve intervento, me ne sto all'ombra di un "pinus pinea", godendo della sua ombra, della sua protezione, mentre il canto di un verzellino mi aliena dal rumoroso andirivieni di fumosi autoveicoli.
Domenico Valente, scrittore