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La città e il futuro, Trani ha bisogno «di costruttori di consenso»
Intervento di Mauro Spallucci (Omi)
lunedì 24 ottobre 2016
Trani per crescere ha bisogno dei costruttori di consenso. Non servono più coloro che tendono a far prevalere il loro punto di vista ed a sottolineare i successi ottenuti. Per far prevalere l'interesse comune, cioè il bene comune, non servono né vincitori né vinti, né opposizione né maggioranza. Servono tutti. Servono gli operatori di dialogo. Occorrono i costruttori di consenso e di futuro. Le divisioni non possono che generare delusioni anche se ci possono avere piccoli passettini in avanti ed a volte anche all'indietro.
Bisogna trovare soluzioni efficaci cittadine comuni utilizzando maggiore coscienza etica e più efficacia nella gestione ordinaria. Chi nella storia cittadina ha costruito benessere è stato capace di costruire intese e consenso su progetti concreti. Ed oggi pare carente questa capacità. Se si usa il proprio ruolo e funzione ed il proprio peso anche economico oltre che politico soli per contrapporsi, nel breve periodo si possono ottenere anche effimeri successi, ma si rischia il futuro. È uno scenario che si ripete da oltre 30 anni nella nostra città. Ed i risultati sono ora sotto gli occhi di tutti. Basterebbe vedere la mancanza anche della manutenzione ordinaria delle strade.
La gente comune ora dice basta. Serve ora equilibrio, accordi riconducibili al buon senso comune anche per essere valutati favorevolmente da chi vuole investire nel lungo periodo nella nostra città. La città ha necessità come il pane di una crescita sostenibile. Come l'agricoltore diligente che pianta alberi di cui gli altri vedranno il frutto Trani ha bisogno di costruttori di consenso per donare un futuro possibile ai giovani ed alle nuove generazioni.
Forse sarebbe proprio il caso che l'attuale classe dirigente (e non soltanto politica ma anche impreditoriale, professionista ed intellettuale) passassero un po' di tempo a piantare alberi, per ritrovare il tempo per la vera cultura, la dignità degli uomini liberi, delle parole dette ed il senso del bene comune. Abbiamo bisogno di far crescere l'economia reale cittadina a vantaggio di tutti e soprattutto di chi non c'è la fa. Come fare? I nuovi economisti ed i nuovi modelli economici hanno trovato la strada. È la circolarità a produrre la ricchezza. Cioè l'economia circolare. Questo cambiamento è nelle mani dei governi centrali sui quali ciascuno di noi può intervenire molto poco. Però possiamo noi insieme fare già qualcosa. Per noi, per i nostri giovani, per la nostra città. L'economia circolare è già presente in silenzio a Trani come altrove. Il calzolaio, la sarta, il falegname, l'idraulico, l'elettricista, il meccanico che sono esclusi dal grande circuito della sono esclusi dal circuito della pubblicità pur producendo economia circolare e ricchezza.
Nell'attuale contesto sociale della pubblicità coloro che vendono il nuovo schiacciano chi si adopera ad aggiustare l'esistente. Eppure, nonostante l'attuale modello economico consumistico non le consideri adeguatamente, queste realtà intente a tutelare l'integrità di ciò che abbiamo contonuano a resistere. Andrebbero tutelate con adeguati provvedimenti ed iniziative. Per esempio ribaltando l'attuale sistema di tassazione. Per esempio se l'azienda di automobili o fi una borsa al loro della loro proprietà vendessero soltanto l'uso si vedrebbero spalmare il lor profitto in un arco temporale più lungo rispetto ad adesso, dove c'è soltanto il momento della transazione di vendita al concessionario o al negozio. Così le industrie nei diversi comparti lavorerebbero per far si che i prodotti durino il più a lungo possibile, senza sfornare nuovi modelli in continuazione al fine di creare tendenze e di vendere più merci. Di fatto facendo entrare tutti in uno stile di spreco con evidenti danni per tutti : natura, risorse primarie, industrie, commercio, persone, rifiuti, clima, benessere, eccetera.
Nel contempo che questa economia nuova si estenda a Trani come altrove lo sviluppo sostenibile diventa anche un cambiamento culturale. Un nuovo paradigma che serve per le persone, per le famiglie, per i cittadini del mondo intero. Trani compreso. Usare il tempo come unità di misura. Nelle banche del tempo, presenti da oltre 20 anni, un'ora vale un'ora per tutte le unità scambiate. I costruttori di consenso tranesi possono generare la banca tranese. Banca del tempo come un orologio della città connettiva. I correntisti hanno un libretto di assegni. L'unità di misura è l'ora, a prescindere dal prezzo della prestazione. Un'ora a pulire le verdure vale come un'ora di lezione di musica.
Si possono iscrivere tutti, anche i disoccupati a questa nuova banca. È volontariato, è donazione, è autoorganizzazione. Accompagnatori, autisti, cucito, lingua, computer, cucina, idraulica, comsulenze legali, elettricisti, domestiche, insegnanti, parrocchieri. Poiché anche lo scienziato ha necessità del barbiere per campare. Senza fare i furbi entrambi. La storia dell'uomo dimostra che le abitudini sociali si cambiano da basso mostrando in modo credibile cosa nasce di buono dal comportamento positivo di ciascuno. Non servono incentivi per fare tutto questo. Neppure servono inutili e sterili campagne moralizzatrici. Necesssitano le virtù. Sono le virtù che devono avere i costruttori di consenso. A Trani come altrove. Servono le buone relazioni, gli operatori di dialogo, i costruttori di futuro.
Mauro Spallucci,
fondatore Omi Trani
Bisogna trovare soluzioni efficaci cittadine comuni utilizzando maggiore coscienza etica e più efficacia nella gestione ordinaria. Chi nella storia cittadina ha costruito benessere è stato capace di costruire intese e consenso su progetti concreti. Ed oggi pare carente questa capacità. Se si usa il proprio ruolo e funzione ed il proprio peso anche economico oltre che politico soli per contrapporsi, nel breve periodo si possono ottenere anche effimeri successi, ma si rischia il futuro. È uno scenario che si ripete da oltre 30 anni nella nostra città. Ed i risultati sono ora sotto gli occhi di tutti. Basterebbe vedere la mancanza anche della manutenzione ordinaria delle strade.
La gente comune ora dice basta. Serve ora equilibrio, accordi riconducibili al buon senso comune anche per essere valutati favorevolmente da chi vuole investire nel lungo periodo nella nostra città. La città ha necessità come il pane di una crescita sostenibile. Come l'agricoltore diligente che pianta alberi di cui gli altri vedranno il frutto Trani ha bisogno di costruttori di consenso per donare un futuro possibile ai giovani ed alle nuove generazioni.
Forse sarebbe proprio il caso che l'attuale classe dirigente (e non soltanto politica ma anche impreditoriale, professionista ed intellettuale) passassero un po' di tempo a piantare alberi, per ritrovare il tempo per la vera cultura, la dignità degli uomini liberi, delle parole dette ed il senso del bene comune. Abbiamo bisogno di far crescere l'economia reale cittadina a vantaggio di tutti e soprattutto di chi non c'è la fa. Come fare? I nuovi economisti ed i nuovi modelli economici hanno trovato la strada. È la circolarità a produrre la ricchezza. Cioè l'economia circolare. Questo cambiamento è nelle mani dei governi centrali sui quali ciascuno di noi può intervenire molto poco. Però possiamo noi insieme fare già qualcosa. Per noi, per i nostri giovani, per la nostra città. L'economia circolare è già presente in silenzio a Trani come altrove. Il calzolaio, la sarta, il falegname, l'idraulico, l'elettricista, il meccanico che sono esclusi dal grande circuito della sono esclusi dal circuito della pubblicità pur producendo economia circolare e ricchezza.
Nell'attuale contesto sociale della pubblicità coloro che vendono il nuovo schiacciano chi si adopera ad aggiustare l'esistente. Eppure, nonostante l'attuale modello economico consumistico non le consideri adeguatamente, queste realtà intente a tutelare l'integrità di ciò che abbiamo contonuano a resistere. Andrebbero tutelate con adeguati provvedimenti ed iniziative. Per esempio ribaltando l'attuale sistema di tassazione. Per esempio se l'azienda di automobili o fi una borsa al loro della loro proprietà vendessero soltanto l'uso si vedrebbero spalmare il lor profitto in un arco temporale più lungo rispetto ad adesso, dove c'è soltanto il momento della transazione di vendita al concessionario o al negozio. Così le industrie nei diversi comparti lavorerebbero per far si che i prodotti durino il più a lungo possibile, senza sfornare nuovi modelli in continuazione al fine di creare tendenze e di vendere più merci. Di fatto facendo entrare tutti in uno stile di spreco con evidenti danni per tutti : natura, risorse primarie, industrie, commercio, persone, rifiuti, clima, benessere, eccetera.
Nel contempo che questa economia nuova si estenda a Trani come altrove lo sviluppo sostenibile diventa anche un cambiamento culturale. Un nuovo paradigma che serve per le persone, per le famiglie, per i cittadini del mondo intero. Trani compreso. Usare il tempo come unità di misura. Nelle banche del tempo, presenti da oltre 20 anni, un'ora vale un'ora per tutte le unità scambiate. I costruttori di consenso tranesi possono generare la banca tranese. Banca del tempo come un orologio della città connettiva. I correntisti hanno un libretto di assegni. L'unità di misura è l'ora, a prescindere dal prezzo della prestazione. Un'ora a pulire le verdure vale come un'ora di lezione di musica.
Si possono iscrivere tutti, anche i disoccupati a questa nuova banca. È volontariato, è donazione, è autoorganizzazione. Accompagnatori, autisti, cucito, lingua, computer, cucina, idraulica, comsulenze legali, elettricisti, domestiche, insegnanti, parrocchieri. Poiché anche lo scienziato ha necessità del barbiere per campare. Senza fare i furbi entrambi. La storia dell'uomo dimostra che le abitudini sociali si cambiano da basso mostrando in modo credibile cosa nasce di buono dal comportamento positivo di ciascuno. Non servono incentivi per fare tutto questo. Neppure servono inutili e sterili campagne moralizzatrici. Necesssitano le virtù. Sono le virtù che devono avere i costruttori di consenso. A Trani come altrove. Servono le buone relazioni, gli operatori di dialogo, i costruttori di futuro.
Mauro Spallucci,
fondatore Omi Trani