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La donna e la sua lunga battaglia per i propri diritti
È armonia, poesia e bellezza. Una riflessione di Carmen Daquino (Ugci Trani)
martedì 6 marzo 2018
6.22
Il termine "Donna" racchiude in sé un importante significato derivante non solo dalla sua originaria etimologia latina, ma in particolare dalla lunga storia con la quale esso si è plasmato nel corso di tutti questi anni. Una lunga storia non facile che ha messo la donna al centro di una battaglia ardua verso il riconoscimento dei propri diritti prima del tutto negati; fino alla fine della Seconda Guerra mondiale, infatti, le donne erano considerate delle vere e proprie cittadine di serie B prive di una propria "personalità giuridica" come se il semplice essere donna impedisse loro la possibilità di partecipare attivamente alla vita pubblica e di godere degli stessi diritti civili e politici degli uomini, traducendosi concretamente nell'impossibilità di votare e di ricevere qualsiasi forma di tutela giuridica.
Fortunatamente comincia a cambiare qualcosa intorno al 1946 quando, per la prima volta, alle donne viene riconosciuto il diritto di elettorato attivo e passivo e la possibilità di contribuire alla stesura della Costituzione e di presentare in Parlamento le prime proposte di legge contro le discriminazioni di genere a favore della parità dei sessi. Nel 1960 si decide anche l'eliminazione, dai contratti collettivi nazionali di lavoro, delle differenti tabelle remunerative per gli uomini e per le donne che creavano una profonda disparità di trattamento incentrata esclusivamente sulla differenza di genere. Di fondamentale importanza la legge 1204 del 1971 che riconosce finalmente tutela alle mamme lavoratrici, la normativa introdotta nel 1977 che disciplina espressamente il diritto di parità nel campo del lavoro dando voce al principio di uguaglianza conclamato nella nostra Costituzione.
Tuttavia, solo nell'anno 1996 saranno approvate le prime importantissime leggi contro la violenza sulle donne che potranno sentirsi maggiormente tutelate: non più solo vittime indifese della forza, spesso brutale, di alcuni uomini privi della ben che minima sensibilità. Queste sono alcune delle leggi più importanti intervenute a salvaguardia dell'iniziale precaria condizione giuridica della donna; occorre, però, osservare attentamente come, in concreto, tali conquiste giuridiche siano state e siano tutt'ora coniugate nella vita reale, dunque nei linguaggi, nei pensieri e nelle azioni del quotidiano, perché spesso tra il dire e il fare non vi è, purtroppo, piena ed effettiva corrispondenza. Oggi, infatti, le donne continuano ancora a risentire, tra le altre cose, di una maggiore precarietà e di un' evidente disparità di trattamento nel lavoro rispetto ai lavoratori di sesso maschile, quindi si può ben comprendere come la lunga battaglia giuridica per le donne non si sia ancora conclusa su questo fronte e non solo.
Quanto appena detto è confermato dai dati Istat che dimostrano come le condizioni di vita delle donne non siano ancora migliorate nel nostro Paese: ciò ha attirato critiche da parte delle istituzioni internazionali, poiché si evidenzia la marcata difficoltà per le donne nella ricerca di un lavoro accompagnata da una precarietà delle politiche di welfare che consenta loro il mantenimento di un posto di lavoro con uno stipendio che le consenta di sostenere tutte le spese che una persona e una famiglia devono necessariamente affrontare nel corso della loro vita. Le giovani donne, tuttavia, si trovano sempre più spesso costrette a decidere tra mantenere il proprio lavoro o creare una famiglia ed avere dei figli, poiché soffrono ancora di un forte retaggio culturale che le vede come principali "responsabili" della cura dell'infanzia, degli anziani e dei bisogni della casa, anche se oggi c'è, in particolare, un gran numero di giovani donne che, per non perdere preziose opportunità di crescita, cerca di dividersi, non senza grandi difficoltà e sacrifici, tra lo studio, il lavoro e la cura per la famiglia, facendo di tutto per essere, come si suol dire, il più possibile "multitasking", una caratteristica che contraddistingue, in particolare, il genere femminile e che purtroppo non riesce a trovare un adeguato riconoscimento ed ausilio sociale in suo favore, soprattutto in maniera più evidente nel sud del Mediterraneo.
La questione relativa alla conciliazione fra i tempi di cura e i tempi di lavoro è tutt'ora molto spinosa e spesso comporta degli aggravi psicologici sulle donne, mentre le decisioni sulle politiche sociali continuano ad essere prese ancora in gran parte dal mondo maschile. Tuttavia, osservando attentamente l'attuale società civile, è possibile scorgere delle differenze di rilievo rispetto al passato con una massiccia presenza di donne impegnate sul piano sociale, al pari degli uomini e in alcuni settori anche in numero superiore rispetto ad essi. Le donne, infatti, sono riuscite ad affermarsi quali protagoniste responsabili dello sviluppo sociale, soprattutto grazie alla loro particolare adattabilità e flessibilità, la stessa che impiegano nel loro vivere comune, però la tanto proclamata parità sociale, fatta degli stessi pieni diritti e doveri, rappresenta un traguardo ancora non compiutamente raggiunto, purtroppo a causa, probabilmente, di stereotipi che resistono negli anni, di quelle ragioni storiche difficili da sradicare, dei cambiamenti delle donne stesse, della loro grande potenzialità che stenta ad essere completamente valorizzata.
Il nostro Paese si presenta, sul tema, come un insieme di speranze che spesso restano incompiute, sintesi di scontri tra storie e culture e di processi di democratizzazione privi di realizzazione e tutto questo certamente non giova alla tutela della donna, pertanto bisognerebbe puntare su un nuovo e più articolato piano di rilancio al quale approcciarsi con lungimiranza, coraggio e con abili e concrete capacità politiche. La visione femminile della realtà, del vivere sociale, le stesse caratteristiche delle donne, con il loro ampio bagaglio di lotte e fatiche, costituiscono un capitale umano che in un momento di maggior forza e determinatezza potrebbe mettere in moto un nuovo sviluppo, più consapevole, generando una crescita decisiva di tutele giuridiche, ma, a tal fine è fondamentale che l'intera società civile si faccia strumento concreto di questi rilevanti percorsi di cambiamento. Sul punto è importante riportare le parole del celebre Montesquieu che, già nel remoto 1748, sosteneva che "quando si vogliono cambiare i costumi di una società e modificarne i comportamenti, non ci si deve illudere: le leggi sono necessarie, ma mai sufficienti; affinché la legislazione possa avere un impatto sulla società deve sempre essere accompagnata da numerose azioni sociali ed educative."
Con tale affermazione non si vuole di certo svuotare di significato le innumerevoli leggi intervenute sul tema della tutela della donna dal 1946 ad oggi, ma si vuole incentrare l'attenzione sulla necessità e sull'importanza di un lavoro di rete tra "donne parlamentari" e "donne della realtà" che, insieme anche agli uomini, porti pian piano a una vera e propria concreta e positiva rivoluzione culturale. Della donna e della sua importanza nella nostra società ha parlato, in diverse occasioni, anche Papa Francesco che considera la centralità della donna come un tema di particolare interesse che non deve assolutamente essere trascurato per nessuna ragione. In particolare, durante il discorso tenuto dal Papa nel febbraio 2015 al Pontificio Consiglio della Cultura, si è focalizzata l'attenzione sulle "culture femminili" sottolineando che "occorre studiare criteri e modalità nuovi affinché le donne si sentano non solo ospiti, ma pienamente partecipi dei vari ambiti della vita sociale ed ecclesiale."
Il Pontefice ha voluto anche precisare che, almeno nelle società occidentali, fortunatamente ci si è allontanati da quel modello di subordinazione sociale della donna all'uomo, un modello secolare che, però, non ha mai esaurito del tutto i suoi effetti negativi. Eppure è fondamentale il ruolo della donna che non si esaurisce nel semplice essere donna, ma è molto di più. Come sostiene Sua Santità Bergoglio, "le donne sanno incarnare il volto tenero di Dio, la sua misericordia, che si traduce in disponibilità a donare tempo più che a occupare spazi, ad accogliere invece che ad escludere" e, in relazione a tale aspetto, il Papa ci tiene a descrivere la preziosa dimensione femminile della Chiesa come un grembo materno e accogliente che rigenera alla vita.
Il Sommo Pontefice si focalizza ancora sulla rilevante tematica del "corpo femminile tra cultura e biologia" che richiama "tutta la bellezza e l'armonia del corpo che Dio ha donato alla donna, ma anche le dolorose ferite inflitte, talvolta con efferata violenza, ad esse in quanto donne." Il meraviglioso corpo femminile, dunque, anche se incarna pienamente il simbolo della vita, purtroppo è ancora e, spesso, oggetto di feroci aggressioni, è deturpato anche da coloro che ne dovrebbero essere i custodi e compagni di vita.
Il Papa, in relazione a tale fondamentale aspetto, punta l'attenzione soprattutto sulla dolorosa situazione di tante donne povere, costrette a vivere in condizioni di pericolo, di sfruttamento, relegate ai margini delle società, vittime di una cultura dello scarto ed invita tutti a lavorare costantemente al fine di sconfiggere questa forma di degrado che spesso riduce il tenero corpo della donna a puro oggetto da svendere sui vari mercati, occorre, invece, valorizzare la tenerezza del corpo femminile e la sua grandezza nel rappresentare il grembo che dona la vita vera e la speranza in un mondo migliore.
Da ultimo, ma non per importanza, Papa Francesco incentra la sua riflessione anche sulla partecipazione delle donne nella vita della Chiesa ed afferma come "le doti di delicatezza, peculiare sensibilità e tenerezza, di cui è ricco l'animo femminile, rappresentano non solo una genuina forza per la vita delle famiglie, per l'irradiazione di un clima di serenità e di armonia, ma anche una realtà senza la quale la vocazione umana sarebbe irrealizzabile." L'obiettivo, come già in precedenza accennato, è quello di "incoraggiare e promuovere la presenza efficace delle donne in tanti ambiti della sfera pubblica, nel mondo del lavoro e nei luoghi dove vengono adottate le decisioni più importanti e, al tempo stesso, mantenere la loro presenza e attenzione preferenziale e del tutto speciale nella e per la famiglia."
Nel realizzare tale obiettivo è pertanto fondamentale, come sottolineato in maniera incisiva dal Papa, che le donne non siano lasciate sole, ma accompagnate da tutte le istituzioni, compresa la comunità ecclesiale, affinché sia garantita la loro libertà di scelta ed abbiano la possibilità di assumere responsabilità sociali ed ecclesiali, in un modo armonico con la vita familiare. Rivoluzionario il pensiero del nostro Papa, come in tante occasioni evidenziato, che sicuramente rinforza quel bisogno di cambiamento a favore di una maggior importanza riconosciuta alle donne nei diversi ruoli che possono ricoprire nei vari settori della società, svincolandosi pian piano e in modo decisivo dalle catene del passato che non consentivano alle donne di esprimere tutte le loro infinite capacità. Ancora Papa Francesco tiene a ribadire l'importanza della donna come "armonia del mondo" anche in una recente meditazione mattutina, nella cappella della Domus Sanctae Marthae, tenuta il 9 febbraio 2017, durante la quale ha più volte precisato che "la donna è il grande dono di Dio capace di portare armonia nel creato e affinché tutti noi avessimo una madre" e continua affermando che "è la donna che ci insegna ad accarezzare, ad amare con tenerezza e che fa del mondo una cosa bella, pertanto, se sfruttare le persone è un crimine di lesa umanità, sfruttare una donna è di più di un reato e un crimine: è distruggere l'armonia che Dio ha voluto dare al mondo, è tornare indietro nel tempo."
Ed in questa occasione il Sommo Pontefice ha anche riconosciuto, come tante volte sentiamo dire, che " è necessario che in questa società, in questa istituzione, ci sia una donna perché faccia questo, perché faccia quello", ma come Egli spiega è importante puntualizzare che "la funzionalità non è lo scopo della donna, poiché lo scopo della donna è fare l'armonia e senza di lei non c'è l'armonia nel mondo." Concludendo che "la donna è coraggiosa, è andata avanti con coraggio, ma è di più: la donna è l'armonia, è la poesia, è la bellezza, al punto che senza di lei il mondo non sarebbe così bello, non sarebbe armonico."
Parole bellissime tanto quanto forti quelle di Papa Bergoglio che conferma il suo pensiero: quello di dare centralità al genere femminile al quale, spesso, ancora molti riconoscono solo un ruolo secondario ed accessorio. Come si può ben notare, quello sulle donne rappresenta un discorso molto complesso ed articolato che continua tutt'ora non senza divergenze e difficoltà, ma quanto sopra ampiamente esposto deve portarci a riflettere su quello che si è ottenuto e che si deve ancora ottenere, sulle battaglie del passato e su quelle che ancora devono essere combattute, perché non deve dimenticarsi che la donna racchiude in sé un mondo grande che, spesso, per fragilità e per paura non riesce a manifestare pienamente, ma dalla cui espressione si costruirebbe una realtà speciale, una realtà migliore.
Carmen Daquino
Ugci Trani - Sezione Giovani
Fortunatamente comincia a cambiare qualcosa intorno al 1946 quando, per la prima volta, alle donne viene riconosciuto il diritto di elettorato attivo e passivo e la possibilità di contribuire alla stesura della Costituzione e di presentare in Parlamento le prime proposte di legge contro le discriminazioni di genere a favore della parità dei sessi. Nel 1960 si decide anche l'eliminazione, dai contratti collettivi nazionali di lavoro, delle differenti tabelle remunerative per gli uomini e per le donne che creavano una profonda disparità di trattamento incentrata esclusivamente sulla differenza di genere. Di fondamentale importanza la legge 1204 del 1971 che riconosce finalmente tutela alle mamme lavoratrici, la normativa introdotta nel 1977 che disciplina espressamente il diritto di parità nel campo del lavoro dando voce al principio di uguaglianza conclamato nella nostra Costituzione.
Tuttavia, solo nell'anno 1996 saranno approvate le prime importantissime leggi contro la violenza sulle donne che potranno sentirsi maggiormente tutelate: non più solo vittime indifese della forza, spesso brutale, di alcuni uomini privi della ben che minima sensibilità. Queste sono alcune delle leggi più importanti intervenute a salvaguardia dell'iniziale precaria condizione giuridica della donna; occorre, però, osservare attentamente come, in concreto, tali conquiste giuridiche siano state e siano tutt'ora coniugate nella vita reale, dunque nei linguaggi, nei pensieri e nelle azioni del quotidiano, perché spesso tra il dire e il fare non vi è, purtroppo, piena ed effettiva corrispondenza. Oggi, infatti, le donne continuano ancora a risentire, tra le altre cose, di una maggiore precarietà e di un' evidente disparità di trattamento nel lavoro rispetto ai lavoratori di sesso maschile, quindi si può ben comprendere come la lunga battaglia giuridica per le donne non si sia ancora conclusa su questo fronte e non solo.
Quanto appena detto è confermato dai dati Istat che dimostrano come le condizioni di vita delle donne non siano ancora migliorate nel nostro Paese: ciò ha attirato critiche da parte delle istituzioni internazionali, poiché si evidenzia la marcata difficoltà per le donne nella ricerca di un lavoro accompagnata da una precarietà delle politiche di welfare che consenta loro il mantenimento di un posto di lavoro con uno stipendio che le consenta di sostenere tutte le spese che una persona e una famiglia devono necessariamente affrontare nel corso della loro vita. Le giovani donne, tuttavia, si trovano sempre più spesso costrette a decidere tra mantenere il proprio lavoro o creare una famiglia ed avere dei figli, poiché soffrono ancora di un forte retaggio culturale che le vede come principali "responsabili" della cura dell'infanzia, degli anziani e dei bisogni della casa, anche se oggi c'è, in particolare, un gran numero di giovani donne che, per non perdere preziose opportunità di crescita, cerca di dividersi, non senza grandi difficoltà e sacrifici, tra lo studio, il lavoro e la cura per la famiglia, facendo di tutto per essere, come si suol dire, il più possibile "multitasking", una caratteristica che contraddistingue, in particolare, il genere femminile e che purtroppo non riesce a trovare un adeguato riconoscimento ed ausilio sociale in suo favore, soprattutto in maniera più evidente nel sud del Mediterraneo.
La questione relativa alla conciliazione fra i tempi di cura e i tempi di lavoro è tutt'ora molto spinosa e spesso comporta degli aggravi psicologici sulle donne, mentre le decisioni sulle politiche sociali continuano ad essere prese ancora in gran parte dal mondo maschile. Tuttavia, osservando attentamente l'attuale società civile, è possibile scorgere delle differenze di rilievo rispetto al passato con una massiccia presenza di donne impegnate sul piano sociale, al pari degli uomini e in alcuni settori anche in numero superiore rispetto ad essi. Le donne, infatti, sono riuscite ad affermarsi quali protagoniste responsabili dello sviluppo sociale, soprattutto grazie alla loro particolare adattabilità e flessibilità, la stessa che impiegano nel loro vivere comune, però la tanto proclamata parità sociale, fatta degli stessi pieni diritti e doveri, rappresenta un traguardo ancora non compiutamente raggiunto, purtroppo a causa, probabilmente, di stereotipi che resistono negli anni, di quelle ragioni storiche difficili da sradicare, dei cambiamenti delle donne stesse, della loro grande potenzialità che stenta ad essere completamente valorizzata.
Il nostro Paese si presenta, sul tema, come un insieme di speranze che spesso restano incompiute, sintesi di scontri tra storie e culture e di processi di democratizzazione privi di realizzazione e tutto questo certamente non giova alla tutela della donna, pertanto bisognerebbe puntare su un nuovo e più articolato piano di rilancio al quale approcciarsi con lungimiranza, coraggio e con abili e concrete capacità politiche. La visione femminile della realtà, del vivere sociale, le stesse caratteristiche delle donne, con il loro ampio bagaglio di lotte e fatiche, costituiscono un capitale umano che in un momento di maggior forza e determinatezza potrebbe mettere in moto un nuovo sviluppo, più consapevole, generando una crescita decisiva di tutele giuridiche, ma, a tal fine è fondamentale che l'intera società civile si faccia strumento concreto di questi rilevanti percorsi di cambiamento. Sul punto è importante riportare le parole del celebre Montesquieu che, già nel remoto 1748, sosteneva che "quando si vogliono cambiare i costumi di una società e modificarne i comportamenti, non ci si deve illudere: le leggi sono necessarie, ma mai sufficienti; affinché la legislazione possa avere un impatto sulla società deve sempre essere accompagnata da numerose azioni sociali ed educative."
Con tale affermazione non si vuole di certo svuotare di significato le innumerevoli leggi intervenute sul tema della tutela della donna dal 1946 ad oggi, ma si vuole incentrare l'attenzione sulla necessità e sull'importanza di un lavoro di rete tra "donne parlamentari" e "donne della realtà" che, insieme anche agli uomini, porti pian piano a una vera e propria concreta e positiva rivoluzione culturale. Della donna e della sua importanza nella nostra società ha parlato, in diverse occasioni, anche Papa Francesco che considera la centralità della donna come un tema di particolare interesse che non deve assolutamente essere trascurato per nessuna ragione. In particolare, durante il discorso tenuto dal Papa nel febbraio 2015 al Pontificio Consiglio della Cultura, si è focalizzata l'attenzione sulle "culture femminili" sottolineando che "occorre studiare criteri e modalità nuovi affinché le donne si sentano non solo ospiti, ma pienamente partecipi dei vari ambiti della vita sociale ed ecclesiale."
Il Pontefice ha voluto anche precisare che, almeno nelle società occidentali, fortunatamente ci si è allontanati da quel modello di subordinazione sociale della donna all'uomo, un modello secolare che, però, non ha mai esaurito del tutto i suoi effetti negativi. Eppure è fondamentale il ruolo della donna che non si esaurisce nel semplice essere donna, ma è molto di più. Come sostiene Sua Santità Bergoglio, "le donne sanno incarnare il volto tenero di Dio, la sua misericordia, che si traduce in disponibilità a donare tempo più che a occupare spazi, ad accogliere invece che ad escludere" e, in relazione a tale aspetto, il Papa ci tiene a descrivere la preziosa dimensione femminile della Chiesa come un grembo materno e accogliente che rigenera alla vita.
Il Sommo Pontefice si focalizza ancora sulla rilevante tematica del "corpo femminile tra cultura e biologia" che richiama "tutta la bellezza e l'armonia del corpo che Dio ha donato alla donna, ma anche le dolorose ferite inflitte, talvolta con efferata violenza, ad esse in quanto donne." Il meraviglioso corpo femminile, dunque, anche se incarna pienamente il simbolo della vita, purtroppo è ancora e, spesso, oggetto di feroci aggressioni, è deturpato anche da coloro che ne dovrebbero essere i custodi e compagni di vita.
Il Papa, in relazione a tale fondamentale aspetto, punta l'attenzione soprattutto sulla dolorosa situazione di tante donne povere, costrette a vivere in condizioni di pericolo, di sfruttamento, relegate ai margini delle società, vittime di una cultura dello scarto ed invita tutti a lavorare costantemente al fine di sconfiggere questa forma di degrado che spesso riduce il tenero corpo della donna a puro oggetto da svendere sui vari mercati, occorre, invece, valorizzare la tenerezza del corpo femminile e la sua grandezza nel rappresentare il grembo che dona la vita vera e la speranza in un mondo migliore.
Da ultimo, ma non per importanza, Papa Francesco incentra la sua riflessione anche sulla partecipazione delle donne nella vita della Chiesa ed afferma come "le doti di delicatezza, peculiare sensibilità e tenerezza, di cui è ricco l'animo femminile, rappresentano non solo una genuina forza per la vita delle famiglie, per l'irradiazione di un clima di serenità e di armonia, ma anche una realtà senza la quale la vocazione umana sarebbe irrealizzabile." L'obiettivo, come già in precedenza accennato, è quello di "incoraggiare e promuovere la presenza efficace delle donne in tanti ambiti della sfera pubblica, nel mondo del lavoro e nei luoghi dove vengono adottate le decisioni più importanti e, al tempo stesso, mantenere la loro presenza e attenzione preferenziale e del tutto speciale nella e per la famiglia."
Nel realizzare tale obiettivo è pertanto fondamentale, come sottolineato in maniera incisiva dal Papa, che le donne non siano lasciate sole, ma accompagnate da tutte le istituzioni, compresa la comunità ecclesiale, affinché sia garantita la loro libertà di scelta ed abbiano la possibilità di assumere responsabilità sociali ed ecclesiali, in un modo armonico con la vita familiare. Rivoluzionario il pensiero del nostro Papa, come in tante occasioni evidenziato, che sicuramente rinforza quel bisogno di cambiamento a favore di una maggior importanza riconosciuta alle donne nei diversi ruoli che possono ricoprire nei vari settori della società, svincolandosi pian piano e in modo decisivo dalle catene del passato che non consentivano alle donne di esprimere tutte le loro infinite capacità. Ancora Papa Francesco tiene a ribadire l'importanza della donna come "armonia del mondo" anche in una recente meditazione mattutina, nella cappella della Domus Sanctae Marthae, tenuta il 9 febbraio 2017, durante la quale ha più volte precisato che "la donna è il grande dono di Dio capace di portare armonia nel creato e affinché tutti noi avessimo una madre" e continua affermando che "è la donna che ci insegna ad accarezzare, ad amare con tenerezza e che fa del mondo una cosa bella, pertanto, se sfruttare le persone è un crimine di lesa umanità, sfruttare una donna è di più di un reato e un crimine: è distruggere l'armonia che Dio ha voluto dare al mondo, è tornare indietro nel tempo."
Ed in questa occasione il Sommo Pontefice ha anche riconosciuto, come tante volte sentiamo dire, che " è necessario che in questa società, in questa istituzione, ci sia una donna perché faccia questo, perché faccia quello", ma come Egli spiega è importante puntualizzare che "la funzionalità non è lo scopo della donna, poiché lo scopo della donna è fare l'armonia e senza di lei non c'è l'armonia nel mondo." Concludendo che "la donna è coraggiosa, è andata avanti con coraggio, ma è di più: la donna è l'armonia, è la poesia, è la bellezza, al punto che senza di lei il mondo non sarebbe così bello, non sarebbe armonico."
Parole bellissime tanto quanto forti quelle di Papa Bergoglio che conferma il suo pensiero: quello di dare centralità al genere femminile al quale, spesso, ancora molti riconoscono solo un ruolo secondario ed accessorio. Come si può ben notare, quello sulle donne rappresenta un discorso molto complesso ed articolato che continua tutt'ora non senza divergenze e difficoltà, ma quanto sopra ampiamente esposto deve portarci a riflettere su quello che si è ottenuto e che si deve ancora ottenere, sulle battaglie del passato e su quelle che ancora devono essere combattute, perché non deve dimenticarsi che la donna racchiude in sé un mondo grande che, spesso, per fragilità e per paura non riesce a manifestare pienamente, ma dalla cui espressione si costruirebbe una realtà speciale, una realtà migliore.
Carmen Daquino
Ugci Trani - Sezione Giovani