Inbox
La vita è fatta di scelte, vivere o morire: «Restiamo a casa»
Il monito di una figlia: «Decisioni avventate ora mettono a rischio la propria vita e quella degli altri»
domenica 29 marzo 2020
11.24
In questi giorni in cui tutti sono diventati esperti di malattie infettive e gestione delle emergenze, io non posso far altro che pensare a chi come me sta vivendo il dramma nel dramma. Il Covid-19 ha bloccato tutto: le nostre libertà, le nostre abitudini, i nostri aperitivi e le passeggiate in centro. Il covid-19 ha bloccato l'economia, i negozi, i bar, i matrimoni, le comunioni, le cresime e molto altro.
Ma c'è una cosa che non si è bloccata: la malattia oltre l'emergenza.
Una telefonata il 5 Marzo mi informava che a mio padre, un supereroe per me, veniva diagnosticato un "non ancora ben identificato tumore". E allora mentre i telegiornali parlavano di Covid-19 e mentre su Facebook è partita la caccia agli untori, tra i "rilassati" e i "catastrofici", io mi sono ritrovata a piangere per il destino che ha deciso di mettere me e tutta la mia famiglia di nuovo a dura prova. E ho così scoperto che non mi importa di bere una birra con i miei amici ma che Conte non decida di chiudere gli ospedali. Ho scoperto che non mi importa se non esco dal 5 Marzo ma che l'emergenza cessi nel migliore dei modi possibili.
Ho scoperto che non mi importa se abbiamo dovuto modificare le abitudini delle nostre vite ma che mi importa avere qualcuno che continui a salvare i malati che esistevano prima del Covid-19 e tutti quelli che continuano ad ammalarsi oggi. Perché il coronavirus non ha messo in standby le malattie. Ogni volta che qualcuno si è lamentato per il solo fatto di dover stare a casa, dentro ho provato un moto di rabbia perché ogni mattina io mi sveglio e guardo mio padre, e prego che Dio, metta fine a questa situazione perché ho paura.
Ho provato rabbia quando sua sorella si è spenta e non ha potuto avere intorno i suoi figli. Ho provato rabbia per mio cugino che non ha potuto salutare sua madre per un'ultima volta. E ho scoperto che le cose di cui ho avuto paura sinora erano poca roba rispetto alla paura che provo oggi. Ho paura perché dovrà essere solo in ospedale lontano dagli amori della sua vita. Ho paura perché leggo nei suoi occhi la paura. Ho paura perché gli ambulatori sono chiusi e per entrare in ospedale i controlli sono serratissimi, a buon diritto. Ho paura perché vorrei proteggere mio padre in questa ora cosi buia ma sono impotente.
E allora mi dico che non importa quanti programmi facciamo perché non sapremo mai come finirà la nostra giornata. Alla fine proprio gli incidenti sono la parte più interessante della giornata, della vita. le persone che mai ci saremo aspettate di vedere, gli avvenimenti che mai avremo scelto di vivere. E all'improvviso ti ritrovi in un posto in cui non ti saresti mai aspettato di essere, ed è bello. Oppure ti ci devi solo abituare. E comunque, prima o poi finirai per apprezzarlo. Vai a dormire ogni sera con il pensiero del giorno dopo, prepari i progetti, studi i vari passaggi nella speranza che qualsiasi incidente capiti sul cammino sia uno di quelli felici.
In molti dicono che essere genitore è il mestiere più importante al mondo, probabilmente servirebbe un diploma per farlo ma la maggior parte di noi non supererebbe nemmeno l'esame scritto. Ma ho capito che anche essere figli non è poi una passeggiata.
La vita dell'uomo è fatta sempre di scelte, basta un sì o un no e la vita potrebbe cambiare per sempre. Ci sono le scelte che contano di più. Amare o odiare. Essere un super eroe o essere un vigliacco. Combattere o arrendersi. Vivere o morire. E in questo momento io mi auguro che tutti possano pensare di voler vivere e decidano di restare a casa, perché ogni volta che, in questo momento, si fa una scelta avventata non si mette a rischio solo la propria vita, ma la vita di tutti, anche quella di mio padre.
E questo non potrei perdonarlo mai a nessuno.
Una figlia
Ma c'è una cosa che non si è bloccata: la malattia oltre l'emergenza.
Una telefonata il 5 Marzo mi informava che a mio padre, un supereroe per me, veniva diagnosticato un "non ancora ben identificato tumore". E allora mentre i telegiornali parlavano di Covid-19 e mentre su Facebook è partita la caccia agli untori, tra i "rilassati" e i "catastrofici", io mi sono ritrovata a piangere per il destino che ha deciso di mettere me e tutta la mia famiglia di nuovo a dura prova. E ho così scoperto che non mi importa di bere una birra con i miei amici ma che Conte non decida di chiudere gli ospedali. Ho scoperto che non mi importa se non esco dal 5 Marzo ma che l'emergenza cessi nel migliore dei modi possibili.
Ho scoperto che non mi importa se abbiamo dovuto modificare le abitudini delle nostre vite ma che mi importa avere qualcuno che continui a salvare i malati che esistevano prima del Covid-19 e tutti quelli che continuano ad ammalarsi oggi. Perché il coronavirus non ha messo in standby le malattie. Ogni volta che qualcuno si è lamentato per il solo fatto di dover stare a casa, dentro ho provato un moto di rabbia perché ogni mattina io mi sveglio e guardo mio padre, e prego che Dio, metta fine a questa situazione perché ho paura.
Ho provato rabbia quando sua sorella si è spenta e non ha potuto avere intorno i suoi figli. Ho provato rabbia per mio cugino che non ha potuto salutare sua madre per un'ultima volta. E ho scoperto che le cose di cui ho avuto paura sinora erano poca roba rispetto alla paura che provo oggi. Ho paura perché dovrà essere solo in ospedale lontano dagli amori della sua vita. Ho paura perché leggo nei suoi occhi la paura. Ho paura perché gli ambulatori sono chiusi e per entrare in ospedale i controlli sono serratissimi, a buon diritto. Ho paura perché vorrei proteggere mio padre in questa ora cosi buia ma sono impotente.
E allora mi dico che non importa quanti programmi facciamo perché non sapremo mai come finirà la nostra giornata. Alla fine proprio gli incidenti sono la parte più interessante della giornata, della vita. le persone che mai ci saremo aspettate di vedere, gli avvenimenti che mai avremo scelto di vivere. E all'improvviso ti ritrovi in un posto in cui non ti saresti mai aspettato di essere, ed è bello. Oppure ti ci devi solo abituare. E comunque, prima o poi finirai per apprezzarlo. Vai a dormire ogni sera con il pensiero del giorno dopo, prepari i progetti, studi i vari passaggi nella speranza che qualsiasi incidente capiti sul cammino sia uno di quelli felici.
In molti dicono che essere genitore è il mestiere più importante al mondo, probabilmente servirebbe un diploma per farlo ma la maggior parte di noi non supererebbe nemmeno l'esame scritto. Ma ho capito che anche essere figli non è poi una passeggiata.
La vita dell'uomo è fatta sempre di scelte, basta un sì o un no e la vita potrebbe cambiare per sempre. Ci sono le scelte che contano di più. Amare o odiare. Essere un super eroe o essere un vigliacco. Combattere o arrendersi. Vivere o morire. E in questo momento io mi auguro che tutti possano pensare di voler vivere e decidano di restare a casa, perché ogni volta che, in questo momento, si fa una scelta avventata non si mette a rischio solo la propria vita, ma la vita di tutti, anche quella di mio padre.
E questo non potrei perdonarlo mai a nessuno.
Una figlia