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Le banche per far ripartire l'economia
Intervento di Mauro Spallucci (Ucid)
giovedì 12 novembre 2015
22.53
Il nostro territorio per ripartire ha bisogno di fiducia. Le risorse pare che ci siano. Allora per tornare ad investire è ovviamente necessario che di consolidino le aspettative di crescita. La qualità e la tempestività delle decisioni pubbliche, la stabilità e la certezze delle regole contano più delle disponibilità delle risiede finanziarie o dei costi necessarie per reperirle. Il credito della banche dovrebbe andare a chi ne ha necessità e non a chi non serve.
La politica per l'economia è tutto. Se la politica è frenante non c'è l'effetto mercato o il cosiddetto boom delle imprese o piccole industrie che tenga. Le nuove regole " rigoriste" per esempio sugli sconfinamenti porterebbero una mole considerevole di impieghi bancari nel mulinello del credito deteriorato. Il principale punto di forza delle banche è quello di dotarsi di sistemi e procedure di autorizzazione del credito in grado di resistere alle pressioni clientelari. Poiché il principio di imparzialità è fondamentale in tutte le burocrazie ma particolare nel settore bancario.
Ovviamente il sistema messo in piedi deve saper resistere anche a pressioni che vengano dall'alto. Il punto vero è che proprio nelle banche più piccole queste pressioni sono sempre esistite. Il desiderio di favorire l'amico, da cui in genere, ci si aspetta di essere ricambiato nel futuro è una pressione clientelare che molto banche hanno vissuto. Uno dei principi chiave e che nelle competenze delegate non ci devono essere interferenze di alcun tipo. Ovviamente i dipendenti bancari devono sapere tenere la schiena dritta e non devono mediare tra ordini potenzialmente contraddittori: la presenza di troppi cuochi rovinerebbe le pietanze. Inoltre bisogna che all'interno non di creano cordate dei manager e dei loro fedeli, i quali stabiliscono dei rapporti preferenziali in cambio di una implicita promessa di sostegno nella carriera.
Ovviamente è poi necessario che al di fuoti deu luoghi di decisioni non ci siano altre riunioni o accordi. Pertanto il rispetto delle regole non solo penale ma anche di buona gestione è fondamentale per salvare un bene importante come la reputazione di una banca. Ed anche i suoi conti. Inoltre gli alti dirigenti sono sempre più pagati a discapito di stipendi da dame di chi sta allo sportello. Ed intanto di solito le vittime di errori, di inefficienze e di disservizi sono i clienti. Alla luce delle recenti notizie di settore a questo punto bisogna aver imparato qualche lezione. I controlli non devono essere soltanto formali altrimenti il sistema fallisce.
Ci sono segnali premonitori che non vanno ignorati o peggio soffocati. I controllori e i controllati devono essere differenti. Il controllore deve dubitare senza che il controllato possa fare "qualcosa" per evitarlo. Infine la violazione delle regole è un costo che non deve ricadere sulla collettività. La comunità cresce anche con una buona banca locale. Perché la cura della casa comune non scarta nessuno.
Mauro Spallucci
vicepresidente diocesano Unione cristiana imprenditori dirigenti
La politica per l'economia è tutto. Se la politica è frenante non c'è l'effetto mercato o il cosiddetto boom delle imprese o piccole industrie che tenga. Le nuove regole " rigoriste" per esempio sugli sconfinamenti porterebbero una mole considerevole di impieghi bancari nel mulinello del credito deteriorato. Il principale punto di forza delle banche è quello di dotarsi di sistemi e procedure di autorizzazione del credito in grado di resistere alle pressioni clientelari. Poiché il principio di imparzialità è fondamentale in tutte le burocrazie ma particolare nel settore bancario.
Ovviamente il sistema messo in piedi deve saper resistere anche a pressioni che vengano dall'alto. Il punto vero è che proprio nelle banche più piccole queste pressioni sono sempre esistite. Il desiderio di favorire l'amico, da cui in genere, ci si aspetta di essere ricambiato nel futuro è una pressione clientelare che molto banche hanno vissuto. Uno dei principi chiave e che nelle competenze delegate non ci devono essere interferenze di alcun tipo. Ovviamente i dipendenti bancari devono sapere tenere la schiena dritta e non devono mediare tra ordini potenzialmente contraddittori: la presenza di troppi cuochi rovinerebbe le pietanze. Inoltre bisogna che all'interno non di creano cordate dei manager e dei loro fedeli, i quali stabiliscono dei rapporti preferenziali in cambio di una implicita promessa di sostegno nella carriera.
Ovviamente è poi necessario che al di fuoti deu luoghi di decisioni non ci siano altre riunioni o accordi. Pertanto il rispetto delle regole non solo penale ma anche di buona gestione è fondamentale per salvare un bene importante come la reputazione di una banca. Ed anche i suoi conti. Inoltre gli alti dirigenti sono sempre più pagati a discapito di stipendi da dame di chi sta allo sportello. Ed intanto di solito le vittime di errori, di inefficienze e di disservizi sono i clienti. Alla luce delle recenti notizie di settore a questo punto bisogna aver imparato qualche lezione. I controlli non devono essere soltanto formali altrimenti il sistema fallisce.
Ci sono segnali premonitori che non vanno ignorati o peggio soffocati. I controllori e i controllati devono essere differenti. Il controllore deve dubitare senza che il controllato possa fare "qualcosa" per evitarlo. Infine la violazione delle regole è un costo che non deve ricadere sulla collettività. La comunità cresce anche con una buona banca locale. Perché la cura della casa comune non scarta nessuno.
Mauro Spallucci
vicepresidente diocesano Unione cristiana imprenditori dirigenti