Al Polo Museale «patrimonio di suppellettili religiose numericamente risibile»
La lettera di un cittadino residente a Milano in visita a Trani
Gentilissima Redazione Traniviva, mi chiamo Amedeo e sono un cittadino tranese, vivo a Milano per motivi di lavoro e frequentemente ritorno nella mia città, avendo qui gran parte della mia famiglia.
Sin da piccolo sono rimasto affascinato dalle bellezze che la città di Trani offre, ricca di un rilevante e cospicuo patrimonio artistico che negli anni ho imparato a conoscere e ad apprezzare, dapprima grazie agli insegnamenti del mio compianto nonno, che seppur elementari trasudavano di quell'orgoglio tipico di chi ama mostrare le bellezze della propria terra, successivamente grazie ai numerosi testi a carattere scientifico aventi ad oggetto la storia locale.
Ad ogni partenza per far ritorno alla mia città lavorativa sono solito appuntarmi ciò che di bello e di nuovo ho riscoperto della mia città natia. Nella mia ultima vacanza ho deciso di far tappa al museo diocesano, che purtroppo non visitavo da anni. Il luogo mi è apparso subito ben curato e completo di una grande collezione di macchine da scrivere. Devo sinceramente ammettere che la collezione, seppur ricca e affascinante, non era l'obiettivo della mia visita, ma sono corso subito a cercare la sezione religiosa, ripercorrendo mentalmente i ricordi di me fanciullo intento ad ammirare quei tesori composti da paramenti liturgici dorati e luccicanti espressione di un passato solenne.
Tuttavia, con enorme disappunto, ho potuto notare che la sezione capitolare è apparsa costituita da un patrimonio di suppellettili numericamente risibile. Volendo approfondire la questione sono corso subito a consultare il testo del grande studioso di storia locale Benedetto Ronchi afferente proprio al museo diocesano di Trani: "Guida del museo diocesano di Trani", Schena editore. Con grande stupore ho potuto constatare la mancanza di numerosi beni quali pianete, piviali ed altri arredi che un tempo arricchivano la sezione.
Parimenti vuota è apparsa la sezione degli argenti, ridotta solo a quattro calici (nella guida ne sono riportati ben dodici) e un contenuto numero di oggetti liturgici. In modo analogo appare la sezione dei reliquiari, un tempo adorna di numerosissime reliquie contenute in antichi e pregevoli reliquiari argentei (nella guida ne sono riportate circa una ventina, tra cui la rilevante reliquia della spina di Nostro Signore donata al capitolo dalla nobile famiglia Bianchi e di San Biagio contenuta in un antico reliquiario del XVIII sec.) Del tutto assenti sono i parati di candelieri e delle carteglorie (presente solo quella con in cima statuetta di San Nicola Pellegrino).
Mi sono limitato a citare solo alcune delle cose non esposte per non abusare della pazienza dei vostri lettori, ma solo al fine di evidenziare sommariamente la scarsità delle suppellettili che un tempo adornavano la sezione religiosa del museo.
Sorge spontanea la domanda sul perché la collezione capitolare sia stata così depauperata, augurandomi che le cose mancanti non siano state distratte illecitamente da qualche avventore nostrano, perché in tal caso il danno per la storia, la cultura ed il patrimonio cittadino, sarebbe enorme.
Concludo, pertanto, questa mia lettera rivolgendo un accorato appello all'ufficio competente dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, proprietaria e custode di questo enorme patrimonio, nonché all'autorità civile massima nella persona del sindaco quale rappresentante della Res publica, affinché sia ripristinata la ricca e valente collezione che un tempo adornava le sale di palazzo Lodispoto. Sono certo che il connubio tra il contemporaneo (collezione delle macchine da scrivere) e l'antico (collezione delle suppellettili religiose) costituirebbe indubbiamente una caratteristica tutta propria del nostro museo diocesano, quale punto di attrazione culturale dell'intera provincia Bat.