Monsignor D'Ascenzo: «Quest'anno avremo l’opportunità di riprendere contatto con il Natale di Gesù»
Gli auguri dell'arcivescovo per un Santo Natale
Carissimi,
nonostante la pandemia e l'osservanza delle norme per evitare il diffondersi del coronavirus, il Natale che ci apprestiamo a vivere e per il quale ci stiamo preparando è quello di sempre. Dio che ha parlato ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe, ai profeti, al popolo di Israele, compie un ulteriore e significativo passo, imprescindibile e irrinunciabile nelle dinamiche di chi ama, nel mettersi accanto e nella stessa condizione dell'amato. Dio si cala nella storia per essere uomo tra gli uomini. Dio, eterno e senza limiti, assumendo un volto nello stesso tempo umano e divino, il volto del bambino Gesù, si cala nel regno contraddistinto dalla precarietà, dalla finitezza, dal limite, dalla sofferenza e dalla morte, annuncia la buona notizia e la speranza per la quale la vita non si esaurisce nella dimensione terrena ma è proiettata in un'altra, quella della stessa eternità dalla quale Egli proviene. Il tutto successivamente confermato nell'esperienza pasquale!
Nel bambino nato a Betlemme, l'Infinito si fa piccolo, l'Onnipotente si fa fragile. Questo figlio che ci è stato donato, ci rivela che Dio è amore, non è lontano ma vicino, anzi presente, non è indifferente, si prende cura di noi. Ecco la verità del Natale: siamo creature amate, destinatarie della cura di Dio. Una verità che, contemporaneamente, è anche responsabilità perché ognuno di noi deve sentirsi chiamato a prendersi cura degli altri, dei propri fratelli. L'altro è sempre mio fratello: quando è malato, quando è fragile, quando è povero, quando è emarginato, quando sbaglia!
È Natale: Dio si prende cura di tutti, senza esclusioni. Anche noi sforziamoci di fare altrettanto: è Natale!
Il Natale è evento interiore (non solo ricordo e rievocazione, con luci, feste e quant'altro, che hanno il compito di indicarLo come fa un segnale stradale che suggerisce la realtà cercata): per tornare a guadare in noi stessi, per accostarci maggiormente alla preghiera, alla vita sacramentale e all'ascolto della Parola; per invocare da Lui la grazia che ci apre alla sapienza di Dio e a ciò che è essenziale nella vita credente; per riscoprire il senso della famiglia, della vita comunitaria e la crescita nella dimensione della comunione ecclesiale; per saperlo riconoscere negli ultimi e soprattutto in chi soffre ed è indigente, come suggerito dai nostri Orientamenti Pastorali.
Si, il Natale è evento interiore, accompagnato dalla conversione personale e comunitaria, così necessarie in questo tempo di pandemia in cui abbiamo scoperto che non ci si salva da soli, ma con lo sguardo verso l'Alto e con la solidarietà reciproca che, lo sappiamo bene, in questo tempo di emergenze include anche l'osservanza delle norme per arginare il contagio.
Forse, quest'anno, avremo l'opportunità di riprendere contatto con il Natale di Gesù, con il senso profondo di questa festa, il mistero dell'Incarnazione. Forse, non saremo distratti e ostacolati dalla molteplicità dei "riti" e delle abitudini alimentati per lo più dalle logiche del consumo. Forse, potremo dire con maggiore verità: è Natale, è Natale al tempo del Covid!
Pensando alle corsie e alle stanze degli ospedali, ai malati e al personale ospedaliero; agli anziani; alle autorità civili e a chi si prende cura dell'ordine pubblico; a chi garantisce attraverso il suo lavoro ciò che serve alla nostra vita quotidiana; a chi ha sospeso o perso il lavoro; a chi è solo … invoco su tutti noi la benedizione del Signore Gesù perché ci doni speranza, gioia, forza per rialzarsi nella caduta, nello scoraggiamento. A tutti buon Natale!