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Oltre ai sindaci deceduti andava ricordato anche il podestà Pappolla
Lettera in redazione di Giuseppe Albrizio
domenica 4 novembre 2012
Sento il dovere di segnalare una iniziativa assunta dall'amministrazione comunale della città di Trani per la ricorrenza del 2 novembre: quella di ricordare i suoi primi cittadini defunti con un cuscino di fiori posto davanti alle loro tombe con un vistoso nastro che ne indicasse la provenienza per lasciare visibile traccia di una tale attenzione della amministrazione comunale.
Iniziativa senza dubbio lodevole se l'intenzione era quella di accomunare in un ricordo di gratitudine della città tutti i sindaci defunti che ne avevano retto le sorti, prescindendo dalla loro collocazione politica e dimenticando, per un giorno, se bene o male avevano arrecato alla città. Ed avrei plaudito anch'io, come tranese, alla iniziativa se non avessi constatato invece che in una cappella del cimitero, dove riposano ben due sindaci, omaggiati da tale vistoso ricordo floreale, che un'altra tomba, nella stessa cappella, a poca distanza dalle altre due, non aveva alcuna traccia di un simile ricordo, pur conservando le spoglie di un altro primo cittadino, non sindaco, ma podestà di Trani nel drammatico anno 1943.
Era la tomba di Giuseppe Pappolla sulla quale campeggia la motivazione della medaglia d'argento al valor militare sul campo conferitagli dal re Vittorio Emanuele III, per aver offerto la sua vita al posto di quella di 50 tranesi che stavano per essere passati per le armi dai nazisti in una feroce azione di rappresaglia. L'episodio è una pagina di storia della nostra città che una amministrazione comunale dovrebbe orgogliosamente custodire e ricordare insieme al suo protagonista e non dimenticare o ignorare.
E' pur vero che si trattava di un podestà fascista e non di un sindaco democratico ed è pur vero che i sindaci democratici ci hanno abituato ad altro genere di ricordi che quello del senso del dovere spinto fino all'offerta della propria vita (motivazione della medaglia), ma è anche indubitabile che una dimenticanza del genere svuota il gesto dell'amministrazione comunale di ogni serio e sincero sentimento e significato commemorativo e lo riduce a quello di discutibile opportunismo politico, perché o si ricordano tutti i primi cittadini (bene o male che abbiano fatto) o non si ricorda nessuno, ma non si discrimina e non si discrimina per giunta che ha avuto il coraggio di salvare 50 suoi concittadini.
Quel podestà era mio nonno, alla comoda disattenzione dell'amministrazione comunale ho rimediato io con un cuscino di fiori sulla sua tomba che recava sul nastro al scritta: «La città di Trani ti dimentica, ti ricorda tuo nipote».
Iniziativa senza dubbio lodevole se l'intenzione era quella di accomunare in un ricordo di gratitudine della città tutti i sindaci defunti che ne avevano retto le sorti, prescindendo dalla loro collocazione politica e dimenticando, per un giorno, se bene o male avevano arrecato alla città. Ed avrei plaudito anch'io, come tranese, alla iniziativa se non avessi constatato invece che in una cappella del cimitero, dove riposano ben due sindaci, omaggiati da tale vistoso ricordo floreale, che un'altra tomba, nella stessa cappella, a poca distanza dalle altre due, non aveva alcuna traccia di un simile ricordo, pur conservando le spoglie di un altro primo cittadino, non sindaco, ma podestà di Trani nel drammatico anno 1943.
Era la tomba di Giuseppe Pappolla sulla quale campeggia la motivazione della medaglia d'argento al valor militare sul campo conferitagli dal re Vittorio Emanuele III, per aver offerto la sua vita al posto di quella di 50 tranesi che stavano per essere passati per le armi dai nazisti in una feroce azione di rappresaglia. L'episodio è una pagina di storia della nostra città che una amministrazione comunale dovrebbe orgogliosamente custodire e ricordare insieme al suo protagonista e non dimenticare o ignorare.
E' pur vero che si trattava di un podestà fascista e non di un sindaco democratico ed è pur vero che i sindaci democratici ci hanno abituato ad altro genere di ricordi che quello del senso del dovere spinto fino all'offerta della propria vita (motivazione della medaglia), ma è anche indubitabile che una dimenticanza del genere svuota il gesto dell'amministrazione comunale di ogni serio e sincero sentimento e significato commemorativo e lo riduce a quello di discutibile opportunismo politico, perché o si ricordano tutti i primi cittadini (bene o male che abbiano fatto) o non si ricorda nessuno, ma non si discrimina e non si discrimina per giunta che ha avuto il coraggio di salvare 50 suoi concittadini.
Quel podestà era mio nonno, alla comoda disattenzione dell'amministrazione comunale ho rimediato io con un cuscino di fiori sulla sua tomba che recava sul nastro al scritta: «La città di Trani ti dimentica, ti ricorda tuo nipote».