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«Per la città serve una stagione di buoni amministratori»
Intervento di Mauro Spallucci
domenica 7 febbraio 2016
0.10
La pubblica amministrazione è al sevizio delle persone, dei cittadini. Diventa oggi pertanto urgente nella nostra città una profonda riflessione sulle conseguenze economiche sbagliate, dovute alle scelte di chi amministra con superficialità le risorse pubbliche - destinate al soddisfacimento dell'interesse pubblico -. Per evitare che i sacrifici che vengano quotidianamente richiesti per il risanamento dei conti pubblici rimangano privi di effetto. È urgente prendere coscienza che lo svolgimento di funzioni pubbliche è una missione al servizio del bene delle persone. Questo è un punto di partenza imprescindibile per svolgere i propri doveri pubblici in tutta coscienza. Ciò darebbe, inoltre, piena attuazione ad un importante principio del nostro ordinamento giuridico, trasmessoci dal diritto romano: la diligenza del buon padre di famiglia.
Oggi chi è il buon padre di famiglia nella nostra città? Oggi il buon padre di famiglia è il cittadino, memore dei propri impegni e cosciente delle relative responsabilità. Forse l'odierna crisi della famiglia deve far riflettere su questo importante principio, cui per anni si sono ispirati i nostri concittadini che si sono distinti quali amministratori fedeli ed onesti. Il padre di famiglia è consapevole che, per essere un buon padre, deve anteporre al proprio interesse quello della famiglia, prendendo sul serio il proprio compito e le responsabilità connesse. Tutti coloro che sperimentano quotidianamente la vita della propria famiglia hanno ben presente che la serenità e il benessere della famiglia sono spesso il frutto di scelte altruistiche e che, al contrario, ogni volta che si antepone un proprio interesse a quelle degli altri membri famigliari, si finisce per alterare quei solidi legami di solidarietà familiare a fondamento della nostra comunità.
Si pone pertanto il problema della non sempre facile e felice amministrazione del bene comune nella mancanza di valori etici, causa del prevalere dell'egoismo individuale sui bisogni della collettività. Pertanto, prendere pienamente coscienza del senso di appartenenza alla famiglia tranese può rivelarsi fondamentale per trovare le più profonde motivazioni utili a superare la comune tentazione di ricercare esclusivamente l'interesse proprio, del proprio gruppo, del proprio partito o parte politica. Tale distrazione dal bene comune impone alle coscienza di chi oggi ci amministra, sindaco in testa, di fare il possibile affinché l'interesse particolare di chi dirige l'amministrazione pubblica non prevalga sul perseguimento dell'interesse pubblico, ovvero di tutto il popolo. La famiglia tranese. Con una necessità e urgente priorità in più: avere la consapevolezza che viviamo in relazione con il mondo. La capacità di attrazione della nostra città deve essere così forte e capace di intercettare persone, idee e capitali per offrire la possibilità di insidiarsi e di rimanerci. Dal turismo alla moda, dalla cultura all'immobiliare.
Le persone e gli operatori economici hanno bisogno di qualità della vita, effervescenza culturale, mobilità efficiente, servizi in grado di soddisfare i bisogni anche non primari. Dobbiamo essere tutti consapevoli che oggi la nostra città non brilla in questi ambiti. Ecco perché alla nostra città, ora più che mai, serve una nuova e coraggiosa stagione di buoni amministratori. Una classe dirigente fondata non su nuove forme di leaderismo personale, ma su progetti cittadini (anche ragionevolmente ambiziosi) che rendono desiderabile vivere e venire nella nostra città. Portando inoltre il nuovo respiro che proviene da tutto il mondo. È necessario diffondere la cultura del resistere e del ben fare nella quotidiana fatica. Resistere non significa farsi i fatti propri, mimetizzarsi, accettare; resistere significa non accettare le cose come stanno, la città cosi com'è, ma agire per modificarla, per cambiare in meglio. Anche quando si sapesse che quest'impresa può facilmente fallire. È necessario far leva sulle proprie qualità individuali per intervenire nella comunità, puntando sulla forza della morale. Per dare un nuovo senso e corso alla storia della nostra città. Per ricostruire insieme. Anche se oggi è tutto più complicato.
Oggi chi è il buon padre di famiglia nella nostra città? Oggi il buon padre di famiglia è il cittadino, memore dei propri impegni e cosciente delle relative responsabilità. Forse l'odierna crisi della famiglia deve far riflettere su questo importante principio, cui per anni si sono ispirati i nostri concittadini che si sono distinti quali amministratori fedeli ed onesti. Il padre di famiglia è consapevole che, per essere un buon padre, deve anteporre al proprio interesse quello della famiglia, prendendo sul serio il proprio compito e le responsabilità connesse. Tutti coloro che sperimentano quotidianamente la vita della propria famiglia hanno ben presente che la serenità e il benessere della famiglia sono spesso il frutto di scelte altruistiche e che, al contrario, ogni volta che si antepone un proprio interesse a quelle degli altri membri famigliari, si finisce per alterare quei solidi legami di solidarietà familiare a fondamento della nostra comunità.
Si pone pertanto il problema della non sempre facile e felice amministrazione del bene comune nella mancanza di valori etici, causa del prevalere dell'egoismo individuale sui bisogni della collettività. Pertanto, prendere pienamente coscienza del senso di appartenenza alla famiglia tranese può rivelarsi fondamentale per trovare le più profonde motivazioni utili a superare la comune tentazione di ricercare esclusivamente l'interesse proprio, del proprio gruppo, del proprio partito o parte politica. Tale distrazione dal bene comune impone alle coscienza di chi oggi ci amministra, sindaco in testa, di fare il possibile affinché l'interesse particolare di chi dirige l'amministrazione pubblica non prevalga sul perseguimento dell'interesse pubblico, ovvero di tutto il popolo. La famiglia tranese. Con una necessità e urgente priorità in più: avere la consapevolezza che viviamo in relazione con il mondo. La capacità di attrazione della nostra città deve essere così forte e capace di intercettare persone, idee e capitali per offrire la possibilità di insidiarsi e di rimanerci. Dal turismo alla moda, dalla cultura all'immobiliare.
Le persone e gli operatori economici hanno bisogno di qualità della vita, effervescenza culturale, mobilità efficiente, servizi in grado di soddisfare i bisogni anche non primari. Dobbiamo essere tutti consapevoli che oggi la nostra città non brilla in questi ambiti. Ecco perché alla nostra città, ora più che mai, serve una nuova e coraggiosa stagione di buoni amministratori. Una classe dirigente fondata non su nuove forme di leaderismo personale, ma su progetti cittadini (anche ragionevolmente ambiziosi) che rendono desiderabile vivere e venire nella nostra città. Portando inoltre il nuovo respiro che proviene da tutto il mondo. È necessario diffondere la cultura del resistere e del ben fare nella quotidiana fatica. Resistere non significa farsi i fatti propri, mimetizzarsi, accettare; resistere significa non accettare le cose come stanno, la città cosi com'è, ma agire per modificarla, per cambiare in meglio. Anche quando si sapesse che quest'impresa può facilmente fallire. È necessario far leva sulle proprie qualità individuali per intervenire nella comunità, puntando sulla forza della morale. Per dare un nuovo senso e corso alla storia della nostra città. Per ricostruire insieme. Anche se oggi è tutto più complicato.