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Schiralli: «Il Comune non mi ha pagato il dovuto nonostante la sentenza della Corte costituzionale»

L'ex direttore della biblioteca denuncia il suo caso

Il Comune ignora (volutamente?) per circa dieci anni le mie giuste rivendicazioni economiche, sancite da una sentenza della Corte costituzionale: condannato dal Tribunale di Trani, paga per quasi otto volte di più del dovuto tra rivalutazione della somma, interessi e spese legali. Dopo 36 anni di anzianità di servizio a Trani presso la biblioteca comunale "Bovio", di cui 22 da direttore, più quattro come dirigente nel Comune di Bisceglie, nel 2005 chiesi il collocamento in pensione. Da quel momento, si può dire, è scattata una dozzinale ripicca nei miei confronti da parte di qualche amministratore coadiuvato da impiegati del Comune di Trani. Alle numerose raccomandate con ricevuta di ritorno inviate da me nel corso degli anni a sindaci, assessori, segretari generali e ufficio preposto non è seguita mai una risposta. Nemmeno a…voce. Tutte cestinate. Non sembra questo un comportamento mirato alla persona?

Chiedevo semplicemente che l'ufficio competente del Comune di Trani, giusta sentenza della Corte costituzionale, mi riconoscesse nel calcolo degli anni di servizio per la liquidazione del Tfr anche alcuni mesi di servizio del 1965, anno della mia assunzione, allora impiegato non di ruolo. La Corte Costituzionale aveva sentenziato che tali periodi non devono essere riscattati dal dipendente, bensì dall'Ente tant'è che ad altri dipendenti nelle stesse mie condizioni, ma collocati in pensione dopo di me, la norma è stata applicata regolarmente.

Certamente "qualcuno che contava" aveva dato l'ordine di cestinare le mie richieste, non si spiegherebbe il silenzio delle due-tre amministrazioni succedutesi negli anni. Il Tribunale di Trani, sezione Lavoro (sentenza n.962/2015), ha accolto il ricorso presentato dal mio legale, Alessio Scarcella, e ha condannato il Comune al pagamento di quanto dovuto più spese legali interressi e rivalutazione monetaria.

Ora mi chiedo chi pagherà la maggiorazione di circa otto volte il dovuto, che va a pesare sulla comunità? Certamente nessuno. A chi vuoi che importi se il comune sperpera il denaro pubblico per un fare un dispetto forse dettato dalla diversa colorazione politica? Ah se la Corte dei conti passasse alle vie di fatto. Molti di quelli che hanno comandato grazie alla complicità di funzionari e dirigenti e sperperato denaro a danno della collettività, forse forse li vedremmo col cappello in mano a chiedere il sussidio. Ma la mia è pura utopia, come pure il solo pensare che l'attuale amministrazione avvii una indagine per individuare gli eventuali responsabili e applicare eventuali sanzioni amministrative e disciplinari. Sempre utopia rimane.
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