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Scuola e bullismo, la riflessione di Norberto Soldano
«Bisogna aiutare i ragazzi ed intervenire nel quotidiano»
mercoledì 20 gennaio 2016
7.13
L'ennesimo episodio di bullismo, il tentato suicidio di una ragazzina di 12 anni. Episodi si fanno sempre più frequenti nella scuola italiana, episodi che non possono solo passare in rassegna sulla stampa, ma devono indurre alla riflessione.
Una sconfitta per la scuola italiana e i suoi sistemi educativi, quella stessa scuola italiana che troppo spesso si limita trasmettere nozionismi e conoscenze teoriche. I sani principi, ripartiamo da quelli, dalla cultura della legalità che spesso commettiamo l'errore di dare per scontata. La scuola è una palestra di apprendimento per la vita e sottopone i ragazzi alle prime grandi sfide della vita che non sono soltanto le interrogazioni o gli esami. Perdersi in immensi giri di parole sulla legalità solo quando si verificano queste tragedie è fine a se stesso, è nel quotidiano infatti che bisogna intervenire a spada tratta sui casi di bullismo fin dai primi sintomi e prendere le dovute misure di prevenzione, cercando di curare alla radice questi fenomeni, aiutando quei ragazzi che prevaricano indiscriminatamente sugli altri, sui più deboli, affinchè superino queste fasi di violenza spesso dettate da stati psicologici di debolezza e a reinserirsi civilmente nei loro contesti sociali. Non basta prenderne atto. Le istituzioni hanno il dovere di mettere in campo strategie concrete e realmente fattibili per arginare questi fenomeni.
Una soluzione percorribile può essere in primis il ripristino dell'ora settimanale di educazione civica nelle scuole medie e superiori, già introdotta nella scuola statale da un grande statista come Aldo Moro, nel 1958 diventata poi materia curricolare e poi in tempi più recenti abolita. In un Paese laico come il nostro, trovo assurdo che lo studio della Costituzione sia meno indispensabile che dell'ora settimanale di religione. Se nelle scuole, anche alla luce di questi gravi episodi, non si inverte il senso di rotta inaugurando una stagione all'insegna della legalità intraprendendo dei percorsi di cittadinanza attiva con progetti di volontariato che mirino a coinvolgere in prima persona gli studenti nella lotta a questi fenomeni, questi ultimi non prenderanno mai piena consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri, dell'importanza della loro partecipazione alla vita della comunità. Gli studenti di oggi sono i cittadini di domani ed è compito della scuola formare cittadini consapevoli. Un investimento sulla legalità può essere rilevarsi l'unica carta vincente.
Sono uno studente anch'io e rivendico il diritto di studiare in una scuola in cui non ci siano solo numeri, voti a quadrimestre, interrogazioni e compiti in classe, ma ci siano anche valori, insegnamenti validi per la vita, una scuola che promuova una cultura dei diritti e dei doveri, una scuola che faccia diventare adulti, che ci faccia crescere dritti, una scuola che promuova l'impegno sociale. Una scuola che ci insegni a guardare al futuro.
Una sconfitta per la scuola italiana e i suoi sistemi educativi, quella stessa scuola italiana che troppo spesso si limita trasmettere nozionismi e conoscenze teoriche. I sani principi, ripartiamo da quelli, dalla cultura della legalità che spesso commettiamo l'errore di dare per scontata. La scuola è una palestra di apprendimento per la vita e sottopone i ragazzi alle prime grandi sfide della vita che non sono soltanto le interrogazioni o gli esami. Perdersi in immensi giri di parole sulla legalità solo quando si verificano queste tragedie è fine a se stesso, è nel quotidiano infatti che bisogna intervenire a spada tratta sui casi di bullismo fin dai primi sintomi e prendere le dovute misure di prevenzione, cercando di curare alla radice questi fenomeni, aiutando quei ragazzi che prevaricano indiscriminatamente sugli altri, sui più deboli, affinchè superino queste fasi di violenza spesso dettate da stati psicologici di debolezza e a reinserirsi civilmente nei loro contesti sociali. Non basta prenderne atto. Le istituzioni hanno il dovere di mettere in campo strategie concrete e realmente fattibili per arginare questi fenomeni.
Una soluzione percorribile può essere in primis il ripristino dell'ora settimanale di educazione civica nelle scuole medie e superiori, già introdotta nella scuola statale da un grande statista come Aldo Moro, nel 1958 diventata poi materia curricolare e poi in tempi più recenti abolita. In un Paese laico come il nostro, trovo assurdo che lo studio della Costituzione sia meno indispensabile che dell'ora settimanale di religione. Se nelle scuole, anche alla luce di questi gravi episodi, non si inverte il senso di rotta inaugurando una stagione all'insegna della legalità intraprendendo dei percorsi di cittadinanza attiva con progetti di volontariato che mirino a coinvolgere in prima persona gli studenti nella lotta a questi fenomeni, questi ultimi non prenderanno mai piena consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri, dell'importanza della loro partecipazione alla vita della comunità. Gli studenti di oggi sono i cittadini di domani ed è compito della scuola formare cittadini consapevoli. Un investimento sulla legalità può essere rilevarsi l'unica carta vincente.
Sono uno studente anch'io e rivendico il diritto di studiare in una scuola in cui non ci siano solo numeri, voti a quadrimestre, interrogazioni e compiti in classe, ma ci siano anche valori, insegnamenti validi per la vita, una scuola che promuova una cultura dei diritti e dei doveri, una scuola che faccia diventare adulti, che ci faccia crescere dritti, una scuola che promuova l'impegno sociale. Una scuola che ci insegni a guardare al futuro.