Inbox
Trani da amare. Ma fino a quando?
Il pensiero di Mauro Spallucci (Omi)
lunedì 22 febbraio 2016
Sappiamo bene che la città ideale non è mai esistita ed è il frutto di visioni laiche e quasi mai religiose. Gli esempi che la storia ci offre sono innumerevoli. Pienza, Sabbioneta, Palmanova sono soltanto esempi che forniscono questa sintetica visione: non è il sonno ma il sogno della ragione con la sua tragica ambiguità a provocare mostri. Poiché sono e saranno sempre le persone a cambiare in meglio o in peggio la realtà esistente. A Trani come altrove. In ogni periodo storico. Ed anche in quello che stiamo oggi vivendo.
La poca attenzione alla nostra città da parte dei suoi cittadini, durante gli ultimi 30 anni, ha provocato tante negatività. Oggi quello che accade sfugge alla pianificazione e perfino alla speculazione, perché il modo con cui si disfanno o si ricompongono i modi dello stare insieme sono molto più veloci e si adattano al presente più di ogni politica che i nostri rappresentanti siano capaci di attuare. Anche se animati dalle buone intenzioni, non riescono a dare attuazione a nulla di concreto. Perché? Oggi la nostra città ha una complessità che sfugge. Cosa fare?
Il vero salto in avanti sarebbe quello di costruire una "visione" che - utilizzando le straordinarie tecnologie delle informazioni e della mappatura del reale di cui si è in possesso - siano più fedeli. Per non prendere cantonate e non dare spazio alla speculazione non soltanto edilizia ma anche intellettuale occorre ascoltare ed osservare, comprendere le economie e le tensioni, le reti dei rapporti, la solidarietà e l'eventuale rigetto di proposte innovative. Insomma bisogna avere una "cultura della città". Che non è la sua utopia , ma la possibile realtà da costruire insieme dove sanno convivere le persone che ci vivono ed i nuovi "laboratori di umanità". E' opportuno, allora, dare una scossa. Per richiamare ai doveri la cultura e la politica cittadina. Una scossa capace di mobilitare tutte le forze responsabili, a cominciare dalle élite, la classe politica, i media e gli intellettuali. Ciascuno facesse responsabilmente la propria parte.
Una situazione così come quella di oggi, a Trani, dovrebbe comportare una immediata convocazione popolare per confrontare ipotesi sulle possibili "visioni e soluzioni" da avviare ben sapendo che saranno prevedibilmente assai lunghi i tempi di reazione dei nostri concittadini. Infatti noi tranesi siamo stati da tempo narcotizzati, goccia a goccia, da una cultura imbevuta di consumismo sterile ed anche dannoso. Privato e comune. E' davvero una pretesa eccessiva sperare di vedere la nostra attuale classe di amministratori e rappresentanti "darsi da fare" non attorno a sottili calcoli elettorali ma sulle cose in grado di darci un futuro? Si chiede, pertanto, di occuparsi - per favore - di quel che vale davvero.
Ovviamente a ciascuno viene riconosciuta libertà e coscienza. Sappiamo bene che in democrazia vince chi convince. Chi non convince non dia la colpa ad altri. Perché, al di là dei malintesi, chi non convince non vince. Neppure nel cuore dei suoi cittadini. Perché in democrazia tutti i cittadini, di tutte le culture presenti hanno diritto di pensare come la propria coscienza suggerisce e di votare in conseguenza. E la guida è stata sempre nelle mani di chi ha amministrato. Attualmente chi amministra deve assumersi le responsabilità di oggi ed agire di conseguenza dandone ragione e conto anche alle generazioni future. Il nostro auspicio resta quella di vedere che le scelte siano lungimiranti e provino a cambiare strada rispetto a quanto avvenuto in passato. Una strada in salita, complessa ed insidiosa, ma anche più nobile e di stimolo, vi sta davanti. Per percorrerla occorrono persone libere. Anche di saper dire di no.
Mauro Spallucci - OMI TRANI
Organismo a Movente Ideale
La poca attenzione alla nostra città da parte dei suoi cittadini, durante gli ultimi 30 anni, ha provocato tante negatività. Oggi quello che accade sfugge alla pianificazione e perfino alla speculazione, perché il modo con cui si disfanno o si ricompongono i modi dello stare insieme sono molto più veloci e si adattano al presente più di ogni politica che i nostri rappresentanti siano capaci di attuare. Anche se animati dalle buone intenzioni, non riescono a dare attuazione a nulla di concreto. Perché? Oggi la nostra città ha una complessità che sfugge. Cosa fare?
Il vero salto in avanti sarebbe quello di costruire una "visione" che - utilizzando le straordinarie tecnologie delle informazioni e della mappatura del reale di cui si è in possesso - siano più fedeli. Per non prendere cantonate e non dare spazio alla speculazione non soltanto edilizia ma anche intellettuale occorre ascoltare ed osservare, comprendere le economie e le tensioni, le reti dei rapporti, la solidarietà e l'eventuale rigetto di proposte innovative. Insomma bisogna avere una "cultura della città". Che non è la sua utopia , ma la possibile realtà da costruire insieme dove sanno convivere le persone che ci vivono ed i nuovi "laboratori di umanità". E' opportuno, allora, dare una scossa. Per richiamare ai doveri la cultura e la politica cittadina. Una scossa capace di mobilitare tutte le forze responsabili, a cominciare dalle élite, la classe politica, i media e gli intellettuali. Ciascuno facesse responsabilmente la propria parte.
Una situazione così come quella di oggi, a Trani, dovrebbe comportare una immediata convocazione popolare per confrontare ipotesi sulle possibili "visioni e soluzioni" da avviare ben sapendo che saranno prevedibilmente assai lunghi i tempi di reazione dei nostri concittadini. Infatti noi tranesi siamo stati da tempo narcotizzati, goccia a goccia, da una cultura imbevuta di consumismo sterile ed anche dannoso. Privato e comune. E' davvero una pretesa eccessiva sperare di vedere la nostra attuale classe di amministratori e rappresentanti "darsi da fare" non attorno a sottili calcoli elettorali ma sulle cose in grado di darci un futuro? Si chiede, pertanto, di occuparsi - per favore - di quel che vale davvero.
Ovviamente a ciascuno viene riconosciuta libertà e coscienza. Sappiamo bene che in democrazia vince chi convince. Chi non convince non dia la colpa ad altri. Perché, al di là dei malintesi, chi non convince non vince. Neppure nel cuore dei suoi cittadini. Perché in democrazia tutti i cittadini, di tutte le culture presenti hanno diritto di pensare come la propria coscienza suggerisce e di votare in conseguenza. E la guida è stata sempre nelle mani di chi ha amministrato. Attualmente chi amministra deve assumersi le responsabilità di oggi ed agire di conseguenza dandone ragione e conto anche alle generazioni future. Il nostro auspicio resta quella di vedere che le scelte siano lungimiranti e provino a cambiare strada rispetto a quanto avvenuto in passato. Una strada in salita, complessa ed insidiosa, ma anche più nobile e di stimolo, vi sta davanti. Per percorrerla occorrono persone libere. Anche di saper dire di no.
Mauro Spallucci - OMI TRANI
Organismo a Movente Ideale