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Trani, la città pensa in grande
Nuovo intervento di Mauro Spallucci
mercoledì 7 dicembre 2016
Gli studi più seri e di livello internazionale suggeriscono che le città in grado di pensare in grande, che sono in grado di elaborare una visione condivisa di medio-lungo periodo, che elaborano piani di sviluppo a lungo termine sono quelle che hanno futuro, che crescono di popolazione soprattutto giovanile, che possono essere anche dei modelli urbani per le altre città. Inoltre i nuovi modelli urbani europei hanno una impostazione culturale comune e tutti progettano il loro futuro perché si rendono conto che siano in una fase di transizione.
C'è bisogno di diventare più attrattivi, più accoglienti, più accessibili. Il problema principale non sono più soltanto gli ostacoli burocratici o di carenze finanziarie. Il problema è l'assenza di una visione. Quando si parla di investimenti bisogna dare una accezione ampia, anzi molto ampia. Tra costruzione ed ambiente non dovrebbe esserci nessuna differenza e non si può parlare più di riqualificazione urbana perché nel mix degli investimenti c'è la rigenerazione urbana. C'è, anche, l'offerta di servizi e trasformazione di comportamenti, accoglienza, ambiente e digitale-tecnologico come prioritario. Occorre una visione. Trani ne ha una condivisa?
Per questo può darsi di sì se si è in grado di integrare queste componenti: la prima- piano di trasformazione e di modesta espansione; la seconda-piano per affrontare la digitalizzazione che sfocia nella smart city; la terza - piano e politiche che riguardano ambiente ed energia; la quarta - piano per nuova mobilità e tipologie di case; la quinta - la nuova forma è l'architettura della città del futuro. Trani, per fortuna, si trova nel centro del Mediterraneo e l'area del Mediterraneo è un'area del mondo che è favorita nella crescita.
Ovviamente c'è bisogno di pace per investire. Però- in questi giorni- ci sono stati incontri importanti a Roma nei quali imprenditori e mondo istituzionale Mediterraneo stanno riflettendo insieme, facendo accordi, gettando basi di sviluppo concreto condiviso.
Stanno creando la cultura dell'incontro, dello scambio tra le culture diverse e gettando le basi per un'alleanza sociale che sia in grado di riconoscere il rispetto di tutte le popolazioni e che ci si faccia interpreti del cambiamento. Ovviamente occorrono molte cose. Per esempio un sistema più semplice e trasparente ed una governance aperta. Occorre una politica di cooperazione euro-mediterranea. Trani in tutto questo può avere un ruolo strategico, unico, fondamentale per il suo futuro.
Occorre che la città diventi un cantiere aperto, un laboratorio di cambiamento, una polis con un forte e condiso progetto culturale. La visione di diventare una città mediterranea "modello" può essere la strada maestra da percorrere. Occorre un abito mentale e di comportamenti come qualcosa di costitutivo che viene prima della divisione ideologica e della contesa politica e che già sopravvive ad entrambe. Qualcosa che appartiene alle radici fondanti di una comunità, la più solida garanzia di una crescita ordinata.
Ed anche una azione consapevole della attuale classe dirigente tranese che dimostri di sapersi misurare con la gravità dei problemi che abbiamo davanti. Pertanto la proposta dei dialoghi mediterranei di pace e la proposta della candidatura di Trani a capitale italiana della cultura 2019 sono una strada aperta, possibile da percorrere insieme.
La città di Trani diventerà cosi un bene comune anche per tutto il territorio pugliese, nordbarese in primis. Occorre prendere coscienza di questa partita da giocare avviando una riflessione progettuale concreta che si trasformi rapidamente in progetti, politiche, esperienze.
Mauro Spallucci
Omi Trani
C'è bisogno di diventare più attrattivi, più accoglienti, più accessibili. Il problema principale non sono più soltanto gli ostacoli burocratici o di carenze finanziarie. Il problema è l'assenza di una visione. Quando si parla di investimenti bisogna dare una accezione ampia, anzi molto ampia. Tra costruzione ed ambiente non dovrebbe esserci nessuna differenza e non si può parlare più di riqualificazione urbana perché nel mix degli investimenti c'è la rigenerazione urbana. C'è, anche, l'offerta di servizi e trasformazione di comportamenti, accoglienza, ambiente e digitale-tecnologico come prioritario. Occorre una visione. Trani ne ha una condivisa?
Per questo può darsi di sì se si è in grado di integrare queste componenti: la prima- piano di trasformazione e di modesta espansione; la seconda-piano per affrontare la digitalizzazione che sfocia nella smart city; la terza - piano e politiche che riguardano ambiente ed energia; la quarta - piano per nuova mobilità e tipologie di case; la quinta - la nuova forma è l'architettura della città del futuro. Trani, per fortuna, si trova nel centro del Mediterraneo e l'area del Mediterraneo è un'area del mondo che è favorita nella crescita.
Ovviamente c'è bisogno di pace per investire. Però- in questi giorni- ci sono stati incontri importanti a Roma nei quali imprenditori e mondo istituzionale Mediterraneo stanno riflettendo insieme, facendo accordi, gettando basi di sviluppo concreto condiviso.
Stanno creando la cultura dell'incontro, dello scambio tra le culture diverse e gettando le basi per un'alleanza sociale che sia in grado di riconoscere il rispetto di tutte le popolazioni e che ci si faccia interpreti del cambiamento. Ovviamente occorrono molte cose. Per esempio un sistema più semplice e trasparente ed una governance aperta. Occorre una politica di cooperazione euro-mediterranea. Trani in tutto questo può avere un ruolo strategico, unico, fondamentale per il suo futuro.
Occorre che la città diventi un cantiere aperto, un laboratorio di cambiamento, una polis con un forte e condiso progetto culturale. La visione di diventare una città mediterranea "modello" può essere la strada maestra da percorrere. Occorre un abito mentale e di comportamenti come qualcosa di costitutivo che viene prima della divisione ideologica e della contesa politica e che già sopravvive ad entrambe. Qualcosa che appartiene alle radici fondanti di una comunità, la più solida garanzia di una crescita ordinata.
Ed anche una azione consapevole della attuale classe dirigente tranese che dimostri di sapersi misurare con la gravità dei problemi che abbiamo davanti. Pertanto la proposta dei dialoghi mediterranei di pace e la proposta della candidatura di Trani a capitale italiana della cultura 2019 sono una strada aperta, possibile da percorrere insieme.
La città di Trani diventerà cosi un bene comune anche per tutto il territorio pugliese, nordbarese in primis. Occorre prendere coscienza di questa partita da giocare avviando una riflessione progettuale concreta che si trasformi rapidamente in progetti, politiche, esperienze.
Mauro Spallucci
Omi Trani