La NarraVita
L'impegno sociale di Rosa Uva
Non c'è solo politica nella vita di un politico...e noi non ci occupiamo di politica
sabato 12 settembre 2015
7.45
Il volto di Rosa Uva ci rimanda alla politica della città di Trani, tuttavia, la Narravita non si occupa di politica ma di persone e quindi oggi racconteremo la sua storia di vita.
Conosco Rosa da diversi anni, io ero una ragazzina coetanea di suo fratello ed ero molto diversa da oggi, invece lei no. Una giovane donna molto bella, educata, attenta e sorridente. Molti ricordano la sua parabola politica passata e molti altri saranno curiosi di conoscere le sue prossima mosse, ma pochi conoscono la sua storia di lavoro all'interno dell'ambito sociale.
Dal 2005 al 2008 è stata direttrice della Croce Rossa del campo di smistamento profughi, ora campo stabile, situato nei pressi di Bari Palese. Una direttrice a 27 anni? Scovo nei suoi occhi una nota di rammarico per non essere ancora li, a dirigere quel campo tra i profughi, desiderosi di vita. Scovo passione intensa e molta professionalità e ricordi intensi, i ricordi di chi non ha svolto un lavoro facile. Ricorda la sua divisa, verde, ricorda emozionanti tramonti e gli aerei che sorvolavano il campo, ricorda gli ospiti del campo che la chiamavano "Big Mama" nonostante la sua corporatura sia così lontana dall'immagine della mami di rosselliana memoria.
Laureata in scienze della formazione, esperta in psico-pedagogia, mediatore culturale, insegnate di sostegno e di ogni ambito della devianza ha un percorso professionale di notevole merito e insieme a tutto ciò figlia, compagna, sorella, politico attivo e zia di una piccola bambina che le strappa innumerevoli sorrisi mentre parliamo. Chi sceglie di svolgere questa professione non può farlo a caso, non può scegliere una vita di questo genere perché è un lavoro in cui devi sporcarti le mani e rischiare tutto per meritarti il rispetto di chi non ha più nulla da perdere.
Rosa Uva ci è riuscita e questo accade quando le cose si fanno col cuore, con la pancia, con la passione di chi non poteva scegliere un percorso diverso. Questo, in effetti, mi ha fatto molto piacere: la volontà di affermazione che ho letto nei suoi occhi allegri, sereni e attenti quando mi ha detto "Io sono Rosa Uva", sono questo senza sconti.
Non è stupita della situazione odierna relativa al settore immigrazione, ma sa di aver compiuto un notevole lavoro anche se questo le è costato sacrificio e poco tempo libero e un impegno che prescindeva da tutto, anche a danneggiare i suoi rapporti familiari, perché una mamma si aspetta sempre che sua figlia sia al sicuro e scegliere questo percorso purtroppo a volte non è semplice. Ma poi ci pensa su e mi dice che tutto quello che ha fatto, che fa e che farà sarà sempre opera del suo ingegno e del suo lavoro sostenuto da sempre dalla sua famiglia e dal suo compagno di vita.
Mentre stavo andando via così sorridendo su una foto che la ritraeva ad un compleanno di una suora mi dice che è anche una catechista e io ho pensato che non fosse umana, ma poi ha sorriso emozionata e curiosa di quello che avrei raccontato e sono andata via rasserenata.
Conosco Rosa da diversi anni, io ero una ragazzina coetanea di suo fratello ed ero molto diversa da oggi, invece lei no. Una giovane donna molto bella, educata, attenta e sorridente. Molti ricordano la sua parabola politica passata e molti altri saranno curiosi di conoscere le sue prossima mosse, ma pochi conoscono la sua storia di lavoro all'interno dell'ambito sociale.
Dal 2005 al 2008 è stata direttrice della Croce Rossa del campo di smistamento profughi, ora campo stabile, situato nei pressi di Bari Palese. Una direttrice a 27 anni? Scovo nei suoi occhi una nota di rammarico per non essere ancora li, a dirigere quel campo tra i profughi, desiderosi di vita. Scovo passione intensa e molta professionalità e ricordi intensi, i ricordi di chi non ha svolto un lavoro facile. Ricorda la sua divisa, verde, ricorda emozionanti tramonti e gli aerei che sorvolavano il campo, ricorda gli ospiti del campo che la chiamavano "Big Mama" nonostante la sua corporatura sia così lontana dall'immagine della mami di rosselliana memoria.
Laureata in scienze della formazione, esperta in psico-pedagogia, mediatore culturale, insegnate di sostegno e di ogni ambito della devianza ha un percorso professionale di notevole merito e insieme a tutto ciò figlia, compagna, sorella, politico attivo e zia di una piccola bambina che le strappa innumerevoli sorrisi mentre parliamo. Chi sceglie di svolgere questa professione non può farlo a caso, non può scegliere una vita di questo genere perché è un lavoro in cui devi sporcarti le mani e rischiare tutto per meritarti il rispetto di chi non ha più nulla da perdere.
Rosa Uva ci è riuscita e questo accade quando le cose si fanno col cuore, con la pancia, con la passione di chi non poteva scegliere un percorso diverso. Questo, in effetti, mi ha fatto molto piacere: la volontà di affermazione che ho letto nei suoi occhi allegri, sereni e attenti quando mi ha detto "Io sono Rosa Uva", sono questo senza sconti.
Non è stupita della situazione odierna relativa al settore immigrazione, ma sa di aver compiuto un notevole lavoro anche se questo le è costato sacrificio e poco tempo libero e un impegno che prescindeva da tutto, anche a danneggiare i suoi rapporti familiari, perché una mamma si aspetta sempre che sua figlia sia al sicuro e scegliere questo percorso purtroppo a volte non è semplice. Ma poi ci pensa su e mi dice che tutto quello che ha fatto, che fa e che farà sarà sempre opera del suo ingegno e del suo lavoro sostenuto da sempre dalla sua famiglia e dal suo compagno di vita.
Mentre stavo andando via così sorridendo su una foto che la ritraeva ad un compleanno di una suora mi dice che è anche una catechista e io ho pensato che non fosse umana, ma poi ha sorriso emozionata e curiosa di quello che avrei raccontato e sono andata via rasserenata.