La NarraVita
La continua "lotta" di Gigi Mintrone
Supporto e forza ad un giovane tranese dal coraggio estremo
sabato 23 maggio 2015
8.46
Una puntata della NarraVita che sarà soltanto l'apertura di un'inchiesta che si occuperà di lui e che andrà a fondo per dare supporto e forza ad un giovane tranese dal coraggio estremo.
La scorsa settimana sono stata in un'ottica tranese per sistemare i miei occhiali che ho danneggiato dopo essermi addormentata, come faccio da sempre. C'era lui seduto sulla sua carrozzina e aveva impegnato la commessa e la proprietaria dell'ottica nella ricerca di una montatura molto bella e particolare per la sua mamma. Aveva le idee decise, un regalo per lei e doveva essere straordinario.
Ho provato una grande simpatia per il modo in cui aveva catalizzato su di lui l'attenzione nonostante la sua condizione di portatore di handicap avrebbe, secondo l'opinione e l'immaginario collettivo, dovuto impedirglielo e senza alcun imbarazzo gli ho chiesto se gli andava di rispondere a qualche mia domanda. Solo alla fine vi dirò cosa mi ha esattamente risposto.
L'ho rincontrato ieri pomeriggio, mi è venuta incontro sua mamma, una donna sorridente e con il suo papà, il signor Luigi mi hanno accolto nella loro casa. Gigi Mintrone, classe '85, è affetto da una malattia che gli impone di stare seduto in carrozzina, bloccandolo nei movimenti, ma la testa quella no, viaggia su un livello alto, molto alto, più alto di alcuni giovani suoi coetanei tutto calcio e serate in discoteca. Si è laureato in scienze politiche e relazioni internazionali col massimo dei voti e la menzione accademica, parla perfettamente l'italiano e allo stesso modo l'inglese e legge, legge molto. Nutre uno spassionato amore per la sua famiglia e per la sua nonna, che dice avergli infuso un coraggio micidiale, forse anche ora che non c'è più.
In bilico lotta per difendere i suoi diritti di malato, il diritto universale e necessario alla vita, una vita che da quattro anni non riesce a migliorare a causa di una serie di lungaggini burocratiche di cui avremo modo di parlare prossimamente. Dice che quello che lo ferisce maggiormente è sentirsi per l'Italia un documento e non una persona e di rimpiangere l'affetto, la preparazione e la capacità dei professori americani che si sono occupati di lui e che spera possano presto ricominciare a farlo perché Gigi ha seguito il protocollo terapeutico USA per la cura della tetra paresi spastica.
I suoi genitori hanno rinunciato in gran parte alla loro vita perché la vita dei loro figli "particolari" è diventata la loro vita.
Immobilizzato sulla sua carrozzina, nulla però gli vieta di lottare e superato il dolore cui lo sottopone lo stress di dover sopportare uno stop alle terapie che migliorano il suo stato di salute fisico e conseguenzialmente di benessere mentale, nessuno potrà mai togliergli la voglia infinita di viaggiare e crescere e aprire una finestra spalancata sul mondo che ancora deve scoprire.
Solo adesso posso svelarvi cosa mi ha risposto quando gli ho chiesto se volesse rispondere alle mie domande: mi ha chiesto schietto e diretto se avesse potuto fidarsi di me ed io l'ho rassicurato con estrema naturalezza.
Questa è l'unica nota triste di una storia bellissima che ha molto da insegnare ad ognuno di noi, per la forza di Gigi, per il sostegno della sua mamma e del suo papà e per ogni amico delle sue "due comitive" come ci tiene a precisare: ti scalfisce la burocrazia, ti sfiniscono tutte quelle persone che approfittando della bontà d'animo propongono progetti e alternative e poi non rispondono più nemmeno al telefono e piano piano ti tolgono la fiducia nel prossimo. Ma questo non è il nostro caso.
La scorsa settimana sono stata in un'ottica tranese per sistemare i miei occhiali che ho danneggiato dopo essermi addormentata, come faccio da sempre. C'era lui seduto sulla sua carrozzina e aveva impegnato la commessa e la proprietaria dell'ottica nella ricerca di una montatura molto bella e particolare per la sua mamma. Aveva le idee decise, un regalo per lei e doveva essere straordinario.
Ho provato una grande simpatia per il modo in cui aveva catalizzato su di lui l'attenzione nonostante la sua condizione di portatore di handicap avrebbe, secondo l'opinione e l'immaginario collettivo, dovuto impedirglielo e senza alcun imbarazzo gli ho chiesto se gli andava di rispondere a qualche mia domanda. Solo alla fine vi dirò cosa mi ha esattamente risposto.
L'ho rincontrato ieri pomeriggio, mi è venuta incontro sua mamma, una donna sorridente e con il suo papà, il signor Luigi mi hanno accolto nella loro casa. Gigi Mintrone, classe '85, è affetto da una malattia che gli impone di stare seduto in carrozzina, bloccandolo nei movimenti, ma la testa quella no, viaggia su un livello alto, molto alto, più alto di alcuni giovani suoi coetanei tutto calcio e serate in discoteca. Si è laureato in scienze politiche e relazioni internazionali col massimo dei voti e la menzione accademica, parla perfettamente l'italiano e allo stesso modo l'inglese e legge, legge molto. Nutre uno spassionato amore per la sua famiglia e per la sua nonna, che dice avergli infuso un coraggio micidiale, forse anche ora che non c'è più.
In bilico lotta per difendere i suoi diritti di malato, il diritto universale e necessario alla vita, una vita che da quattro anni non riesce a migliorare a causa di una serie di lungaggini burocratiche di cui avremo modo di parlare prossimamente. Dice che quello che lo ferisce maggiormente è sentirsi per l'Italia un documento e non una persona e di rimpiangere l'affetto, la preparazione e la capacità dei professori americani che si sono occupati di lui e che spera possano presto ricominciare a farlo perché Gigi ha seguito il protocollo terapeutico USA per la cura della tetra paresi spastica.
I suoi genitori hanno rinunciato in gran parte alla loro vita perché la vita dei loro figli "particolari" è diventata la loro vita.
Immobilizzato sulla sua carrozzina, nulla però gli vieta di lottare e superato il dolore cui lo sottopone lo stress di dover sopportare uno stop alle terapie che migliorano il suo stato di salute fisico e conseguenzialmente di benessere mentale, nessuno potrà mai togliergli la voglia infinita di viaggiare e crescere e aprire una finestra spalancata sul mondo che ancora deve scoprire.
Solo adesso posso svelarvi cosa mi ha risposto quando gli ho chiesto se volesse rispondere alle mie domande: mi ha chiesto schietto e diretto se avesse potuto fidarsi di me ed io l'ho rassicurato con estrema naturalezza.
Questa è l'unica nota triste di una storia bellissima che ha molto da insegnare ad ognuno di noi, per la forza di Gigi, per il sostegno della sua mamma e del suo papà e per ogni amico delle sue "due comitive" come ci tiene a precisare: ti scalfisce la burocrazia, ti sfiniscono tutte quelle persone che approfittando della bontà d'animo propongono progetti e alternative e poi non rispondono più nemmeno al telefono e piano piano ti tolgono la fiducia nel prossimo. Ma questo non è il nostro caso.