La NarraVita
Luciana Di Meo: «Io, l’amica degli immigrati»
La NarraVita di oggi affronta lo scottante tema dell’immigrazione…
sabato 13 giugno 2015
9.07
Stavo pranzando serenamente con la mia famiglia e come consuetudine guardavamo il tg nazionale. Una consuetudine da cancellare se consideriamo che l'80% delle notizie inerisce la cronaca nera o addirittura di Cardinali che annunciano la scioccante notizia che è meno grave uno stupro piuttosto che un aborto. Ma questa è un'altra storia. Compare nello schermo Roberto Maroni, presidente della regione Lombardia, che dice "impedire le partenze con il blocco navale o, ancora meglio, fare campi profughi in Libia. E gli accordi di Schengen vanno «sospesi»". Il maccherone di traverso. Controbatte Salvini: "Da clandestini 180 casi di scabbia a Milano, nonché altre centinaia di malati. Andassero ad abbracciare Renzi e la Boldrini". Morte per affogamento da maccherone.
Ancora oggi, nonostante tutto, nonostante lo sviluppo economico, quello sociale e politico e culturale ecco che il diverso spaventa, terrorizza. Ma diverso da chi? E allora mentre rimuginavo su questa questione ho pensato a lei: Luciana Di Meo. Chiunque la conosca sa che prima di diventare mamma, per otto anni, ha gestito un phone center e internet point che pian piano si è trasformato nel primo vero sportello immigrazione a Trani. Ancora oggi tutti gli immigrati presenti sul territorio italiano si rivolgono a lei per il disbrigo di pratiche per i documenti di soggiorno, per prenotare visite mediche e spesso anche solo per compilare un bollettino postale.
Ancora oggi quando passeggia con suo figlio le sorridono donne e uomini, bimbi e giovani che in lei hanno trovato non solo un punto di riferimento ma anche e soprattutto un'amica, la loro amica italiana. A tutti, Luciana, risponde con un grande sorriso e anche a me risponde con una luce tanto intensa negli occhi, perché anche se adesso la sua vita è cambiata con la rivoluzione che la nascita di un figlio porta con se, sono certa che ricordi gli anni del suo lavoro attivo nel settore dell'immigrazione con grande gioia. Ed è questo anche il suo progetto futuro, aprire un vero e proprio sportello immigrazione. Quando le ho chiesto di porle qualche domanda non mi ha nemmeno chiesto quale fosse l'argomento, perché questa passione ci accomuna da sempre, se di passione si deve parlare e non di regolare apertura mentale.
L'immigrato non è malato, non è diverso, non è spesso felice di vivere in una città che lo rifiuta. La diversità è quella che percepisce la testa vuota di chi ancora parla di diversità per il colore della pelle. Queste persone, umani come tutti noi, hanno solo bisogno di un supporto nello svolgimento pratico delle normali attività di inserimento cittadino, amministrativo e burocratico. A chi dice di bloccare i viaggi verso l'Italia, a chi dice di aiutare questa gente nel loro paese, a chi parla senza mai aver vissuto un giorno con loro io dico di stare attento. C'è stato un tempo in cui anche noi abbiamo avuto necessità di emigrare verso altre terre e se è vera la teoria della ciclicità della storia io dico che potrebbe risuccedere per tutti gli altri dubbi rivolgetevi a lei, Luciana, l'amica degli immigrati.
Ancora oggi, nonostante tutto, nonostante lo sviluppo economico, quello sociale e politico e culturale ecco che il diverso spaventa, terrorizza. Ma diverso da chi? E allora mentre rimuginavo su questa questione ho pensato a lei: Luciana Di Meo. Chiunque la conosca sa che prima di diventare mamma, per otto anni, ha gestito un phone center e internet point che pian piano si è trasformato nel primo vero sportello immigrazione a Trani. Ancora oggi tutti gli immigrati presenti sul territorio italiano si rivolgono a lei per il disbrigo di pratiche per i documenti di soggiorno, per prenotare visite mediche e spesso anche solo per compilare un bollettino postale.
Ancora oggi quando passeggia con suo figlio le sorridono donne e uomini, bimbi e giovani che in lei hanno trovato non solo un punto di riferimento ma anche e soprattutto un'amica, la loro amica italiana. A tutti, Luciana, risponde con un grande sorriso e anche a me risponde con una luce tanto intensa negli occhi, perché anche se adesso la sua vita è cambiata con la rivoluzione che la nascita di un figlio porta con se, sono certa che ricordi gli anni del suo lavoro attivo nel settore dell'immigrazione con grande gioia. Ed è questo anche il suo progetto futuro, aprire un vero e proprio sportello immigrazione. Quando le ho chiesto di porle qualche domanda non mi ha nemmeno chiesto quale fosse l'argomento, perché questa passione ci accomuna da sempre, se di passione si deve parlare e non di regolare apertura mentale.
L'immigrato non è malato, non è diverso, non è spesso felice di vivere in una città che lo rifiuta. La diversità è quella che percepisce la testa vuota di chi ancora parla di diversità per il colore della pelle. Queste persone, umani come tutti noi, hanno solo bisogno di un supporto nello svolgimento pratico delle normali attività di inserimento cittadino, amministrativo e burocratico. A chi dice di bloccare i viaggi verso l'Italia, a chi dice di aiutare questa gente nel loro paese, a chi parla senza mai aver vissuto un giorno con loro io dico di stare attento. C'è stato un tempo in cui anche noi abbiamo avuto necessità di emigrare verso altre terre e se è vera la teoria della ciclicità della storia io dico che potrebbe risuccedere per tutti gli altri dubbi rivolgetevi a lei, Luciana, l'amica degli immigrati.