Mazza e panella
Barr...acuda e figli: un caso da prendere con bisturi e tintura di iodio
MAZZA E PANELLA di Giovanni Ronco
martedì 21 novembre 2017
Mi dispiace deludere le pruderie e la voglia di molti lettori di trovare spunti in questa rubrica riguardanti il caso Bottaro-Barresi, ma, come già fatto in passato per le Estati Tranesi o il Sistema Trani, come ben sa chi mi segue con fedeltà, quando una questione politica sfocia nell'ambito giudiziario credo che il giornalista debba fermarsi e dare la parola all'altro "potere" competente: la magistratura. Per non parlare di un altro aspetto: nel caso in questione vi è l'aggravante del "fatto personale", espressione richiamata nelle dichiarazioni lette ed ascoltate.
Ritengo molto gratificante ed efficace per il giornalista, intervenire - meglio se in modo chirurgico - con bisturi e tintura di iodio sulle azioni strettamente politiche, sugli atti amministrativi, specie quando vengono fuori incompetenze e di conseguenza disservizi per i cittadini. Ma quando emerge altro: risvolti da aule di tribunale, citazioni di figli, rivendicazioni di famiglie più o meno blasonate, o, esulando dal caso Bottaro Barresi, storie e storiacce da "camera da letto", ritengo opportuno fare un passo indietro e lasciare parole e competenze ai colleghi impegnati nella "giudiziaria" o direttamente, ai magistrati, che, nel bene o nel male, faranno il loro lavoro.
Ritengo il caso Barresi-Bottaro, con la prima autrice di un morso da barracuda, dopo quanto letto e ascoltato, competenza stretta della magistratura. Se dovessero esserci "ricadute" politiche derivanti dalla querelle, (ma poco ci credo, vista la fame atavica di tanti coprotagonisti della scena amministrativa, che non vorranno rimetterci lo stipendiuccio né mo, ne mai) tornerò ad occuparmene. Dal nostro punto di vista ritengo molto più grave che qualche assessore in carica si sfoghi con alcuni suoi confidenti: "Mi sono rotto i coglioni di questa amministrazione. Non vedo l'ora di uscire di scena. Bisognerebbe pensare una exit strategy come per la Di Staso: addurre motivi di lavoro e via". Ammesso e non concesso che lo trovino ancora il lavoro dopo questa esperienza politica da paura.
Ritengo molto gratificante ed efficace per il giornalista, intervenire - meglio se in modo chirurgico - con bisturi e tintura di iodio sulle azioni strettamente politiche, sugli atti amministrativi, specie quando vengono fuori incompetenze e di conseguenza disservizi per i cittadini. Ma quando emerge altro: risvolti da aule di tribunale, citazioni di figli, rivendicazioni di famiglie più o meno blasonate, o, esulando dal caso Bottaro Barresi, storie e storiacce da "camera da letto", ritengo opportuno fare un passo indietro e lasciare parole e competenze ai colleghi impegnati nella "giudiziaria" o direttamente, ai magistrati, che, nel bene o nel male, faranno il loro lavoro.
Ritengo il caso Barresi-Bottaro, con la prima autrice di un morso da barracuda, dopo quanto letto e ascoltato, competenza stretta della magistratura. Se dovessero esserci "ricadute" politiche derivanti dalla querelle, (ma poco ci credo, vista la fame atavica di tanti coprotagonisti della scena amministrativa, che non vorranno rimetterci lo stipendiuccio né mo, ne mai) tornerò ad occuparmene. Dal nostro punto di vista ritengo molto più grave che qualche assessore in carica si sfoghi con alcuni suoi confidenti: "Mi sono rotto i coglioni di questa amministrazione. Non vedo l'ora di uscire di scena. Bisognerebbe pensare una exit strategy come per la Di Staso: addurre motivi di lavoro e via". Ammesso e non concesso che lo trovino ancora il lavoro dopo questa esperienza politica da paura.