Mazza e panella
Il mercato dei pensieri all'ammasso: social, uomini e donne
I giorni di "vacanza" e il tempo libero di Giovanni Ronco, ecco la sua riflessione
martedì 2 gennaio 2018
Nei giorni di vacanza il tempo libero, finalmente, è più ampio. Si ha anche più disponibilità nel soffermarsi in quello che purtroppo è diventato, da quanto vedo scorrendo per lunghi minuti le schermate dello smartphone d'ordinanza, il maggior divertimento e passatempo di tanta gente: scrivere su Facebook.
Scorro col dito e scorgo la cianfrusaglia del pensiero. E' come se si stesse nel settore del mercato dei polacchi: non sapevo cosa fosse, poi una parente mi spiegò che era un settore dove si vendeva roba usata ed in quanto tale anche di poco valore. Una volta, tanti anni fa, passando davanti a certe bancarelle che esponevano indumenti ammassati, capii che erano quelle dei polacchi. Mi sono sempre chiesto il perché di questa dicitura e perché discriminare questo popolo.
Ma tant'è, scusandomi per la digressione proustiana, ritrovo tutti i giorni su fb quell'ammasso di stupidaggini, banalità, foto di pietanze cucinate, risse verbali sulle squadre di calcio (specie dopo vittorie o sconfitte juventine e/o interiste, con qualche scampolo di napoletani, laziali, milanisti) quella teoria di auguri meccanici. Tutto questo mi ha fatto pensare che una volta si allenava il pensiero nei circoli, nei partiti, nelle assemblee delle scuole o di quartiere (qui non credo che siano mai esistite queste ultime); ora questo pensiero appiattito e larvatico (pure io qualche volta ho partecipato e sono un pentito in tal senso) si allena in questa palestra finta e virtuale. Uno si illude di essere impegnato in una conversazione ed invece è un soliloquio, un monologo disperato. Per non parlare di frasi celebri di scrittori e poeti e filosofi spiaccicate lì per sfogare una rabbia, far passare delle ore affogate nell'indisposizione prettamente femminile o vendicarsi di qualcuno perché non si ha il coraggio di affrontarlo apertamente, di persona.
Nella scorribanda delle cianfrusaglie però, un paio di cose buone le ho trovate: una mi ha molto divertito ed è a firma di una privata cittadina; nel suo scritto ricordava, tra le altre cose, che FB è pieno di "elemosina – figa", mendicanti di figa, pronti a tutto dopo aver visto una mezza tetta o una mezza coscia su Fb.
Vero e crudo come pensiero. E divertente il nomignolo. Un'altra giusta considerazione è secondo me quella di Enzo Scaringi, lo cito perché ormai personaggio pubblico, in quanto cittadino attivo per il comitato Bene Comune e quello di "Chiudiamo la discarica". Al di là delle battaglie al fianco dei suoi collaboratori, Scaringi auspica, giustamente, che il luogo di cui sopra, fb appunto, con l'anno nuovo smetta di essere il più delle volte una palestra d'intolleranza nella quale ricoprire di parolacce ed insulti chi la pensa diversamente. Ma se stanno sempre su fb e molti di quelli non leggono manco un libro in un anno (vedi articolo di ieri "Lettera ai tranesi") valli a spiegare i concetti di tolleranza e libertà, dialogo e ascolto. Da Voltaire e compagnia in poi. E' una parola. Poi mi chiedo, al di là della tolleranza e dei principi, molto più prosaicamente: ma tanta gente che dice di lavorare e poi pubblica decine di post in una settimana, o finge di lavorare, o ha qualche segretaria/o che scrive al suo posto. Ma come fanno a trovare tutto quel tempo? O sicuramente, se lavorano, come penso che facciano, si negano tante altre piacevoli attività della vita che invece dovrebbero perseguire...
Scorro col dito e scorgo la cianfrusaglia del pensiero. E' come se si stesse nel settore del mercato dei polacchi: non sapevo cosa fosse, poi una parente mi spiegò che era un settore dove si vendeva roba usata ed in quanto tale anche di poco valore. Una volta, tanti anni fa, passando davanti a certe bancarelle che esponevano indumenti ammassati, capii che erano quelle dei polacchi. Mi sono sempre chiesto il perché di questa dicitura e perché discriminare questo popolo.
Ma tant'è, scusandomi per la digressione proustiana, ritrovo tutti i giorni su fb quell'ammasso di stupidaggini, banalità, foto di pietanze cucinate, risse verbali sulle squadre di calcio (specie dopo vittorie o sconfitte juventine e/o interiste, con qualche scampolo di napoletani, laziali, milanisti) quella teoria di auguri meccanici. Tutto questo mi ha fatto pensare che una volta si allenava il pensiero nei circoli, nei partiti, nelle assemblee delle scuole o di quartiere (qui non credo che siano mai esistite queste ultime); ora questo pensiero appiattito e larvatico (pure io qualche volta ho partecipato e sono un pentito in tal senso) si allena in questa palestra finta e virtuale. Uno si illude di essere impegnato in una conversazione ed invece è un soliloquio, un monologo disperato. Per non parlare di frasi celebri di scrittori e poeti e filosofi spiaccicate lì per sfogare una rabbia, far passare delle ore affogate nell'indisposizione prettamente femminile o vendicarsi di qualcuno perché non si ha il coraggio di affrontarlo apertamente, di persona.
Nella scorribanda delle cianfrusaglie però, un paio di cose buone le ho trovate: una mi ha molto divertito ed è a firma di una privata cittadina; nel suo scritto ricordava, tra le altre cose, che FB è pieno di "elemosina – figa", mendicanti di figa, pronti a tutto dopo aver visto una mezza tetta o una mezza coscia su Fb.
Vero e crudo come pensiero. E divertente il nomignolo. Un'altra giusta considerazione è secondo me quella di Enzo Scaringi, lo cito perché ormai personaggio pubblico, in quanto cittadino attivo per il comitato Bene Comune e quello di "Chiudiamo la discarica". Al di là delle battaglie al fianco dei suoi collaboratori, Scaringi auspica, giustamente, che il luogo di cui sopra, fb appunto, con l'anno nuovo smetta di essere il più delle volte una palestra d'intolleranza nella quale ricoprire di parolacce ed insulti chi la pensa diversamente. Ma se stanno sempre su fb e molti di quelli non leggono manco un libro in un anno (vedi articolo di ieri "Lettera ai tranesi") valli a spiegare i concetti di tolleranza e libertà, dialogo e ascolto. Da Voltaire e compagnia in poi. E' una parola. Poi mi chiedo, al di là della tolleranza e dei principi, molto più prosaicamente: ma tanta gente che dice di lavorare e poi pubblica decine di post in una settimana, o finge di lavorare, o ha qualche segretaria/o che scrive al suo posto. Ma come fanno a trovare tutto quel tempo? O sicuramente, se lavorano, come penso che facciano, si negano tante altre piacevoli attività della vita che invece dovrebbero perseguire...