Mazza e panella
La serietà di un Di Gravina, le barzellette di oggi
Mazza e panella, puntata #22
martedì 31 gennaio 2017
0.45
E pensare che in questo pezzo avevo deciso di ricordare ad un mese dalla scomparsa, il giudice Nicola Di Gravina. Le cronache di questi giorni sono davvero impietose. Un forte stridore, un ossimoro continuo si va innestando sempre più tra il racconto d'una politica sempre più "barzellettistica" nei giorni d'oggi e la rievocazione di personaggi che vanno scomparendo e che hanno "abitato", seppur per un tempo limitato, il mondo di quella politica che, tramite la democrazia rappresentativa, avrebbe dovuto servirsi di uomini degni di una comunità. Nicola Di Gravina è stato fra questi ultimi. Ebbi modo di conoscerlo meglio e frequentarlo, al di là della sua esperienza politica che lo portò dalla candidatura a sindaco per il centro – sinistra, al ruolo di consigliere comunale, grazie all'amicizia con due delle due sue figlie, Chiara e Marinetta.
Ricordo che a prima vista sembrava avere un aspetto molto, troppo austero, con un'espressione del viso costantemente severa; ma appena aveva la possibilità di dare vita ad una conversazione appena più articolata e ricca di spunti (era un uomo di poche parole in ogni caso, ma non disdegnava l'approfondimento delle questioni serie) spesso e volentieri si abbandonava ad un largo e rassicurante sorriso, visto che già ai tempi della sua esperienza politica, comunque, le barzellette non mancavano ed era facile abbandonarsi a qualche battuta ironica e qualche risata.
Ora pensavo a questo stridore tra chi come Di Gravina fece politica in modo disinteressato e serio, magari con unica "licenza", quella di contestare gli orari indecenti di un consiglio comunale che finiva alle 4 del mattino, e questi quattro saltimbanchi di oggi (fatte le debite e immancabili eccezioni) che costringono anche noi commentatori a scendere a livelli di bassa cucina, non restando altro, senza atti concreti e programmazioni politiche, che ironizzare, abbandonandosi ai retroscena, almeno quelli emblematici di una cifra politica, in ogni caso ridicola. Saremmo pronti ad impegnarci in analisi serie e raffinate, organiche e pronte ad un contributo alto, non avremmo problemi: ma che cosa vuoi scrivere dopo che ogni settimana leggi di gentaglia che sta in politica per una pagnotta, che "ficca" provvedimenti per interesse personale, che scrive provvedimenti incompleti e scriteriati e se lo fai notare ti minaccia di querela, se un sindaco promette Brunello di Montalcino e ti rifila Tavernello? Ecco cosa rimpiangiamo della politica fatta da quelli come Di Gravina: non abbiamo più contenuti da commentare, non abbiamo più politici che abbiano una preparazione giuridica vera, nella Trani culla del diritto, non abbiamo più programmazioni socio – culturali da spiegare ai cittadini. Tutta una politica seria, con Di Gravina rimastone uno degli ultimi rappresentanti, che partendo da una base di preparazione personale, s'impegnava nella ricerca di soluzioni, nel confronto rispettoso, nella buona educazione, nel forgiare un collegamento tra cittadini ed istituzioni, tutte prerogative di Nicola Di Gravina e di persone della sua categoria.
Ora non ci resta che il lazzo, il ghiribizzo, il retroscena da Isola dei Penosi, il social sfogatoio per sbroccare o cercare la superficiale visibilità, quella del quarto d'ora di celebrità, come insegnatoci da Andy Warhol, che non si nega a nessuno, ma proprio a nessuno, la chat per discutere del nulla al posto della sede di partito, la slavina definitiva d'una politica fatta di personaggetti pronti a tutto pur di agguantare una pagnotta o una citazione, un'intervista o una nomina, un incarico o una prospettiva di vita. Una politica da "ce' ste' qualche cosa per me?" che si dimentica delle priorità: salute pubblica, solidarietà, servizi di base ai cittadini, serietà.
Ricordo che a prima vista sembrava avere un aspetto molto, troppo austero, con un'espressione del viso costantemente severa; ma appena aveva la possibilità di dare vita ad una conversazione appena più articolata e ricca di spunti (era un uomo di poche parole in ogni caso, ma non disdegnava l'approfondimento delle questioni serie) spesso e volentieri si abbandonava ad un largo e rassicurante sorriso, visto che già ai tempi della sua esperienza politica, comunque, le barzellette non mancavano ed era facile abbandonarsi a qualche battuta ironica e qualche risata.
Ora pensavo a questo stridore tra chi come Di Gravina fece politica in modo disinteressato e serio, magari con unica "licenza", quella di contestare gli orari indecenti di un consiglio comunale che finiva alle 4 del mattino, e questi quattro saltimbanchi di oggi (fatte le debite e immancabili eccezioni) che costringono anche noi commentatori a scendere a livelli di bassa cucina, non restando altro, senza atti concreti e programmazioni politiche, che ironizzare, abbandonandosi ai retroscena, almeno quelli emblematici di una cifra politica, in ogni caso ridicola. Saremmo pronti ad impegnarci in analisi serie e raffinate, organiche e pronte ad un contributo alto, non avremmo problemi: ma che cosa vuoi scrivere dopo che ogni settimana leggi di gentaglia che sta in politica per una pagnotta, che "ficca" provvedimenti per interesse personale, che scrive provvedimenti incompleti e scriteriati e se lo fai notare ti minaccia di querela, se un sindaco promette Brunello di Montalcino e ti rifila Tavernello? Ecco cosa rimpiangiamo della politica fatta da quelli come Di Gravina: non abbiamo più contenuti da commentare, non abbiamo più politici che abbiano una preparazione giuridica vera, nella Trani culla del diritto, non abbiamo più programmazioni socio – culturali da spiegare ai cittadini. Tutta una politica seria, con Di Gravina rimastone uno degli ultimi rappresentanti, che partendo da una base di preparazione personale, s'impegnava nella ricerca di soluzioni, nel confronto rispettoso, nella buona educazione, nel forgiare un collegamento tra cittadini ed istituzioni, tutte prerogative di Nicola Di Gravina e di persone della sua categoria.
Ora non ci resta che il lazzo, il ghiribizzo, il retroscena da Isola dei Penosi, il social sfogatoio per sbroccare o cercare la superficiale visibilità, quella del quarto d'ora di celebrità, come insegnatoci da Andy Warhol, che non si nega a nessuno, ma proprio a nessuno, la chat per discutere del nulla al posto della sede di partito, la slavina definitiva d'una politica fatta di personaggetti pronti a tutto pur di agguantare una pagnotta o una citazione, un'intervista o una nomina, un incarico o una prospettiva di vita. Una politica da "ce' ste' qualche cosa per me?" che si dimentica delle priorità: salute pubblica, solidarietà, servizi di base ai cittadini, serietà.