Mazza e panella
Ma con quei prezzi alle stelle non ci siamo
Mazza e panella di Giovanni Ronco
martedì 14 aprile 2020
A cosa serve fare tanti bei discorsi, dire che si deve remare tutti nella stessa direzione, dire che bisogna aiutare i bisognosi, se poi ci rendiamo conto che ci sono alcune categorie di commercianti che stanno "gonfiando" i prezzi nella vendita al dettaglio? E sta succedendo anche per beni di prima necessità, non certo per quelli cosiddetti superflui. Colgo l'occasione per allargare il dibattito dopo aver letto un post su FB del nostro direttore e collega Giuseppe Di Bisceglie, scritto proprio nel giorno di Pasqua e che denunciava vere e proprie forme di sciacallaggio, proprio in questo momento delicato.
E' l'ennesima contraddizione dei nostri giorni: si è bravi e solidali a parole: aiutare il prossimo, rispettare le regole, remare, resistere, onorare le categorie a rischio (medici e infermieri in primis): poi quando ci trova a "gestire" i propri interessi o se per caso le vicissitudini legate al virus, vanno a toccare guadagni, comodità, vantaggi dei singoli, ecco che le misure diventano fuori luogo, i prezzi possono aumentare, la gente può fare a meno di quel prodotto se non le conviene comprarlo. Tutto un campionario di scuse, pretesti e chiacchiere: l'importante è che il danneggiato non sia io.
Che non debba rinunciare al mio guadagno, che non debba fare la fila per i varchi, che non debba fare il giro largo per andare al lavoro, che non debba rimetterci dei soldi, che non debba rischiare il mio consenso politico, a seconda delle situazioni. Ma mentre per certi aspetti, si rivedono tanti piccoli "Alberto Sordi" alle prese con l'emergenza (rivedete ad esempio il film "Tutti a casa") che alla fine ci fanno sorridere, lo sciacallaggio dei prezzi al dettaglio mette davvero rabbia perché scortica la carne viva del ceto debole (e non).
E' l'ennesima contraddizione dei nostri giorni: si è bravi e solidali a parole: aiutare il prossimo, rispettare le regole, remare, resistere, onorare le categorie a rischio (medici e infermieri in primis): poi quando ci trova a "gestire" i propri interessi o se per caso le vicissitudini legate al virus, vanno a toccare guadagni, comodità, vantaggi dei singoli, ecco che le misure diventano fuori luogo, i prezzi possono aumentare, la gente può fare a meno di quel prodotto se non le conviene comprarlo. Tutto un campionario di scuse, pretesti e chiacchiere: l'importante è che il danneggiato non sia io.
Che non debba rinunciare al mio guadagno, che non debba fare la fila per i varchi, che non debba fare il giro largo per andare al lavoro, che non debba rimetterci dei soldi, che non debba rischiare il mio consenso politico, a seconda delle situazioni. Ma mentre per certi aspetti, si rivedono tanti piccoli "Alberto Sordi" alle prese con l'emergenza (rivedete ad esempio il film "Tutti a casa") che alla fine ci fanno sorridere, lo sciacallaggio dei prezzi al dettaglio mette davvero rabbia perché scortica la carne viva del ceto debole (e non).