Mazza e panella
Ma non dimentichiamoci Colonna...
Degrado e “amene” immagini d’inciviltà
martedì 31 ottobre 2017
Mi va bene il progetto di riqualificazione del Porto, purchè sia un'operazione di vera valorizzazione e non di "stravolgimento" di un'insenatura tra le più suggestive d'Italia. Nel nome del profitto a tutti i costi, come spesso avviene. Valorizzare esaltando ciò che è già bello e che possa unire al vantaggio estetico, quello funzionale. Solo questo chiediamo. Ma se facciamo qualche chilometro e da lì ci spostiamo fino alla fine di quel tratto di costa che coincide con la "lingua di terra tranese", arriviamo fino a Colonna, penisola storica e adiacente lungomare Mongelli.
Solito pavimento sbrecciato qua e là, desolazione diffusa prima di arrivare ad un vialetto che in passato fu offerto alla Città come una "passeggiata" gradevole e attorniata da fiori e faretti per l'illuminazione serale (correvano gli anni dell'amministrazione Tarantini). Il declino in verità era già cominciato da subito, sia durate la stessa stagione tarantiniana, sia durante quella riserbatiana, per via di continui assalti vandalici e spray selvaggio, più volte stigmatizzati dai due sindaci. Ora, a parte una pedana per skateboard posta in fondo al vialetto, sembra che l'abbandono regni sovrano. Cumuli di feci, immaginiamo canine, nei primi angoli, nei primi metri di strada, come a dare il benvenuto al viandante; scritte di andriesi che odiano i tranesi (non è una nuova serie cult, ma un vecchio refrain di provincia); ultime aiuole, quelle in fondo a sinistra, prima di svoltare per il mare, quelle più belle e profumate (sono di tiglio) intasate di lattine, fazzolettini usati e buste di patatine.
Poi la svolta finale: transenne cadute (pericolo costante), pezzi di marmo mancante (idem), aroma d'urina asciugata dappertutto, sprofondo azzurro verso il bel mare inaspettato di questo autunno tranese. Inutile dire che la spiaggia è devastata dal moto ondoso e rimangono solo terriccio e massi informi. Questa è la cultura ambientale ai tempi degli "ambientalisti" al governo e in un contesto in cui abbiamo (avuto) personalità istituzionali in luoghi chiave a livello di rappresentatività politica. E non si dica che l'estate è finita e la gente va altrove. Un luogo ridotto così è un insulto alla nostra civiltà. Ridotta ai minimi storici.
Solito pavimento sbrecciato qua e là, desolazione diffusa prima di arrivare ad un vialetto che in passato fu offerto alla Città come una "passeggiata" gradevole e attorniata da fiori e faretti per l'illuminazione serale (correvano gli anni dell'amministrazione Tarantini). Il declino in verità era già cominciato da subito, sia durate la stessa stagione tarantiniana, sia durante quella riserbatiana, per via di continui assalti vandalici e spray selvaggio, più volte stigmatizzati dai due sindaci. Ora, a parte una pedana per skateboard posta in fondo al vialetto, sembra che l'abbandono regni sovrano. Cumuli di feci, immaginiamo canine, nei primi angoli, nei primi metri di strada, come a dare il benvenuto al viandante; scritte di andriesi che odiano i tranesi (non è una nuova serie cult, ma un vecchio refrain di provincia); ultime aiuole, quelle in fondo a sinistra, prima di svoltare per il mare, quelle più belle e profumate (sono di tiglio) intasate di lattine, fazzolettini usati e buste di patatine.
Poi la svolta finale: transenne cadute (pericolo costante), pezzi di marmo mancante (idem), aroma d'urina asciugata dappertutto, sprofondo azzurro verso il bel mare inaspettato di questo autunno tranese. Inutile dire che la spiaggia è devastata dal moto ondoso e rimangono solo terriccio e massi informi. Questa è la cultura ambientale ai tempi degli "ambientalisti" al governo e in un contesto in cui abbiamo (avuto) personalità istituzionali in luoghi chiave a livello di rappresentatività politica. E non si dica che l'estate è finita e la gente va altrove. Un luogo ridotto così è un insulto alla nostra civiltà. Ridotta ai minimi storici.