Mazza e panella
Scuola, Michele Serra ha ragione ma il marcio è ovunque
Mazza e panella di Giovanni Ronco
martedì 24 aprile 2018
In merito alle polemiche, venate anche da un filo d'ipocrisia e coda di paglia, innescate da chi non era d'accordo con la tesi di Michele Serra sulla discrepanza tra utenza di ragazzi da licei e da istituti professionali, dico che l'editorialista non ha tutti i torti, anche se, in verità, il marcio tra alcuni ragazzi e famiglie annesse, dilaga ovunque, in una società sbrecciata come la nostra, licei compresi.
Penso di poter intervenire nella questione, un po' perché docente, un po' perché, da editorialista, posso commentare una realtà scolastica locale, con la definizione delle sfumature esistenti. Quante volte, ai ragazzi meno attrezzati e più bizzosi, si sono consigliati, senza troppo pensarci su, istituti tecnici e professionali? Quante volte ho sentito dire a ragazzi più sensibili ed educati: "Evita gli istituti professionali, perché accanto ad un certo tipo d'utenza, potresti trovarti male"? Anni fa un dirigente di un istituto professionale mi raccontava che se non si manteneva una disciplina "da lager" molti ragazzi sarebbero andati a briglia sciolta. E me lo raccontava facendomi visitare la scuola e facendomi notare una porta sfondata di un'aula, a furia di calci. Mia moglie anni fa ha insegnato francese in un istituto professionale, nella provincia di Foggia, in cui ogni giorno un alunno era solito entrare dalle finestre o col motorino percorrendo i corridoi ed arrivando con lo stesso fino all'aula; cosa mai vista in nessun altro istituto.
Molti prof di sinistra e non, si sono risentiti alla parole di Serra, ma credo che questo sia dovuto al fatto che il commentatore ha detto una – pur sgradevole - verità, che è anche un atto d'accusa alla scuola come tale e spesso ricca al suo interno di docenti intrisi d'ideologia sinistroide, buona sulla carta, a parole, nel discettare di ascensore sociale, di opportunità da dare a tutti, ma in tante altre occasioni, nelle pieghe della quotidianità, pronta a favorire o coprire il figlio del professionista e ad affossare il figlio di nessuno.
Questo ovviamente non succede ovunque, ma casi del genere mi vengono raccontati periodicamente da tanti genitori e alunni. E in quante scuole, di ogni ordine e grado, negli anni, si sono assecondate formazioni di corsi d'elites e corsi ghetto, senza che nessuno dicesse nulla, e senza che Serra avesse scritto ancora alcun editoriale? Insomma non ci voleva Serra per dire alla società, ed a tanti docenti, che in molteplici casi, la scuola ha fallito il suo compito e quella discrepanza tra società d'elites e società ghetto, comincia a scuola, continua a scuola e finisce nella vita di tutti i giorni.
Serra però, non essendo un prof e vivendo in una realtà lontana da quella effettiva, non tiene conto che nei licei e nei primigeni corsi d'elites esistono bulletti di altra natura: non grezzi come quelli dei professionali, ma sottilmente raffinati nella cattiveria e corroborati dai vizi e dalle mollezze di casa, ove genitori spesso affaccendati in smania da carriera, lavoro o appuntamenti da estetiste e parrucchiere, li crescono dandogliela sempre vinta a suon di "sì" e vizi vari, oltre che con svariate banconote da 50 e da 100, una specie di tisana rilassante, ma momentanea, alle isterie proprie e dei loro pargoli.
Col risultato che anche nei licei ci sono prof "bullizzati", - uno di questi, tranese, anni fa, ora in pensione, mi raccontava personalmente le angherie subite - ma non si dice nulla per non rovinare il buon nome dell'istituto, come per gli incidenti nei corsi d'elites, i progenitori dei licei, ugualmente a rischio da questo punto di vista; e col risultato che anche nei licei, i pastori tedeschi fanno i loro buon blitz, come ai professionali e tecnici, antidroga. Per cui, la prossima volta, prima di parlare di scuola, consultate un prof esperto e leggete meno Serra o ascoltate meno suoi simili che, al bar, al circolo o dal parrucchiere, discettano di scuola senza viverla.
Penso di poter intervenire nella questione, un po' perché docente, un po' perché, da editorialista, posso commentare una realtà scolastica locale, con la definizione delle sfumature esistenti. Quante volte, ai ragazzi meno attrezzati e più bizzosi, si sono consigliati, senza troppo pensarci su, istituti tecnici e professionali? Quante volte ho sentito dire a ragazzi più sensibili ed educati: "Evita gli istituti professionali, perché accanto ad un certo tipo d'utenza, potresti trovarti male"? Anni fa un dirigente di un istituto professionale mi raccontava che se non si manteneva una disciplina "da lager" molti ragazzi sarebbero andati a briglia sciolta. E me lo raccontava facendomi visitare la scuola e facendomi notare una porta sfondata di un'aula, a furia di calci. Mia moglie anni fa ha insegnato francese in un istituto professionale, nella provincia di Foggia, in cui ogni giorno un alunno era solito entrare dalle finestre o col motorino percorrendo i corridoi ed arrivando con lo stesso fino all'aula; cosa mai vista in nessun altro istituto.
Molti prof di sinistra e non, si sono risentiti alla parole di Serra, ma credo che questo sia dovuto al fatto che il commentatore ha detto una – pur sgradevole - verità, che è anche un atto d'accusa alla scuola come tale e spesso ricca al suo interno di docenti intrisi d'ideologia sinistroide, buona sulla carta, a parole, nel discettare di ascensore sociale, di opportunità da dare a tutti, ma in tante altre occasioni, nelle pieghe della quotidianità, pronta a favorire o coprire il figlio del professionista e ad affossare il figlio di nessuno.
Questo ovviamente non succede ovunque, ma casi del genere mi vengono raccontati periodicamente da tanti genitori e alunni. E in quante scuole, di ogni ordine e grado, negli anni, si sono assecondate formazioni di corsi d'elites e corsi ghetto, senza che nessuno dicesse nulla, e senza che Serra avesse scritto ancora alcun editoriale? Insomma non ci voleva Serra per dire alla società, ed a tanti docenti, che in molteplici casi, la scuola ha fallito il suo compito e quella discrepanza tra società d'elites e società ghetto, comincia a scuola, continua a scuola e finisce nella vita di tutti i giorni.
Serra però, non essendo un prof e vivendo in una realtà lontana da quella effettiva, non tiene conto che nei licei e nei primigeni corsi d'elites esistono bulletti di altra natura: non grezzi come quelli dei professionali, ma sottilmente raffinati nella cattiveria e corroborati dai vizi e dalle mollezze di casa, ove genitori spesso affaccendati in smania da carriera, lavoro o appuntamenti da estetiste e parrucchiere, li crescono dandogliela sempre vinta a suon di "sì" e vizi vari, oltre che con svariate banconote da 50 e da 100, una specie di tisana rilassante, ma momentanea, alle isterie proprie e dei loro pargoli.
Col risultato che anche nei licei ci sono prof "bullizzati", - uno di questi, tranese, anni fa, ora in pensione, mi raccontava personalmente le angherie subite - ma non si dice nulla per non rovinare il buon nome dell'istituto, come per gli incidenti nei corsi d'elites, i progenitori dei licei, ugualmente a rischio da questo punto di vista; e col risultato che anche nei licei, i pastori tedeschi fanno i loro buon blitz, come ai professionali e tecnici, antidroga. Per cui, la prossima volta, prima di parlare di scuola, consultate un prof esperto e leggete meno Serra o ascoltate meno suoi simili che, al bar, al circolo o dal parrucchiere, discettano di scuola senza viverla.