Mazza e panella
Sergio De Feudis, angelo o demone?
Mazza e panella di Giovanni Ronco
martedì 5 giugno 2018
Ho imposto a me stesso, con un "voto" laico, inerente la sfera professionale, di seguire con molta attenzione tutto quello che sarebbe accaduto ai protagonisti del cosiddetto "Sistema Trani". La storia che porta questo titolo è nota e non c'è bisogno di riassumerla per l'ennesima volta. Giorni fa è emersa, con tanto di foto, la notizia dell'elezione a vice presidente dell'assemblea RSU del Comune di Trani, di Sergio De Feudis, impiegato comunale, per anni nell'ufficio ragioneria, protagonista, suo malgrado, dell'indagine inerente il secondo filone dell'inchiesta "Sistema Trani", ma anche ex assessore alle Finanze di una delle due amministrazioni Tarantini, accusata per le Estati Tranesi, poi assolta; e Sergio De Feudis, assolto anch'egli, fu "inquadrato" ed etichettato come la mente di quelle operazioni che finirono sotto la lente dei giudici, essendo appunto assessore alle Finanze (allora, prima dell'indagine, partita a causa di denuncia di rappresentanti del centro – sinistra, andava di moda parlare di "finanza creativa alla Tremonti", Estati tranesi incluse).
L'assoluzione di quegli accusati, tra cui anche l'ex sindaco Tarantini, ha chiuso una lunga parentesi: ripagato l'onore, ma non certo il lungo periodo di tensione e notti insonni, come ci hanno confidato alcuni tra loro. Ora torniamo a Sergio De Feudis. Una personalità forte, discussa, che divide l'opinione pubblica. E' il destino di determinati personaggi che non passano inosservati, tipo Pinuccio Tarantini: li si ama o li si odia. Poi è chiaro che quando sono eventualmente coinvolti in questioni giudiziarie, chi li odia festeggi, al di là della verifica della loro colpevolezza o innocenza e questo è un male, per cui pagano, ed hanno pagato, anche i familiari degli interessati.
Sergio De Feudis in questi anni ha consegnato due foto ben distinte alla piccola grande Storia politica locale: la prima è quella dell'impiegato comunale che fa carriera e diventa assessore; un primo fiotto d'odio schizza già per questo: a Trani non è amato chi "fa carriera". A quella seconda foto fa da contraltare la seconda del De Feudis indagato proprio da quella posizione di assessore (ma, come detto, si chiude con un'assoluzione). Ancora un'immagine resta nella memoria di chi lo conosce: è un'altra "prima foto", che mette i brividi: De Feudis è arrestato, prelevato da casa sua alle 5 del mattino, sotto gli occhi della moglie, l'attuale consigliera comunale Annamaria Barresi. Stessa scena avvenuta in casa Riserbato, Musci, Di Marzio, Damascelli, Ruggiero. Va (vanno) in cella, poi ai domiciliari. Leggiamo i capi d'accusa: sono svariati e "pesanti". E' partito il secondo filone, dopo il primo con protagonisti coloro che ho sopraelencato, dell'inchiesta sul Sistema Trani. Come per gli altri indagati, l'ex sindaco Riserbato, l'altro ex sindaco Di Marzio, l'ex presidente di Amiu Ruggiero, gli ex consiglieri comunali Musci e Damascelli (primo filone) siamo in attesa di un epilogo giudiziario, rispetto all'incipit di quasi tre anni e mezzo fa. Noi ora non possiamo sentenziare nulla, non possiamo giudicare nessuno. Possiamo solo sfogliare un album di foto che stanno piantate nella nostra memoria.
Ma anche stavolta, per Sergio De Feudis c'è una "seconda foto", una seconda immagine: lui al tavolo di quella riunione di qualche giorno fa, eletto vicepresidente dell'assemblea dei rappresentanti sindacali del Comune di Trani. C'è uno stridore forte allora in chi guarda da questa parte, di chi legge i giornali ed i siti, le testate online come questa, che scrive sui social e dice la sua ogni momento. C'è quasi uno spiazzamento, come i rigori con la palla da una parte ed il portiere dall'altra. Cosa fanno le Istituzioni allo stesso individuo? Che Giano Bifronte viene fuori? Il De Feudis che l'Istituzione Giudiziaria arresta e indaga, è lo stesso che un'altra Istituzione, quella Comunale, che rappresenta la Casa dei cittadini, "riaccoglie" a braccia aperte e con fiducia, eleggendolo vice preseidente di un organo dal quale passano tutte le peripezie, le esigenze, le vicissitudini, i nodi della vita quotidiana e professionale, di coloro che , per primi, (ancor prima dei politici ormai per lo più allo sbando) sono al servizio dei cittadini: gli impiegati comunali. Coloro che devono sbrigare le nostre pratiche, preparaci i documenti quando nasciamo, ci sposiamo, moriamo. E che sbrigano tante altre pratiche e passaggi che riguardano la nostra vita. E' molto difficile decodificare ed interpretare una società tanto complessa come la nostra.
La figura di Sergio De Feudis s'inserisce pienamente in questo "gorgo" difficile da raccontare per noi ed altrettanto difficile da capire, in tanti casi, da parte dell'opinione pubblica. E' tipico delle personalità destinate a lasciare un segno: si torna a Tarantini nell'esempio parallelo: da una parte, lui stesso ce lo racconta sul suo profilo, c'è chi lo accusa di essersi venduto per un posto da primario, la (non) battaglia per il nostro ospedale- accusa infame e pesantissima per un uomo che ha ricoperto un ruolo nelle istituzioni politiche e tuttora è un affermato professionista in ambito sanitario-. Dall'altra parte ci sono tanti cittadini che non vedono l'ora di rivederlo a Palazzo di Città con la fascia di sindaco. E lo rimpiangono ogni giorni, richiamando "il lodo Napolitano" (ora candidato per la terza volta a Bisceglie. Una distorsione enorme, un altro caso di immagine sdoppiata agli occhi dell'opinione pubblica.
Da Tarantini a De Feudis, fino agli altri personaggi coinvolti nella contorta storia che è sfociata nella troppo semplicistica etichetta di "Sistema", siamo sicuri di ritornare ad occuparci delle loro storie, anche per capire come pensa e come evolve la nostra società, perché, come ho letto ultimamente tra le righe di un noto intellettuale: "Pensare è la più destabilizzante delle azioni". E noi dobbiamo aiutarvi a farlo, tralasciando quegli esponenti delle istituzioni che per davvero meriterebbero di essere esclusi da ogni ruolo istituzionale. In quanto non pensano con la loro testa. O quando parlano e scrivono non pensano. Ed oggi ne abbiamo tanti sotto gli occhi. Chi pensa può davvero "destabilizzare", dal basso e dall'alto, una società, una comunità.
L'assoluzione di quegli accusati, tra cui anche l'ex sindaco Tarantini, ha chiuso una lunga parentesi: ripagato l'onore, ma non certo il lungo periodo di tensione e notti insonni, come ci hanno confidato alcuni tra loro. Ora torniamo a Sergio De Feudis. Una personalità forte, discussa, che divide l'opinione pubblica. E' il destino di determinati personaggi che non passano inosservati, tipo Pinuccio Tarantini: li si ama o li si odia. Poi è chiaro che quando sono eventualmente coinvolti in questioni giudiziarie, chi li odia festeggi, al di là della verifica della loro colpevolezza o innocenza e questo è un male, per cui pagano, ed hanno pagato, anche i familiari degli interessati.
Sergio De Feudis in questi anni ha consegnato due foto ben distinte alla piccola grande Storia politica locale: la prima è quella dell'impiegato comunale che fa carriera e diventa assessore; un primo fiotto d'odio schizza già per questo: a Trani non è amato chi "fa carriera". A quella seconda foto fa da contraltare la seconda del De Feudis indagato proprio da quella posizione di assessore (ma, come detto, si chiude con un'assoluzione). Ancora un'immagine resta nella memoria di chi lo conosce: è un'altra "prima foto", che mette i brividi: De Feudis è arrestato, prelevato da casa sua alle 5 del mattino, sotto gli occhi della moglie, l'attuale consigliera comunale Annamaria Barresi. Stessa scena avvenuta in casa Riserbato, Musci, Di Marzio, Damascelli, Ruggiero. Va (vanno) in cella, poi ai domiciliari. Leggiamo i capi d'accusa: sono svariati e "pesanti". E' partito il secondo filone, dopo il primo con protagonisti coloro che ho sopraelencato, dell'inchiesta sul Sistema Trani. Come per gli altri indagati, l'ex sindaco Riserbato, l'altro ex sindaco Di Marzio, l'ex presidente di Amiu Ruggiero, gli ex consiglieri comunali Musci e Damascelli (primo filone) siamo in attesa di un epilogo giudiziario, rispetto all'incipit di quasi tre anni e mezzo fa. Noi ora non possiamo sentenziare nulla, non possiamo giudicare nessuno. Possiamo solo sfogliare un album di foto che stanno piantate nella nostra memoria.
Ma anche stavolta, per Sergio De Feudis c'è una "seconda foto", una seconda immagine: lui al tavolo di quella riunione di qualche giorno fa, eletto vicepresidente dell'assemblea dei rappresentanti sindacali del Comune di Trani. C'è uno stridore forte allora in chi guarda da questa parte, di chi legge i giornali ed i siti, le testate online come questa, che scrive sui social e dice la sua ogni momento. C'è quasi uno spiazzamento, come i rigori con la palla da una parte ed il portiere dall'altra. Cosa fanno le Istituzioni allo stesso individuo? Che Giano Bifronte viene fuori? Il De Feudis che l'Istituzione Giudiziaria arresta e indaga, è lo stesso che un'altra Istituzione, quella Comunale, che rappresenta la Casa dei cittadini, "riaccoglie" a braccia aperte e con fiducia, eleggendolo vice preseidente di un organo dal quale passano tutte le peripezie, le esigenze, le vicissitudini, i nodi della vita quotidiana e professionale, di coloro che , per primi, (ancor prima dei politici ormai per lo più allo sbando) sono al servizio dei cittadini: gli impiegati comunali. Coloro che devono sbrigare le nostre pratiche, preparaci i documenti quando nasciamo, ci sposiamo, moriamo. E che sbrigano tante altre pratiche e passaggi che riguardano la nostra vita. E' molto difficile decodificare ed interpretare una società tanto complessa come la nostra.
La figura di Sergio De Feudis s'inserisce pienamente in questo "gorgo" difficile da raccontare per noi ed altrettanto difficile da capire, in tanti casi, da parte dell'opinione pubblica. E' tipico delle personalità destinate a lasciare un segno: si torna a Tarantini nell'esempio parallelo: da una parte, lui stesso ce lo racconta sul suo profilo, c'è chi lo accusa di essersi venduto per un posto da primario, la (non) battaglia per il nostro ospedale- accusa infame e pesantissima per un uomo che ha ricoperto un ruolo nelle istituzioni politiche e tuttora è un affermato professionista in ambito sanitario-. Dall'altra parte ci sono tanti cittadini che non vedono l'ora di rivederlo a Palazzo di Città con la fascia di sindaco. E lo rimpiangono ogni giorni, richiamando "il lodo Napolitano" (ora candidato per la terza volta a Bisceglie. Una distorsione enorme, un altro caso di immagine sdoppiata agli occhi dell'opinione pubblica.
Da Tarantini a De Feudis, fino agli altri personaggi coinvolti nella contorta storia che è sfociata nella troppo semplicistica etichetta di "Sistema", siamo sicuri di ritornare ad occuparci delle loro storie, anche per capire come pensa e come evolve la nostra società, perché, come ho letto ultimamente tra le righe di un noto intellettuale: "Pensare è la più destabilizzante delle azioni". E noi dobbiamo aiutarvi a farlo, tralasciando quegli esponenti delle istituzioni che per davvero meriterebbero di essere esclusi da ogni ruolo istituzionale. In quanto non pensano con la loro testa. O quando parlano e scrivono non pensano. Ed oggi ne abbiamo tanti sotto gli occhi. Chi pensa può davvero "destabilizzare", dal basso e dall'alto, una società, una comunità.