Mazza e panella
Tranispia... una botta e via
Mazza e panella di Giovanni Ronco
martedì 4 agosto 2020
6.08
Allora vale veramente tutto in questa stramba campagna elettorale tranese. L'ultima trovata di Paolo Nugnes dei 5 Stelle, di farsi chiamare sulla scheda, per essere votato, non col suo nome e cognome, ma con la dicitura "Tranispia", mi ha fatto tornare in mente un vecchio commento che esprimeva la buonanima di mia nonna. Quando le raccontavo qualcosa d'insolito o, appunto di strambo che stava succedendo nella società là fuori, la conversazione finiva inevitabilmente con tre frasi sue finali, a seconda della stramberia. O "e questo che mi rappresenta mo'?", con al massimo la variante dialettale " e cuss' c' m'rappresent' mo'?"; oppure:" Giovanni qui non si capisce più niente!" ( in effetti, nda); oppure, ancora: "Giovanni qua stanno uscendo tutti pazzi! Cristo non ci vuole più!".
Dopo averla rassicurata sulla misericordia divina di Cristo, in effetti i dubbi restavano, per il resto, anche a me. In questo caso, stavolta, mi chiedo cosa significhi accostare fino a sostituire il nome e cognome, che tra l'altro suona anche bene e le cui iniziali si sarebbero prestate anche a svariati giochi di parole, cosa azzecca, dicevo, sostituire il proprio nome con quello di un gruppo fb tra l'altro anche molto chiacchierato, discusso, per la bontà o meno, a volte anche per la "scemitudine" che il popolo del web vi riversa senza pietà? Anche il sottoscritto condivide lì, come in altri gruppi, i propri articoli, quindi nessuno si senta offeso.
In tanti anni di carriera questa mi mancava. Mi verrebbe voglia di scomodare Pirandello ( Uno, nessuno, centomila e la spersonalizzazione totale e definitiva, l'identità di uno, che si frantuma in tutti i commenti quotidiani degli iscritti a quel gruppo di cui è fondatore e amministratore) ; mi verrebbe voglia di scomodare D'Annunzio (e la completa identificazione fra vita e arte, laddove Tranispia rappresenterebbe l'arte, spesso contorta e malata, altre volte schietta e popolare della città che parla, parla...), ma alla fine, siccome mi sembra che qui con quest'ultimo sdoganamento valga proprio tutto, penso che è come se Giuseppe Tortosa si fosse fatto chiamare Poste Italiane, come se Claudio Biancolillo usasse il nome Polizia di Stato, Daniele Santoro usasse il nome Tiki Taka dalla A alla B (nel senso di "da Amedeo a Bottaro"); come se Fabrizio Ferrante fino a poco tempo fa renziano di ferro si fosse fatto chiamare "Leopolda" " o Raimondo Lima "Grazie Roma". Vale tutto, appunto.
Il Paolo Nugnes, (che ora potrebbe rappresentare un movimento intitolato, richiamando le sue iniziali, Patata Nichilista - ho detto che vale tutto in questa politica dadaista -) che ha innescato un gioco torbido e pericoloso per chi come me lo guarda basito, potrebbe spingere Rocco Siffredi a presentarsi candidato sindaco a Trani facendosi chiamare con un nome sovversivo ma non terrorista nel senso stretto "P 38 ".
Poi alla fine ci penso e credo che dopo il "teniamo botta" di Bottaro e il "Cambiamo rotta" di Palumbo, nella politica in cui ormai vale tutto, ho trovato il terzo slogan che può unirsi ai primi due, in un "non c'è due senza tre" di una politica rabberciata da noi stessi, popolino e popolaccio, sugli slogan (fascisti per natura, gli slogan, come cantava Silvestri): Tranispia, una botta e via.
Dopo averla rassicurata sulla misericordia divina di Cristo, in effetti i dubbi restavano, per il resto, anche a me. In questo caso, stavolta, mi chiedo cosa significhi accostare fino a sostituire il nome e cognome, che tra l'altro suona anche bene e le cui iniziali si sarebbero prestate anche a svariati giochi di parole, cosa azzecca, dicevo, sostituire il proprio nome con quello di un gruppo fb tra l'altro anche molto chiacchierato, discusso, per la bontà o meno, a volte anche per la "scemitudine" che il popolo del web vi riversa senza pietà? Anche il sottoscritto condivide lì, come in altri gruppi, i propri articoli, quindi nessuno si senta offeso.
In tanti anni di carriera questa mi mancava. Mi verrebbe voglia di scomodare Pirandello ( Uno, nessuno, centomila e la spersonalizzazione totale e definitiva, l'identità di uno, che si frantuma in tutti i commenti quotidiani degli iscritti a quel gruppo di cui è fondatore e amministratore) ; mi verrebbe voglia di scomodare D'Annunzio (e la completa identificazione fra vita e arte, laddove Tranispia rappresenterebbe l'arte, spesso contorta e malata, altre volte schietta e popolare della città che parla, parla...), ma alla fine, siccome mi sembra che qui con quest'ultimo sdoganamento valga proprio tutto, penso che è come se Giuseppe Tortosa si fosse fatto chiamare Poste Italiane, come se Claudio Biancolillo usasse il nome Polizia di Stato, Daniele Santoro usasse il nome Tiki Taka dalla A alla B (nel senso di "da Amedeo a Bottaro"); come se Fabrizio Ferrante fino a poco tempo fa renziano di ferro si fosse fatto chiamare "Leopolda" " o Raimondo Lima "Grazie Roma". Vale tutto, appunto.
Il Paolo Nugnes, (che ora potrebbe rappresentare un movimento intitolato, richiamando le sue iniziali, Patata Nichilista - ho detto che vale tutto in questa politica dadaista -) che ha innescato un gioco torbido e pericoloso per chi come me lo guarda basito, potrebbe spingere Rocco Siffredi a presentarsi candidato sindaco a Trani facendosi chiamare con un nome sovversivo ma non terrorista nel senso stretto "P 38 ".
Poi alla fine ci penso e credo che dopo il "teniamo botta" di Bottaro e il "Cambiamo rotta" di Palumbo, nella politica in cui ormai vale tutto, ho trovato il terzo slogan che può unirsi ai primi due, in un "non c'è due senza tre" di una politica rabberciata da noi stessi, popolino e popolaccio, sugli slogan (fascisti per natura, gli slogan, come cantava Silvestri): Tranispia, una botta e via.