Mazza e panella
Tutti dicono "Fake news": in città è contagio collettivo
Mazza e panella di Giovanni Ronco
martedì 13 marzo 2018
Non se ne può più. Tutti, ma proprio tutti, anche i più insospettabili, si sono dati all'utilizzo indiscriminato di questa espressione. E' bastata una mezza campagna elettorale, americana in primis, italiana, poi; cinque o sette giornali e giornalisti che l'abbiano usata dalle nostre parti, e l'abuso dell'espressione "fake news" si è diffuso a macchia d'olio e, come sempre in Italia, ma anche nelle nostre città, Trani compresa, nel conformismo più noioso, esterofilo, tipico del gregge, quale spesso dimostriamo di essere. Ogni occasione è buona per usare l'espressione "fake news". I social hanno poi completato l'opera, in peggio.
E si è dato il via all'abuso snervante: il contadino ti dice che la frutta è fresca, ed invece è marcia? Fake news. L'alunno ti dice di essere preparato ed invece non sa nulla? Fake news. L'avvocato ti dice che hai alterato il contenuto di un articolo? Fake news. (Questa mi è successa davvero. Meno male che poi ci siamo accorti che l'avvocato in questione era un po' brillo). Hai promesso posti di lavoro per prendere voti alle elezioni? Fake news. Hai aperto un'associazione ed hai pensato che il politico di turno potesse aiutarti a farla decollare? Fake news. Il consigliere comunale si è fatto nominare un assessore pensando che, come col telecomando in mano, la sera, potesse governarlo a suo piacimento? Fake news. Insomma non se ne può più.
Così col termine "debacle". Sembra un'espressione creata in questi giorni, per associarla alla "strambata", ecco un bel termine, del Partito democratico, anzi, meglio ancora del PdR (Partito di Renzi). Siamo passati, nel giro di un paio di anni, da una suggestiva e fascistissima idea di Partito della Nazione (altro che Casa Pound), alla celebrazione del termine "debacle", altro vizio di esterofilia tutta italiana, per dire "sconfitta piallante, asfaltante", del Partito dem.
Già da domenica sera, 4 marzo, alè: tutti a dire "debacle": il bidello ("Hai visto professò, che debacle?"); i/le supporter del Pd con la carriera morta in culla ("e mo'?). Commentatori senza freni inibitori sui giornali (Massimo Recalcati, maestro di didattica e docente, estensore di testi ripetitivi e dal tipico linguaggio accademico, alla vigilia del voto si era augurato "un attacco di panico da parte di Di Maio" -vedi Repubblica del 20.02 scorso-, in quanto affermava che "il popolo grillino è affetto da una patologia bipolare sempre più evidente … Lo sgomento di fronte all'ipotesi Di Maio premier non è per me tanto relativo alla sua incompetenza tecnica, quanto al gesto personalissimo dell'aver accettato questa investitura … E' il polo chiaramente maniacale … Mi chiedo: ma avrà avuto o avrà almeno una crisi di panico, un momento di vertigine o di angoscia? Glielo auguro"). Ecco, dopo aver letto pensieri di questo tipo, ti ripeti che la debacle doveva arrivare per forza. Ed è stato un bene che sia arrivata. Come diceva Ciro l'Immortale di Gomorra: "O terremot è bun!".
E si è dato il via all'abuso snervante: il contadino ti dice che la frutta è fresca, ed invece è marcia? Fake news. L'alunno ti dice di essere preparato ed invece non sa nulla? Fake news. L'avvocato ti dice che hai alterato il contenuto di un articolo? Fake news. (Questa mi è successa davvero. Meno male che poi ci siamo accorti che l'avvocato in questione era un po' brillo). Hai promesso posti di lavoro per prendere voti alle elezioni? Fake news. Hai aperto un'associazione ed hai pensato che il politico di turno potesse aiutarti a farla decollare? Fake news. Il consigliere comunale si è fatto nominare un assessore pensando che, come col telecomando in mano, la sera, potesse governarlo a suo piacimento? Fake news. Insomma non se ne può più.
Così col termine "debacle". Sembra un'espressione creata in questi giorni, per associarla alla "strambata", ecco un bel termine, del Partito democratico, anzi, meglio ancora del PdR (Partito di Renzi). Siamo passati, nel giro di un paio di anni, da una suggestiva e fascistissima idea di Partito della Nazione (altro che Casa Pound), alla celebrazione del termine "debacle", altro vizio di esterofilia tutta italiana, per dire "sconfitta piallante, asfaltante", del Partito dem.
Già da domenica sera, 4 marzo, alè: tutti a dire "debacle": il bidello ("Hai visto professò, che debacle?"); i/le supporter del Pd con la carriera morta in culla ("e mo'?). Commentatori senza freni inibitori sui giornali (Massimo Recalcati, maestro di didattica e docente, estensore di testi ripetitivi e dal tipico linguaggio accademico, alla vigilia del voto si era augurato "un attacco di panico da parte di Di Maio" -vedi Repubblica del 20.02 scorso-, in quanto affermava che "il popolo grillino è affetto da una patologia bipolare sempre più evidente … Lo sgomento di fronte all'ipotesi Di Maio premier non è per me tanto relativo alla sua incompetenza tecnica, quanto al gesto personalissimo dell'aver accettato questa investitura … E' il polo chiaramente maniacale … Mi chiedo: ma avrà avuto o avrà almeno una crisi di panico, un momento di vertigine o di angoscia? Glielo auguro"). Ecco, dopo aver letto pensieri di questo tipo, ti ripeti che la debacle doveva arrivare per forza. Ed è stato un bene che sia arrivata. Come diceva Ciro l'Immortale di Gomorra: "O terremot è bun!".