Mondi Lontanissimi
Lo Stato Sociale, l'elettropop ai tempi del welfare (e di internet)
Due Ep culto nel circuito indie, un album amato/odiato e ora il fatidico secondo disco
lunedì 14 aprile 2014
5.31
Mondi Lontanissimi fa le ore piccole per voi. Come promesso, si va in gita fuori porta. Fino a Bologna, dove ci aspettano cinque simpatici ragazzi. Con un singolo sfornato da poche ore.
La scelta del primo progetto musicale extra-pugliese di cui parlare era molto difficile. Per questo, tagliando la testa al toro, ho deciso di cominciare, forse appositamente, dalla parte sbagliata. C'è un filone, in Italia, che sta letteralmente facendo imbestialire i super appassionati, i colleghi musicisti, i collezionisti di vinili e i critici più apprezzati. Una scia di gruppi, con tre approcci diversi e altrettanti "porta-bandiera". I Cani e il racconto cinico della società e delle nuove generazioni, il Management del Dolore Post-Operatorio e il nuovo "approccio" all'indie rock impegnato e poi...c'è Lo Stato Sociale.
Nel 2009, tre dj di Radiocittà Fujiko di Bologna formano un gruppo. Non soltanto, decidono di auto-prodursi anche il primo Ep. Cominciano subito a puntare grosso, partendo dai richiami musicali e testuali ai Subsonica: Welfare Pop (la versione originale è ancora liberamente scaricabile da RockIt) si apre con L'apatico, quasi autobiografica, poi Febbre, Pop e On The Rocks. Sono le ultime due, però, a fornire una decisa anticipazione a ciò che verrà dopo: Magari non è gay ma è aperto gioca perfettamente sui luoghi comuni della vera o presunta omosessualità (sceglierne uno, tra sopracciglia, parrucchieri e prove del cuoco, è davvero difficile); la 626 butta in ritmi tropicali il tema della sicurezza sul lavoro.
Due anni dopo la nascita, ad Alberto Cazzola, Lodovico Guenzi e Alberto Guidetti si aggiungono Enrico Roberto e Francesco Draicchio. Il 2011 è anche l'anno del secondo Ep, Amore ai tempi dell'Ikea. Con questo disco inizia anche la collaborazione con Garrincha Dischi. La traccia che da' il titolo alla pubblicazione se la prende con le giovani coppie e il loro pragmatismo nell'arredamento (Non ti amo però, forse ti cercherò/quando avrò bisogno di una scatola). Brutale è una specie di manifesto, estemporaneo rispetto all'indirizzo musicale passato e a venire. Anche la Stasi aveva un cuore e Escapista sono riempitiVI e/o esercizi di stile in vista di fatiche migliori, de gustibus.
Turisti della democrazia, il primo album, è decisamente la goccia che fa traboccare il vaso. Chi li contesta vorrebbe bruciarlo sul rogo, chi li ama, invece, probabilmente ha comprato anche l'edizione "deluxe", con un secondo disco ricco di versioni alternative, cover e remix all'interno. Abbiamo vinto la guerra apre le danze con qualche frecciata neanche ben nascosta, Mi sono rotto il cazzo torna sulla critica musicale ed è rivolta praticamente a chiunque, partendo da un ottica di pseudo-sinistra. Con Cromosomi tocca ai modi di dire passare alla graticola, Ladro di cuori col buco e Quello che le donne dicono chiudono l'elenco delle più apprezzate, soprattutto dal vivo. Sono così indie merita un discorso a parte: generazionale più di tutte le altre, contiene un numero di riferimenti a cose, situazioni e persone realmente esistenti talmente alto che il successo della traccia sembra quasi costruito a tavolino. Eppure funziona, come funziona del resto tutto il progetto.
Dal vivo hanno una schiera di fan fedelissimi, coinvolgono i presenti tra balli di gruppo e battutacce e il loro cachet continua a salire. Sui social network hanno trascorso gli ultimi mesi a inondarci di scritte sui muri "sbagliate", per poi scoprire che era tutto collegato al lancio del nuovo lavoro. Esce oggi il primo singolo, C'eravamo tanto sbagliati, sei minuti per ricordare che sono tornati. Per il resto, li trovate su ogni tipo di piattaforma per l'acquisto e lo streaming. La scelta sta a voi. Se il successo dovesse crescere ancora, si salvi chi può.
La scelta del primo progetto musicale extra-pugliese di cui parlare era molto difficile. Per questo, tagliando la testa al toro, ho deciso di cominciare, forse appositamente, dalla parte sbagliata. C'è un filone, in Italia, che sta letteralmente facendo imbestialire i super appassionati, i colleghi musicisti, i collezionisti di vinili e i critici più apprezzati. Una scia di gruppi, con tre approcci diversi e altrettanti "porta-bandiera". I Cani e il racconto cinico della società e delle nuove generazioni, il Management del Dolore Post-Operatorio e il nuovo "approccio" all'indie rock impegnato e poi...c'è Lo Stato Sociale.
Nel 2009, tre dj di Radiocittà Fujiko di Bologna formano un gruppo. Non soltanto, decidono di auto-prodursi anche il primo Ep. Cominciano subito a puntare grosso, partendo dai richiami musicali e testuali ai Subsonica: Welfare Pop (la versione originale è ancora liberamente scaricabile da RockIt) si apre con L'apatico, quasi autobiografica, poi Febbre, Pop e On The Rocks. Sono le ultime due, però, a fornire una decisa anticipazione a ciò che verrà dopo: Magari non è gay ma è aperto gioca perfettamente sui luoghi comuni della vera o presunta omosessualità (sceglierne uno, tra sopracciglia, parrucchieri e prove del cuoco, è davvero difficile); la 626 butta in ritmi tropicali il tema della sicurezza sul lavoro.
Due anni dopo la nascita, ad Alberto Cazzola, Lodovico Guenzi e Alberto Guidetti si aggiungono Enrico Roberto e Francesco Draicchio. Il 2011 è anche l'anno del secondo Ep, Amore ai tempi dell'Ikea. Con questo disco inizia anche la collaborazione con Garrincha Dischi. La traccia che da' il titolo alla pubblicazione se la prende con le giovani coppie e il loro pragmatismo nell'arredamento (Non ti amo però, forse ti cercherò/quando avrò bisogno di una scatola). Brutale è una specie di manifesto, estemporaneo rispetto all'indirizzo musicale passato e a venire. Anche la Stasi aveva un cuore e Escapista sono riempitiVI e/o esercizi di stile in vista di fatiche migliori, de gustibus.
Turisti della democrazia, il primo album, è decisamente la goccia che fa traboccare il vaso. Chi li contesta vorrebbe bruciarlo sul rogo, chi li ama, invece, probabilmente ha comprato anche l'edizione "deluxe", con un secondo disco ricco di versioni alternative, cover e remix all'interno. Abbiamo vinto la guerra apre le danze con qualche frecciata neanche ben nascosta, Mi sono rotto il cazzo torna sulla critica musicale ed è rivolta praticamente a chiunque, partendo da un ottica di pseudo-sinistra. Con Cromosomi tocca ai modi di dire passare alla graticola, Ladro di cuori col buco e Quello che le donne dicono chiudono l'elenco delle più apprezzate, soprattutto dal vivo. Sono così indie merita un discorso a parte: generazionale più di tutte le altre, contiene un numero di riferimenti a cose, situazioni e persone realmente esistenti talmente alto che il successo della traccia sembra quasi costruito a tavolino. Eppure funziona, come funziona del resto tutto il progetto.
Dal vivo hanno una schiera di fan fedelissimi, coinvolgono i presenti tra balli di gruppo e battutacce e il loro cachet continua a salire. Sui social network hanno trascorso gli ultimi mesi a inondarci di scritte sui muri "sbagliate", per poi scoprire che era tutto collegato al lancio del nuovo lavoro. Esce oggi il primo singolo, C'eravamo tanto sbagliati, sei minuti per ricordare che sono tornati. Per il resto, li trovate su ogni tipo di piattaforma per l'acquisto e lo streaming. La scelta sta a voi. Se il successo dovesse crescere ancora, si salvi chi può.