Riscoprendo Trani
L'eredità (nascosta) di Sant'Agata
I tesori dimenticati della Trani sotterranea
sabato 26 gennaio 2013
13.26
Ripubblichiamo questa puntata di Riscoprendo Trani dedicata alla chiesa di Sant'Agata con alcuni scatti fotografici realizzati, grazie alla gentile concessione del proprietario, all'interno dei locali sotterranei che in passato ospitavano l'antica chiesa.
Si è molto discusso, durante l'esecuzione dei lavori in piazza Longobardi sull'ispezione dei resti della chiesa dell'Annunziata. Ma è l'unica i cui resti giacciono sotto il livello stradale o la Trani sotterranea nasconde dimenticati altri segni, altri tesori nascosti? La toponomastica ci viene in aiuto. Alla fine del XVIII secolo si cominciarono a intitolare le strade, con indicazioni comprensibili a tutti, prendendo come punti di riferimento le chiese o le famiglie più conosciute. Un sistema semplice e pratico che rappresenta una vera risorsa.
Prendiamo il caso di una via forse poco conosciuta: via Sant'Agata prende il nome dall'omonima chiesa. Le prime tracce della sua presenza sono riscontrabili in un testamento del 1199, sono riportate da Arcangelo Prologo nell'opera "Le carte che si conservano nell'archivio del Capitolo metropolitano della città di Trani". La chiesa di Sant'Agata, dedicata alla martire catanese, aveva l'ingresso nell'omonima via e presumibilmente nella piazzetta antistante. Oggi, sotto il livello del manto stradale, è possibile vedere ciò che resta della cripta. Noi siamo scesi ed abbiamo potuto ammirare le colonne ancora esistenti.
Questa chiesa ha lasciato testimonianze importanti per la nostra storia. Dal registro delle visite si evince che l'Arcivescovo Paolo Ximenes nel 1678, visionava l'altare del Santissimo Crocifisso: un rilievo marmoreo fondato e eretto da Emilio Azzaroli e Clarice Maraldizio. Francesco Sarlo, ispettore onorario dei monumenti di Trani dal 1879 al 1906, ottenne da Domenico Capocchiani il prezioso reperto. Sarlo fu il primo a raccogliere e catalogare i frammenti scultorei della città, sistemandoli nel sottoscala della Cattedrale. Oggi sono esposti nel museo diocesano. Secondo Benedetto Ronchi la crocifissione è uno dei cimeli più interessanti del museo. Il Cristo ha il capo reclinato sulla spalla, le mani inchiodate e i piedi che poggiano su una mensola. Le figure di Maria e di San Giovanni si differenziano per il panneggio: pieghettato il primo, ampio e morbido il secondo. Come ritiene il D'Elia può esser attribuito a maestranze locali del XIV secolo.
Sarlo riporta che, nel rimuovere un gradino nella casa che insiste sull'area di Sant'Agata, si ebbe la grata sorpresa di trovare scolpito un volto fiancheggiato da due stemmi. La lastra era la parte superiore del monumento sepolcrale di Emilio Azzaroli, ritratto centralmente ed ai cui lati figuravano gli stemmi delle famiglie Azzaroli (a destra) e Maraldizio (a sinistra). Con il consenso della proprietaria, Sarlo ottenne quel frammento (grazie anche ad una regalia di 4 lire concessa ai muratori). Lo trasportò nel sottoscala della Cattedrale ed anche questo è visionabile oggi nel museo diocesano.
Un'altra testimonianza della famiglia Azzaroli è presente nel centro storico: stiamo parlando dell'arco di via Accetta. Nel XVIII secolo, Domenico Azzaroli junior, restaurando dei suoi fabbricati, costruì l'arco, allargando il vicoletto da cui non passava neanche un asino da mugnaio, a sue spese per utilità sua e dei suoi cittadini, apponendo una lapide a memoria a cui aggiunse una frase in greco:
Si ringrazia per la collaborazione Monsignor Saverio Pellegrino (responsabile dell'ufficio diocesano per l'arte sacra e i beni culturali).
Si è molto discusso, durante l'esecuzione dei lavori in piazza Longobardi sull'ispezione dei resti della chiesa dell'Annunziata. Ma è l'unica i cui resti giacciono sotto il livello stradale o la Trani sotterranea nasconde dimenticati altri segni, altri tesori nascosti? La toponomastica ci viene in aiuto. Alla fine del XVIII secolo si cominciarono a intitolare le strade, con indicazioni comprensibili a tutti, prendendo come punti di riferimento le chiese o le famiglie più conosciute. Un sistema semplice e pratico che rappresenta una vera risorsa.
Prendiamo il caso di una via forse poco conosciuta: via Sant'Agata prende il nome dall'omonima chiesa. Le prime tracce della sua presenza sono riscontrabili in un testamento del 1199, sono riportate da Arcangelo Prologo nell'opera "Le carte che si conservano nell'archivio del Capitolo metropolitano della città di Trani". La chiesa di Sant'Agata, dedicata alla martire catanese, aveva l'ingresso nell'omonima via e presumibilmente nella piazzetta antistante. Oggi, sotto il livello del manto stradale, è possibile vedere ciò che resta della cripta. Noi siamo scesi ed abbiamo potuto ammirare le colonne ancora esistenti.
Questa chiesa ha lasciato testimonianze importanti per la nostra storia. Dal registro delle visite si evince che l'Arcivescovo Paolo Ximenes nel 1678, visionava l'altare del Santissimo Crocifisso: un rilievo marmoreo fondato e eretto da Emilio Azzaroli e Clarice Maraldizio. Francesco Sarlo, ispettore onorario dei monumenti di Trani dal 1879 al 1906, ottenne da Domenico Capocchiani il prezioso reperto. Sarlo fu il primo a raccogliere e catalogare i frammenti scultorei della città, sistemandoli nel sottoscala della Cattedrale. Oggi sono esposti nel museo diocesano. Secondo Benedetto Ronchi la crocifissione è uno dei cimeli più interessanti del museo. Il Cristo ha il capo reclinato sulla spalla, le mani inchiodate e i piedi che poggiano su una mensola. Le figure di Maria e di San Giovanni si differenziano per il panneggio: pieghettato il primo, ampio e morbido il secondo. Come ritiene il D'Elia può esser attribuito a maestranze locali del XIV secolo.
Sarlo riporta che, nel rimuovere un gradino nella casa che insiste sull'area di Sant'Agata, si ebbe la grata sorpresa di trovare scolpito un volto fiancheggiato da due stemmi. La lastra era la parte superiore del monumento sepolcrale di Emilio Azzaroli, ritratto centralmente ed ai cui lati figuravano gli stemmi delle famiglie Azzaroli (a destra) e Maraldizio (a sinistra). Con il consenso della proprietaria, Sarlo ottenne quel frammento (grazie anche ad una regalia di 4 lire concessa ai muratori). Lo trasportò nel sottoscala della Cattedrale ed anche questo è visionabile oggi nel museo diocesano.
Un'altra testimonianza della famiglia Azzaroli è presente nel centro storico: stiamo parlando dell'arco di via Accetta. Nel XVIII secolo, Domenico Azzaroli junior, restaurando dei suoi fabbricati, costruì l'arco, allargando il vicoletto da cui non passava neanche un asino da mugnaio, a sue spese per utilità sua e dei suoi cittadini, apponendo una lapide a memoria a cui aggiunse una frase in greco:
EI TI KAKIAΣ ΔIA ΓEITONA KAKONAltra curiosità: nel fabbricato che oggi insiste sull'area di Sant'Agata, è presente una lastra di sarcofago tagliata in due poiché riusata per gli stipiti del balcone. La lastra sepolcrale, del XV secolo proviene probabilmente da un sepolcro della Cattedrale. E' riconducibile ai prelati Pietro e Giacomo Rogadeo, nobile famiglia impiantata a Trani dai tempi più remoti come dimostra la presenza in città di palazzo Rogadeo, oggi sede dell'Arcivescovado.
(Se per il vicinato v'è da deplorare qualche cosa di sporco, è per opera dei cattivi)
Si ringrazia per la collaborazione Monsignor Saverio Pellegrino (responsabile dell'ufficio diocesano per l'arte sacra e i beni culturali).