Riscoprendo Trani
San Martino: magazzino edile, poi forno
Ora è il simbolo dell’interreligiosità
martedì 5 aprile 2011
Una delle prime costruzioni religiose della Trani medioevale è la chiesa di San Martino, nel cuore di Trani vecchia. Costruita durante il periodo di dominazione longobarda, la chiesa di San Martino è sopravvissuta all'abbattimento. L'edificio non può essere datato con precisione, tuttavia è da considerarsi anteriore al primo documento che lo cita, ovvero una bolla papale di Gregorio VII dell'1 febbraio 1075. Spesso le costruzioni più vecchie venivano abbattute e sulle loro fondamenta se ne edificavano di nuove, con diverse caratteristiche, spazzando via ogni segno della dominazione antecedente. Anche le strade venivano rifatte su quelle vecchie: questo con l'andare dei secoli portava le città ad alzarsi di livello. Fu così che, mentre l'edilizia tranese si sviluppava in altezza, la chiesa di San Martino finiva sempre più giù. Per accedervi oggi bisogna scendere per due metri sotto il livello stradale (livello della Trani del VI-VII secolo dopo Cristo).
La chiesa è dedicata a San Martino, vescovo di Tours, famoso, oltre che per il mantello dato ad un povero, per essere stato fermo oppositore del paganesimo e dell'eresia ariana. L'intitolazione è motivo d'interesse, considerata l'edificazione in periodo longobardo (popolazione ariana, poi convertita al cristianesimo). Dal 2008 la chiesa di San Martino è stata concessa in uso alla chiesa ortodossa romena. Gli orotodossi possono ora svolgere le proprie funzioni liturgiche e mostrare le proprie icone. Tra di esse vi è anche quella che ritrae San Nicola Pellegrino con la Cattedrale di Trani. Prima di divenire chiesa ortodossa, fu adibita a magazzino di materiale edile e per un periodo quei locali furono utilizzati come forno. Non a caso, il pane veniva considerato "santo". Successivamente è stata concessa ad uso privato, come documentato da una lastra tombale in calcare del 1447 recante lo stemma della famiglia Catalano sita sulla navata centrale. Con il passare dei secoli la denominazione dell'edificio è stata sempre fedele al santo.
I rinvenimenti effettuati durante i lavori di restauro hanno evidenziato come la configurazione planimetrica ed altimetrica non corrisponda, se non limitatamente, alla struttura originaria. La tipologia apparente dell'edificio è di una chiesa a tre navate, triabsidata. La navata centrale, giunta al forno, è fornita di coperure con volte a botte; le tre navate si presentano di uguale lunghezza e divise da massicce murature longitudinali che ne impediscono una visione di insieme, ma collegate mediante archi di passaggio. Addossati alla struttura muraria si riscontrano pilastri quadrangolari e colonne. Nella navata di sinistra c'è un'unica colonna monolitica in sagomato e come abaco una lastra lapidea rozza di forma rettangolare.
All'interno della chiesa oggi sono visibili tre sarcofagi risalenti al VI-VII secolo d.C., riutilizzati e inglobati nelle murature; uno è decorato con una croce all'interno di un clipeo, mentre un altro reca al centro una croce a braccia patenti all'interno di un'edicola a colonne. Sono state lasciate a vista due delle sepolture sotterranee, anch'esse dello stesso periodo; nella tomba al centro è stato trovato anche il corredo funerario, composto da due brocchette, che, insieme al tipo di sepoltura, datano la tomba sempre al VI-VII secolo d.C.
Nella navata destra è conservato una lastra di pluteo in due frammenti, decorata con una piccola croce greca centrale entro un disco da cui si originano altre otto braccia con i vertici espansi. Per confronti con plutei ravennati e con un esemplare proveniente da San Nicola di Bari la lastra è databile al V-VI secolo.
La chiesa di San Martino è assolutamente da visitare. Consigliamo a tutti di affrettarsi prima che aumentino ulteriormente gli scalini per raggiungerla.
Si ringrazia la collaborazione di Francesco Fanelli, Francesca Onesti e Daniele Ciliento.
La chiesa è dedicata a San Martino, vescovo di Tours, famoso, oltre che per il mantello dato ad un povero, per essere stato fermo oppositore del paganesimo e dell'eresia ariana. L'intitolazione è motivo d'interesse, considerata l'edificazione in periodo longobardo (popolazione ariana, poi convertita al cristianesimo). Dal 2008 la chiesa di San Martino è stata concessa in uso alla chiesa ortodossa romena. Gli orotodossi possono ora svolgere le proprie funzioni liturgiche e mostrare le proprie icone. Tra di esse vi è anche quella che ritrae San Nicola Pellegrino con la Cattedrale di Trani. Prima di divenire chiesa ortodossa, fu adibita a magazzino di materiale edile e per un periodo quei locali furono utilizzati come forno. Non a caso, il pane veniva considerato "santo". Successivamente è stata concessa ad uso privato, come documentato da una lastra tombale in calcare del 1447 recante lo stemma della famiglia Catalano sita sulla navata centrale. Con il passare dei secoli la denominazione dell'edificio è stata sempre fedele al santo.
I rinvenimenti effettuati durante i lavori di restauro hanno evidenziato come la configurazione planimetrica ed altimetrica non corrisponda, se non limitatamente, alla struttura originaria. La tipologia apparente dell'edificio è di una chiesa a tre navate, triabsidata. La navata centrale, giunta al forno, è fornita di coperure con volte a botte; le tre navate si presentano di uguale lunghezza e divise da massicce murature longitudinali che ne impediscono una visione di insieme, ma collegate mediante archi di passaggio. Addossati alla struttura muraria si riscontrano pilastri quadrangolari e colonne. Nella navata di sinistra c'è un'unica colonna monolitica in sagomato e come abaco una lastra lapidea rozza di forma rettangolare.
All'interno della chiesa oggi sono visibili tre sarcofagi risalenti al VI-VII secolo d.C., riutilizzati e inglobati nelle murature; uno è decorato con una croce all'interno di un clipeo, mentre un altro reca al centro una croce a braccia patenti all'interno di un'edicola a colonne. Sono state lasciate a vista due delle sepolture sotterranee, anch'esse dello stesso periodo; nella tomba al centro è stato trovato anche il corredo funerario, composto da due brocchette, che, insieme al tipo di sepoltura, datano la tomba sempre al VI-VII secolo d.C.
Nella navata destra è conservato una lastra di pluteo in due frammenti, decorata con una piccola croce greca centrale entro un disco da cui si originano altre otto braccia con i vertici espansi. Per confronti con plutei ravennati e con un esemplare proveniente da San Nicola di Bari la lastra è databile al V-VI secolo.
La chiesa di San Martino è assolutamente da visitare. Consigliamo a tutti di affrettarsi prima che aumentino ulteriormente gli scalini per raggiungerla.
Si ringrazia la collaborazione di Francesco Fanelli, Francesca Onesti e Daniele Ciliento.