Riscoprendo Trani
Santa Chiara, dal restauro riaffiorano 13 pozzi e una storia secolare
Riscoprendo Trani 2
martedì 22 febbraio 2011
Fra i pregevoli complessi storico-architettonici di Trani non del tutto valorizzati c'è anche la chiesa di Santa Chiara che costituisce una delle più significative testimonianze dell'architettura locale del XVI secolo. La sua storia è strettamente legata al convento edificato nel XIII secolo, oggi sede della scuola elementare Gabriele D'Annunzio. Grazie al restauro, ad opera degli architetti Francesca Onesti e Donata Di Domizio, Santa Chiara mette in mostra oggi delle bellezze nascoste che non hanno nulla da invidiare alle più famose chiese sparse per il mondo.
La nostra redazione ha il merito di far scoprire per la prima volta il lavoro degli architetti Onesti e Di Domizio. In prossimità del transetto è stata rinvenuta la parte basamentale di un portico, composto da pavimentazione in pietra a piccola pezzatura e basi di pilastri quadrati che procedono l'ingresso laterale del convento. La scoperta più interessata è il ritrovamento, lungo la navata, di tredici pozzi a campana con imbocco giacente su terreno vegetale. L'imbocco si trova ad un metro e mezzo di quota dal livello stradale ed arriva a raggiungere i nove metri. Solo in uno dei pozzi vi è dell'acqua sorgiva mentre gli altri sono completamente vuoti e puliti.
Il convento sorge in via Pedaggio Santa Chiara, toponimo non casuale poiché quell'asse viario si trovava in prossimità dell'iter vallum delle mura federiciane, vicino alla porta di Barletta. Questo fa supporre che si trattava di un punto di arrivo delle merci, le quali venivano conservate nei pozzi. La parola pedaggio fa riferimento al pagamento di una tassa dovuta per l'attraversamento da parte di coloro che entravano nel piazzale antistante il Monastero in occasione di fiere e mercati.
«Con questo restauro – spiega l'architetto Francesca Onesti - volevamo far venire fuori l'anima della chiesa, nascosta nel corso dei secoli, coperta da sovrastrutture di color marrone. Dobbiamo parte di questo restauro all'architetto Marcello Benedettelli, della Sovraintendenza dei Beni Culturali di Bari, recentemente scomparso».
La valenza delle scoperte del restauro si somma al valore storico del posto. L'edificazione del monastero di Santa Chiara, sede dell'Ordine religioso femminile francescano risale al XIV secolo. Nel XVI secolo le clarisse decisero di ampliare ulteriormente il complesso monastico con l'edificazione di una nuova chiesa per consentire alla gente del luogo di partecipare alle funzioni religiose. Nel 1599 le francescane di Santa Chiara si trasferirono con le altre monache nel convento di San Giovanni Lionello, mentre al loro posto si insediarono le benedettine dei conventi di San Paolo e Sant'Agnese. Il monastero e la chiesa presero così il nome di Sant'Agnese e Paolo. Nel 1799 i francesi della prima Repubblica saccheggiarono il monastero depredadolo dagli arredi sacri e bruciando l'archivio, motivo per cui, ad oggi, scarseggia la documentazione. Dal 1809 le monache cominciarono a diminuire. Nel 1903 il Consiglio comunale di Trani, in base alla legge del 7 luglio 1866 sulla soppressione delle corporazioni religiose, chiese al Ministro di grazia, giustizia e culti la concessione del monastero. Tale concessione fu autorizzata nel 1904 lasciando le suore al suo interno sino alla loro morte. Nel 1909 divenne parrocchia.
La nostra redazione ha il merito di far scoprire per la prima volta il lavoro degli architetti Onesti e Di Domizio. In prossimità del transetto è stata rinvenuta la parte basamentale di un portico, composto da pavimentazione in pietra a piccola pezzatura e basi di pilastri quadrati che procedono l'ingresso laterale del convento. La scoperta più interessata è il ritrovamento, lungo la navata, di tredici pozzi a campana con imbocco giacente su terreno vegetale. L'imbocco si trova ad un metro e mezzo di quota dal livello stradale ed arriva a raggiungere i nove metri. Solo in uno dei pozzi vi è dell'acqua sorgiva mentre gli altri sono completamente vuoti e puliti.
Il convento sorge in via Pedaggio Santa Chiara, toponimo non casuale poiché quell'asse viario si trovava in prossimità dell'iter vallum delle mura federiciane, vicino alla porta di Barletta. Questo fa supporre che si trattava di un punto di arrivo delle merci, le quali venivano conservate nei pozzi. La parola pedaggio fa riferimento al pagamento di una tassa dovuta per l'attraversamento da parte di coloro che entravano nel piazzale antistante il Monastero in occasione di fiere e mercati.
«Con questo restauro – spiega l'architetto Francesca Onesti - volevamo far venire fuori l'anima della chiesa, nascosta nel corso dei secoli, coperta da sovrastrutture di color marrone. Dobbiamo parte di questo restauro all'architetto Marcello Benedettelli, della Sovraintendenza dei Beni Culturali di Bari, recentemente scomparso».
La valenza delle scoperte del restauro si somma al valore storico del posto. L'edificazione del monastero di Santa Chiara, sede dell'Ordine religioso femminile francescano risale al XIV secolo. Nel XVI secolo le clarisse decisero di ampliare ulteriormente il complesso monastico con l'edificazione di una nuova chiesa per consentire alla gente del luogo di partecipare alle funzioni religiose. Nel 1599 le francescane di Santa Chiara si trasferirono con le altre monache nel convento di San Giovanni Lionello, mentre al loro posto si insediarono le benedettine dei conventi di San Paolo e Sant'Agnese. Il monastero e la chiesa presero così il nome di Sant'Agnese e Paolo. Nel 1799 i francesi della prima Repubblica saccheggiarono il monastero depredadolo dagli arredi sacri e bruciando l'archivio, motivo per cui, ad oggi, scarseggia la documentazione. Dal 1809 le monache cominciarono a diminuire. Nel 1903 il Consiglio comunale di Trani, in base alla legge del 7 luglio 1866 sulla soppressione delle corporazioni religiose, chiese al Ministro di grazia, giustizia e culti la concessione del monastero. Tale concessione fu autorizzata nel 1904 lasciando le suore al suo interno sino alla loro morte. Nel 1909 divenne parrocchia.