Riscoprendo Trani
Storia e natura: è il fascino secolare di Santa Geffa
Riscoprendo Trani 4
martedì 22 marzo 2011
A pochi chilometri dal centro abitato di Trani è presente una chiesa rupestre ipogea scavata nel tufo che porta il nome di Santa Geffa. Nel corso del tempo sono state dedotte due teorie a proposito della scelta di questa intitolazione. La prima è legata a San Pietro: nel suo ultimo viaggio, sbarcato a Brindisi e diretto a Roma, San Pietro potrebbe essersi fermato in questo luogo. La tesi sarebbe avvalorata dall'antroponomia del nome Pietro, almeno secondo quanto affermato dagli apostoli Matteo e Giovanni: San Pietro ricevette da Gesù Cristo il nome di «Kefa», che in aramaico significa roccia, pietra, e che in greco suona Petros e in latino Petrus.
Alcuni dettagli smentiscono questa teoria, come per esempio la struttura architettonica della chiesa che non era propria di quel tempo. Ragion per cui si è venuta a formulare la seconda teoria: Santa Geffa si riferirebbe forse a Santa Genoveffa protettrice di Parigi che salvò la Francia dall'invasione degli Unni i quali si insediarono a Trani e probabilmente fecero scavare la chiesa. Anche la datazione del sito è in dubbio: alcuni storici hanno fatto risalire la sua origine al III o al IVsecolo, altri invece al VII secolo, altri ancora intorno al XI.
Il complesso ipogeico di Santa Geffa si trova a tre chilometri da Trani, a poca distanza da via delle Tufare. Ricavata per escavazione nel suolo tufaceo, Santa Geffa presenta una planimetria a croce greca inscritta, dall'accentuato aspetto a ventaglio e divisa da sei pilastri cruciformi in tre navate absidate, due pilastri dividono la cella dal nertece.
Attualmente una cupola in cemento armato e vetro protegge la zona absidale e l'accesso è consentito grazie a una scala d'acciaio posta sopra la scala d'accesso originaria scavata nel tufo. Gli interventi furono eseguiti dall'amministrazione comunale nel 1986. Fino a quel momento, la struttura era stata lasciata in stato di abbandono. Nel 1998 entra in scena l'associazione Xiao Yan che prende in gestione quello che ora è diventato il parco di Santa Geffa. Da quando ad occuparsene c'è l'associazione di Daniele Ciliento, il luogo si è trasformato in un centro per attività ludiche dedicate ai bambini e ragazzi dai 4 ai 14 anni. «In tredici anni di attività hanno giocato con noi - spiega Ciliento - più di diecimila bambini e ragazzi che, attraverso l'azione pedagogica del gioco hanno conosciuto la storia del sito archeologico, hanno socializzato e sono stati a contatto con la natura circostante».
Oltre alla storia, alla natura, alla terra, nel parco di Santa Geffa ci sono anche degli animali. «Abbiamo iniziato con l'adozione di qualche pecorella e qualche gallina - dice Ciliento – e avendo poi constatato l'entusiasmo dei ragazzi abbiamo investito sugli animali. Ci sono ora sei cavalli, sei asini, pecore, oche, conigli e cani».
La chiesa si è trasformata negli anni in luogo di rivisitazione della Divina Commedia, della storia dell'antica Grecia, dell'antica Roma, dell'Unità d'Italia e della storia del popolo d'Israele. Obiettivo dell'associazione è offrire ai minori un luogo dove recuperare attenzioni smarrite, il contatto con la terra e con gli animali, un luogo dove relazionarsi con i coetanei riscoprendo il senso della natura negli aspetti peculiari del territori recuperando parte del passato ed utilizzarlo come strumento per la socializzazione. In prospettiva, spiega Ciliento, c'è anche l'idea di istituire un centro di recupero per minori disagiati.
Alcuni dettagli smentiscono questa teoria, come per esempio la struttura architettonica della chiesa che non era propria di quel tempo. Ragion per cui si è venuta a formulare la seconda teoria: Santa Geffa si riferirebbe forse a Santa Genoveffa protettrice di Parigi che salvò la Francia dall'invasione degli Unni i quali si insediarono a Trani e probabilmente fecero scavare la chiesa. Anche la datazione del sito è in dubbio: alcuni storici hanno fatto risalire la sua origine al III o al IVsecolo, altri invece al VII secolo, altri ancora intorno al XI.
Il complesso ipogeico di Santa Geffa si trova a tre chilometri da Trani, a poca distanza da via delle Tufare. Ricavata per escavazione nel suolo tufaceo, Santa Geffa presenta una planimetria a croce greca inscritta, dall'accentuato aspetto a ventaglio e divisa da sei pilastri cruciformi in tre navate absidate, due pilastri dividono la cella dal nertece.
Attualmente una cupola in cemento armato e vetro protegge la zona absidale e l'accesso è consentito grazie a una scala d'acciaio posta sopra la scala d'accesso originaria scavata nel tufo. Gli interventi furono eseguiti dall'amministrazione comunale nel 1986. Fino a quel momento, la struttura era stata lasciata in stato di abbandono. Nel 1998 entra in scena l'associazione Xiao Yan che prende in gestione quello che ora è diventato il parco di Santa Geffa. Da quando ad occuparsene c'è l'associazione di Daniele Ciliento, il luogo si è trasformato in un centro per attività ludiche dedicate ai bambini e ragazzi dai 4 ai 14 anni. «In tredici anni di attività hanno giocato con noi - spiega Ciliento - più di diecimila bambini e ragazzi che, attraverso l'azione pedagogica del gioco hanno conosciuto la storia del sito archeologico, hanno socializzato e sono stati a contatto con la natura circostante».
Oltre alla storia, alla natura, alla terra, nel parco di Santa Geffa ci sono anche degli animali. «Abbiamo iniziato con l'adozione di qualche pecorella e qualche gallina - dice Ciliento – e avendo poi constatato l'entusiasmo dei ragazzi abbiamo investito sugli animali. Ci sono ora sei cavalli, sei asini, pecore, oche, conigli e cani».
La chiesa si è trasformata negli anni in luogo di rivisitazione della Divina Commedia, della storia dell'antica Grecia, dell'antica Roma, dell'Unità d'Italia e della storia del popolo d'Israele. Obiettivo dell'associazione è offrire ai minori un luogo dove recuperare attenzioni smarrite, il contatto con la terra e con gli animali, un luogo dove relazionarsi con i coetanei riscoprendo il senso della natura negli aspetti peculiari del territori recuperando parte del passato ed utilizzarlo come strumento per la socializzazione. In prospettiva, spiega Ciliento, c'è anche l'idea di istituire un centro di recupero per minori disagiati.