Salute d'asporto
Alla scoperta dei batteri intestinali
Ce ne parla il biologo Giuseppe Labianca
domenica 17 settembre 2023
Il tratto gastrointestinale dell'uomo è una delle più importanti e competitive nicchie ecologiche presenti in natura. La raccolta di microrganismi (batteri, virus e funghi) che colonizzano il tratto intestinale è definita "microbiota intestinale" e si è co-evoluta con l'ospite per migliaia di anni per formare una relazione intricata e reciprocamente vantaggiosa. Il numero stimato di microrganismi che abitano il tratto gastrointestinale è maggiore di circa 10 volte rispetto al numero di cellule umane ed oltre 100 volte la quantità di contenuto genomico del genoma umano. Come risultato dell'elevato numero di cellule batteriche nel corpo, l'ospite ed i microrganismi che lo abitano vengono definiti "superorganismi". Il core microbioco è costituito dai Firmicutes (Lactobacilli), Actinobacteria (Bifidobacteri) e Bacteroidetes.
Il microbiota offre molti vantaggi all'ospite, attraverso una serie di funzioni fisiologiche come:
Tuttavia, esiste la possibilità che questi meccanismi vengano interrotti a causa di una composizione microbica alterata, nota come disbiosi, dovuta a vari fattori, come una dieta fortemente infiammatoria, uno stile di vita inattivo, uso di farmaci, infezioni.
Una dieta con elevato contenuto di proteine animali comporta un aumento di Bacteroides, Alistipes, Bilophila, Ruminococco ed una diminuzione di Bifidobacterium. Ciò significa un aumento di quelle specie batteriche infiammatorie.
Utilizzando, invece, una dieta a più alto contenuto di proteine vegetali si ha un aumento dei Bifidobacteria e di Lattobacilli, oltre che una riduzione dei Bacteroidetes e di Clostridium. In questo caso si sta spostando il microbiota verso una attività antiinfiammatoria.
Dal punto di vista dei grassi, gli acidi grassi saturi provocano l'incremento dei Bacteroides, aumento di Bilophila e aumento di Faecalibacterium prausnitzii, che ha dirette attività infiammatorie sul tessuto adiposo e che alimenta quella che è l'infiammazione di basso grado. Allo stesso tempo, Bilophila induce perdita della sensibilità insulinica che comporta lo sviluppo di diabete di tipo II.
Gli zuccheri in generale presentano una attività fermentativa, quindi possono promuovere la crescita di specie ad alta capacità fermentante. I dolcificanti artificiali, che spesso sono una soluzione soprattutto in regimi dietetici ipocalorici, comportano morte dei bifidobatteri, aventi attività antiinfiammatoria. Quindi nella dieta è bene ridurre gli zuccheri ed aggiungere fibre.
Il modello dietetico da seguire in un soggetto obeso infiammato (anche se non sono presenti sintomi e/o valori biochimici alterati l'obesità si accompagna all'infiammazione) è proprio il modello mediterraneo, che offre un equilibrio nei nutrienti tale, da mantenere in equilibrio la flora intestinale. Quindi acidi grassi insaturi, reperibili facilmente da olio extravergine di oliva e frutta secca, fibre, giusta rappresentanza di proteine animali, preferibilmente carni magre e pesce, proteine vegetali, cereali integrali.
Il microbiota offre molti vantaggi all'ospite, attraverso una serie di funzioni fisiologiche come:
- rafforzamento dell'integrità intestinale
- supporto alla digestione
- produzione di alcune molecole (ad es. vitamine ed acidi grassi a catena corta)
- protezione contro i patogeni
- regolazione immunitaria.
Tuttavia, esiste la possibilità che questi meccanismi vengano interrotti a causa di una composizione microbica alterata, nota come disbiosi, dovuta a vari fattori, come una dieta fortemente infiammatoria, uno stile di vita inattivo, uso di farmaci, infezioni.
Una dieta con elevato contenuto di proteine animali comporta un aumento di Bacteroides, Alistipes, Bilophila, Ruminococco ed una diminuzione di Bifidobacterium. Ciò significa un aumento di quelle specie batteriche infiammatorie.
Utilizzando, invece, una dieta a più alto contenuto di proteine vegetali si ha un aumento dei Bifidobacteria e di Lattobacilli, oltre che una riduzione dei Bacteroidetes e di Clostridium. In questo caso si sta spostando il microbiota verso una attività antiinfiammatoria.
Dal punto di vista dei grassi, gli acidi grassi saturi provocano l'incremento dei Bacteroides, aumento di Bilophila e aumento di Faecalibacterium prausnitzii, che ha dirette attività infiammatorie sul tessuto adiposo e che alimenta quella che è l'infiammazione di basso grado. Allo stesso tempo, Bilophila induce perdita della sensibilità insulinica che comporta lo sviluppo di diabete di tipo II.
Gli zuccheri in generale presentano una attività fermentativa, quindi possono promuovere la crescita di specie ad alta capacità fermentante. I dolcificanti artificiali, che spesso sono una soluzione soprattutto in regimi dietetici ipocalorici, comportano morte dei bifidobatteri, aventi attività antiinfiammatoria. Quindi nella dieta è bene ridurre gli zuccheri ed aggiungere fibre.
Il modello dietetico da seguire in un soggetto obeso infiammato (anche se non sono presenti sintomi e/o valori biochimici alterati l'obesità si accompagna all'infiammazione) è proprio il modello mediterraneo, che offre un equilibrio nei nutrienti tale, da mantenere in equilibrio la flora intestinale. Quindi acidi grassi insaturi, reperibili facilmente da olio extravergine di oliva e frutta secca, fibre, giusta rappresentanza di proteine animali, preferibilmente carni magre e pesce, proteine vegetali, cereali integrali.