Nutrizione, alimenti
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Salute d'asporto

Amido resistente per ridurre la glicemia

Ce ne parla il biologo Giuseppe Labianca

L'amido resistente rappresenta la parte di amido che resiste al processo di digestione da parte degli enzimi digestivi dell'intestino tenue, arrivando integro nell'intestino crasso, dove può essere fermentato da parte del microbiota intestinale. Proprio come le fibre, l'amido resistente favorisce la digestione, presenta un potere saziante maggiore e modula positivamente l'assorbimento dei carboidrati (abbassandone l'indice glicemico) e quello dei lipidi (trattenendone alcuni dall'assorbimento, colesterolo compreso).

Tradizionalmente, l'amido resistente è classificato in cinque gruppi:

Tipo-I: si trova naturalmente in alcuni alimenti, come cereali interali e legumi.
Tipo-II: è contenuto nel mais e nei tuberi crudi, ma anche nelle castagne, o nelle banane non mature.
Tipo-III: si forma a seguito della gelatinizzazione seguita da raffreddamento; è tipico di pane, pasta e riso cotti e poi raffreddati ma anche di cornflakes, fiocchi di avena, biscotti e gallette di cereali, e in generale di tutti i prodotti da forno cotti e poi consumati a temperatura ambiente.
Tipo-IV: amido prodotto da processi industriali per utilizzi di vario genere.
Tipo-V: amido che interagisce con i lipidi formando complessi elicoidali con acidi grassi e alcoli grassi.

Per aumentare questo nutriente occorre partire dalla selezione alimentare, scegliendo gli alimenti che più lo contengono; è noto che alimenti come le patate, riso, pasta, cereali per la colazione e il pane sono caratterizzati da un basso contenuto di amido resistente. Al contrario, legumi cotti e cereali integrali hanno un alto contenuto di amido resistente.

Oltre a questo è possibile andare a consumare i prodotti da forno ed in generale i carboidrati, freddi, in quanto il raffreddamento fa sì che l'amido cristallizzi divenendo inattaccabile da parte degli enzimi digestivi e quindi resistente alla digestione.

Ciò comporta oltre che un minor apporto calorico dell'alimento, anche un più lento aumento glicemico, che si traduce in un minor rilascio di insulina
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