Salute d'asporto
Diete proteiche per perdere peso più in fretta: giusto o sbagliato?
Ce ne parla il biologo Giuseppe Labianca
sabato 14 maggio 2022
Il termine dieta iperproteica (o semplicemente proteica) viene utilizzato per indicare un regime alimentare prevalentemente composto da fonti proteiche, che forniscono un tasso di proteine maggiore rispetto alla quota di carboidrati e grassi.
Molto diffuse per scopi dimagranti ne riconosciamo alcune come la dieta Dukan, Atkins etc., particolarmente commercializzate e diffuse soprattutto per via del fatto di eliminare il problema della grammatura e di offrire al consumatore una modalità più sbrigativa nella preparazione della dieta. Il conseguente taglio calorico, dovuto all'esclusione del carboidrato, comporta una deplezione dei depositi di glicogeno (glucosio presente a livello muscolare), una diminuzione dei livelli di acqua intracellulare ed un rapido calo di peso inziale che aumenta il gradimento del trattamento. Dopo un primo periodo di calo peso e di aumento della motivazione personale, si avverte un rallentamento della perdita e, in alcuni casi addirittura una ripresa di kg, con notevoli variazioni metaboliche nel tempo.
Questo è uno dei primi motivi per i quali non è possibile seguire un regime proteico in maniera autonoma e soprattutto duratura. Inoltre possono esserci altri motivi per i quali è sconsigliato un regime proteico in maniera autonoma e prolungata: l'aumento delle scorie azotate inducono un maggior lavoro renale ed epatico, che nel tempo può portare ad interessamenti clinici di questi due organi, oltre che influiscono sulla pressione e sui parametri metabolici.
L'esclusione di carboidrati può provocare una carenza di diverse sostanze, quali micronutrienti (vitamine, minerali) e fibre, contenute negli alimenti ricchi di carboidrati complessi (legumi, frutta, verdura) esclusi dalla dieta, ridurre i depositi di glucosio (glicogeno) del fegato, utilizzati per mantenere un normale livello di glucosio nel sangue, causare episodi di chetoacidosi per l'eccessivo accumulo di corpi chetonici nel sangue creando scompensi dannosi per l'organismo
Secondo le linee guida di una corretta alimentazione, elaborate dalla Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), in un'alimentazione sana e bilanciata la percentuale di proteine deve aggirarsi intorno al 12-15% delle chilocalorie introdotte ogni giorno con il cibo. Il restante apporto dovrebbe derivare per lo più dai carboidrati (45-60%) e in secondo luogo dai grassi (25-35%).
Molto diffuse per scopi dimagranti ne riconosciamo alcune come la dieta Dukan, Atkins etc., particolarmente commercializzate e diffuse soprattutto per via del fatto di eliminare il problema della grammatura e di offrire al consumatore una modalità più sbrigativa nella preparazione della dieta. Il conseguente taglio calorico, dovuto all'esclusione del carboidrato, comporta una deplezione dei depositi di glicogeno (glucosio presente a livello muscolare), una diminuzione dei livelli di acqua intracellulare ed un rapido calo di peso inziale che aumenta il gradimento del trattamento. Dopo un primo periodo di calo peso e di aumento della motivazione personale, si avverte un rallentamento della perdita e, in alcuni casi addirittura una ripresa di kg, con notevoli variazioni metaboliche nel tempo.
Questo è uno dei primi motivi per i quali non è possibile seguire un regime proteico in maniera autonoma e soprattutto duratura. Inoltre possono esserci altri motivi per i quali è sconsigliato un regime proteico in maniera autonoma e prolungata: l'aumento delle scorie azotate inducono un maggior lavoro renale ed epatico, che nel tempo può portare ad interessamenti clinici di questi due organi, oltre che influiscono sulla pressione e sui parametri metabolici.
L'esclusione di carboidrati può provocare una carenza di diverse sostanze, quali micronutrienti (vitamine, minerali) e fibre, contenute negli alimenti ricchi di carboidrati complessi (legumi, frutta, verdura) esclusi dalla dieta, ridurre i depositi di glucosio (glicogeno) del fegato, utilizzati per mantenere un normale livello di glucosio nel sangue, causare episodi di chetoacidosi per l'eccessivo accumulo di corpi chetonici nel sangue creando scompensi dannosi per l'organismo
Secondo le linee guida di una corretta alimentazione, elaborate dalla Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), in un'alimentazione sana e bilanciata la percentuale di proteine deve aggirarsi intorno al 12-15% delle chilocalorie introdotte ogni giorno con il cibo. Il restante apporto dovrebbe derivare per lo più dai carboidrati (45-60%) e in secondo luogo dai grassi (25-35%).