Salute d'asporto
Farmaci per il reflusso gastroesofageo, benefici e rischi
Ce ne parla il biologo Giuseppe Labianca
sabato 14 dicembre 2024
10.19
Il reflusso gastroesofageo è una condizione comune che si manifesta con sintomi come bruciore e dolore a livello dello stomaco e rigurgito acido. In Italia i farmaci che riducono l'acidità gastrica sono i più prescritti, ma sebbene siano efficaci, l'uso cronico di questi farmaci comporta rischi e potenziali effetti collaterali, tra cui il malassorbimento del ferro e di altri nutrienti essenziali.
La riduzione dell'acidità gastrica interferisce con l'assorbimento del ferro non-eme, cioè la forma predominante di ferro presente nei cibi vegetali e negli integratori. L'acido gastrico è essenziale per trasformare il ferro ferrico in ferro ferroso, la forma biodisponibile per l'assorbimento nell'intestino tenue.
Tutto ciò può portare ad anemia sideropenica, specialmente nei pazienti con diete povere di ferro o condizioni preesistenti come la malattia celiaca. Oltre a questo, la riduzione dell'acidità gastrica può comportare malassorbimento della Vitamina B12, poiché l'acido gastrico è necessario per il rilascio della vitamina B12 legata alle proteine alimentari, provocando anemia megaloblastica, e del Calcio, aumentando il rischio di osteoporosi e fratture.
Inoltre l'acidità gastrica agisce come barriera contro i patogeni e la sua riduzione favorisce alterazioni nel microbiota intestinale e può aumentare il rischio di infezioni gastrointestinali.
L'uso prolungato di farmaci antiacidi può causare effetti rebound, ovvero un aumento compensatorio della secrezione acida gastrica alla sospensione del farmaco. Inoltre, potrebbe aggravare sintomi come gonfiore e stitichezza.
I farmaci per il reflusso gastroesofageo sono strumenti potenti per il controllo dei sintomi, ma il loro uso cronico non è privo di rischi. È fondamentale utilizzare un approccio multidisciplinare per ridurre i potenziali effetti collaterali, utilizzando strategie come il monitoraggio nutrizionale, l'adozione di diete equilibrate ed il supporto di integratori alimentari per ridurre le complicanze a lungo termine, garantendo un approccio sicuro e sostenibile alla gestione del reflusso gastroesofageo.
La riduzione dell'acidità gastrica interferisce con l'assorbimento del ferro non-eme, cioè la forma predominante di ferro presente nei cibi vegetali e negli integratori. L'acido gastrico è essenziale per trasformare il ferro ferrico in ferro ferroso, la forma biodisponibile per l'assorbimento nell'intestino tenue.
Tutto ciò può portare ad anemia sideropenica, specialmente nei pazienti con diete povere di ferro o condizioni preesistenti come la malattia celiaca. Oltre a questo, la riduzione dell'acidità gastrica può comportare malassorbimento della Vitamina B12, poiché l'acido gastrico è necessario per il rilascio della vitamina B12 legata alle proteine alimentari, provocando anemia megaloblastica, e del Calcio, aumentando il rischio di osteoporosi e fratture.
Inoltre l'acidità gastrica agisce come barriera contro i patogeni e la sua riduzione favorisce alterazioni nel microbiota intestinale e può aumentare il rischio di infezioni gastrointestinali.
L'uso prolungato di farmaci antiacidi può causare effetti rebound, ovvero un aumento compensatorio della secrezione acida gastrica alla sospensione del farmaco. Inoltre, potrebbe aggravare sintomi come gonfiore e stitichezza.
I farmaci per il reflusso gastroesofageo sono strumenti potenti per il controllo dei sintomi, ma il loro uso cronico non è privo di rischi. È fondamentale utilizzare un approccio multidisciplinare per ridurre i potenziali effetti collaterali, utilizzando strategie come il monitoraggio nutrizionale, l'adozione di diete equilibrate ed il supporto di integratori alimentari per ridurre le complicanze a lungo termine, garantendo un approccio sicuro e sostenibile alla gestione del reflusso gastroesofageo.