Salute d'asporto
Il digiuno come terapia per combattere il cancro
Ce ne parla il biologo Giuseppe Labianca
sabato 13 novembre 2021
10.02
In diversi articoli ho già parlato del digiuno e di quali possano essere i suoi innumerevoli benefici, ma oggi affrontiamo una tematica importante, ovvero il digiuno come terapia metabolica nei confronti del tumore e come supporto alla chemioterapia.
Anche i meccanismi immunologici sono alterati dalla fame, in particolare, la restrizione calorica aumenta l'attività dei linfociti citotossici CD-8 e inibisce la funzione delle cellule T-regolatrici, portando ad un aumento dell'autofagia e della morte cellulare.
Diversi studi riportano come il digiuno aumenti la sensibilità della terapia sulle cellule tumorali e aumenti l'attività dei farmaci, per questo sono state sviluppate le cosiddette "diete che imitano il digiuno", per ottenere effetti simili al digiuno fornendo micronutrienti per ridurre al minimo il carico del digiuno.
Nell'uomo, il programma consiste in una dieta di 5 giorni a base vegetale. Il primo giorno vengono fornite quasi 1000 kcal, mentre sono consentite quasi 700 kcal nei giorni dal 2 al 5 indipendentemente dall'età, dal peso corporeo e dalla composizione dei pazienti, il che rende questo approccio discutibile dal punto di vista medico.
Anche se i dati sono molto confortanti è necessario che sia uno specialista a prescrivere il digiuno terapeutico o una dieta mima – digiuno, in quanto questa forma terapeutica può portare malnutrizione e la sarcopenia, che sono fortemente associate a tossicità correlata al trattamento, ridotta risposta al trattamento del cancro, ridotta qualità della vita e prognosi complessiva peggiore nei più comuni tipi di cancro.
Alla luce di queste evidenze le più recenti linee guida sul supporto nutrizionale nei pazienti oncologici hanno affermato che il digiuno prima o durante la chemioterapia non è raccomandato, in particolare nei pazienti malnutriti o a rischio nutrizionale, non solo per il rischio di malnutrizione e sarcopenia, ma anche perché i pazienti potrebbero essere tentati di prolungare gli episodi di digiuno e ridurre cronicamente l'apporto calorico. Per tale motivo è assolutamente vietato imbarcarsi nel "fai da te" in un così delicato approccio terapeutico, poiché le valutazioni che devono esser fatte sono molteplici e i trattamenti devono essere a carico di uno specialista.
È stato dimostrato che il digiuno prima della chemioterapia protegge le cellule sane dalla tossicità del trattamento, riducendo l'espressione di alcuni geni (oncogeni) implicati nella patologia tumorale. Questa riduzione è mediata dalla diminuzione dei fattori di crescita e del glucosio circolanti, e degli stimoli anabolici. Inoltre, la fame e la restrizione calorica attivano altri oncogeni nelle cellule tumorali, inducendo l'autofagia, cioè un processo che consente l'eliminazione di cellule o componenti cellulari danneggiati, e diminuiscono i tassi di crescita cellulare aumentando la sensibilità ai farmaci antimitotici.Anche i meccanismi immunologici sono alterati dalla fame, in particolare, la restrizione calorica aumenta l'attività dei linfociti citotossici CD-8 e inibisce la funzione delle cellule T-regolatrici, portando ad un aumento dell'autofagia e della morte cellulare.
Diversi studi riportano come il digiuno aumenti la sensibilità della terapia sulle cellule tumorali e aumenti l'attività dei farmaci, per questo sono state sviluppate le cosiddette "diete che imitano il digiuno", per ottenere effetti simili al digiuno fornendo micronutrienti per ridurre al minimo il carico del digiuno.
Nell'uomo, il programma consiste in una dieta di 5 giorni a base vegetale. Il primo giorno vengono fornite quasi 1000 kcal, mentre sono consentite quasi 700 kcal nei giorni dal 2 al 5 indipendentemente dall'età, dal peso corporeo e dalla composizione dei pazienti, il che rende questo approccio discutibile dal punto di vista medico.
Anche se i dati sono molto confortanti è necessario che sia uno specialista a prescrivere il digiuno terapeutico o una dieta mima – digiuno, in quanto questa forma terapeutica può portare malnutrizione e la sarcopenia, che sono fortemente associate a tossicità correlata al trattamento, ridotta risposta al trattamento del cancro, ridotta qualità della vita e prognosi complessiva peggiore nei più comuni tipi di cancro.
Alla luce di queste evidenze le più recenti linee guida sul supporto nutrizionale nei pazienti oncologici hanno affermato che il digiuno prima o durante la chemioterapia non è raccomandato, in particolare nei pazienti malnutriti o a rischio nutrizionale, non solo per il rischio di malnutrizione e sarcopenia, ma anche perché i pazienti potrebbero essere tentati di prolungare gli episodi di digiuno e ridurre cronicamente l'apporto calorico. Per tale motivo è assolutamente vietato imbarcarsi nel "fai da te" in un così delicato approccio terapeutico, poiché le valutazioni che devono esser fatte sono molteplici e i trattamenti devono essere a carico di uno specialista.