Salute d'asporto
La sindrome della stanchezza cronica
Ce ne parla il biologo Giuseppe Labianca
lunedì 13 giugno 2022
La sindrome da stanchezza cronica (CFS) è nota come una malattia multisistemica e complessa, che induce affaticamento e disabilità a lungo termine (> 6 mesi) nelle attività educative, lavorative, sociali o personali. La diagnosi di questa malattia è complessa, per la mancanza di specifici esami diagnostici di laboratorio, oltre che per i suoi molteplici sintomi, come dolori muscolari e articolari, mal di testa, insonnia, linfonodi dolenti, mal di gola ricorrente, notevoli problemi cognitivi e di concentrazione, memoria e calo della performance fisica, oltre che ansia e depressione. La malattia colpisce prevalentemente le donne, infatti si ipotizza una relazione autoimmune nell'eziopatogenesi. Non è ancora stata data una spiegazione precisa ed una fisiopatologia spiegabile, ma al momento coesistono varie ipotesi:
Al momento non sono disponibili terapie, ma diversi lavori in letteratura scientifica hanno riportato che alcune carenze nutrizionali potrebbero essere coinvolte come agenti eziologici per la sindrome da fatica cronica.
Questi includono carenze di vitamina C, complesso vitaminico B, sodio, magnesio, zinco, acido folico, L-carnitina, L-triptofano, acidi grassi essenziali e coenzima Q10. Una ipotesi fisiopatologica prevede la presenza di metainfiammazione, ovvero una infiammazione sistemica non aggressiva, ma silente, perciò la linea dietetica migliore da adottare è di tipo mediterraneo, dando preferenza a fonti di carboidrato rappresentate da farine integrali, frutta e verdura, e mantenendo un corretto stato di idratazione bevendo al giorno almeno 1.5-2L di acqua, che oltre a garantire un basso tenore infiammatorio ed un alto potere nutriente, permette di equilibrare il microbiota intestinale, risultato in stato di alterazione (disbiosi) nei soggetti affetti da fatica cronica.
Un'adeguata integrazione con acidi grassi omega3 ed una terapia antiossidante, potrebbero controllare il danno ossidativo della membrana e ripristinare la membrana cellulare e le funzioni mitocondriali, attraverso il rilascio di lipidi non danneggiati ed antiossidanti ai lipidi ossidati degli organelli cellulari, per rimuovere i lipidi danneggiati mediante la sostituzione dei lipidi. Infine è consigliata una attività fisica graduale partendo dalla classica camminata ed aumentando sia i tempi di lavoro che l'intensità in maniera graduale.
- Infezioni Virali
- Malattie Autoimmuni
- Squilibri ormonali
- Disturbi psicologici
Al momento non sono disponibili terapie, ma diversi lavori in letteratura scientifica hanno riportato che alcune carenze nutrizionali potrebbero essere coinvolte come agenti eziologici per la sindrome da fatica cronica.
Questi includono carenze di vitamina C, complesso vitaminico B, sodio, magnesio, zinco, acido folico, L-carnitina, L-triptofano, acidi grassi essenziali e coenzima Q10. Una ipotesi fisiopatologica prevede la presenza di metainfiammazione, ovvero una infiammazione sistemica non aggressiva, ma silente, perciò la linea dietetica migliore da adottare è di tipo mediterraneo, dando preferenza a fonti di carboidrato rappresentate da farine integrali, frutta e verdura, e mantenendo un corretto stato di idratazione bevendo al giorno almeno 1.5-2L di acqua, che oltre a garantire un basso tenore infiammatorio ed un alto potere nutriente, permette di equilibrare il microbiota intestinale, risultato in stato di alterazione (disbiosi) nei soggetti affetti da fatica cronica.
Un'adeguata integrazione con acidi grassi omega3 ed una terapia antiossidante, potrebbero controllare il danno ossidativo della membrana e ripristinare la membrana cellulare e le funzioni mitocondriali, attraverso il rilascio di lipidi non danneggiati ed antiossidanti ai lipidi ossidati degli organelli cellulari, per rimuovere i lipidi danneggiati mediante la sostituzione dei lipidi. Infine è consigliata una attività fisica graduale partendo dalla classica camminata ed aumentando sia i tempi di lavoro che l'intensità in maniera graduale.