Salute d'asporto
La triade dell'atleta donna: disturbi del ciclo, stanchezza ed osteoporosi
Ce ne parla il biologo Giuseppe Labianca
lunedì 25 luglio 2022
8.52
Donne che si allenano intensamente e che devono mantenere un peso corporeo ottimale, spesso cadono in disordini alimentari o, molto peggio, in veri e propri disturbi del comportamento alimentare. Ciò comporta a disturbi del ciclo mestruale e ad amenorrea, ovvero perdita del flusso mestruale.
Questi disordini alimentari comportano la triade dell'atleta donna, una condizione per la quale si ha la concomitante presenza di perdita di energia, amenorrea ed osteoporosi.
Questa patologia colpisce tra il 15 e il 60% delle atlete, in particolare sono le più colpite, tutte quelle ragazze coinvolte in sport associati ad un basso peso corporeo, come ad esempio danza, corsa, ginnastica, pattinaggio artistico o sport con categorie di peso. La perdita di peso, la ridotta massa grassa, lo stress psicologico e fisico, le alterazioni ormonali indotte dall'attività fisica comportano disfunzioni dell'asse ipotalamo-ipofisi, che sfociano in amenorrea correlata all'attività fisica.
Il secondo punto è l'osteoporosi; la densità dell'osso è strettamente legata al ciclo mestruale, infatti una perdita prematura delle mestruazioni rimuove gli effetti protettivi degli estrogeni sull'osso, rendendo le giovani donne più suscettibili ad infortuni e fratture dovute proprio ad una carenza di calcio. In più quest'ultima condizione peggiora in associazione ad una dieta ipocalorica, impoverendo l'introito nutrizionale di calcio.
La carenza energetica può dipendere sia da un deficit calorico, ma anche da uno stato di anemia, infatti da un lato il continuo stress fisico da allenamento comporta una maggiore perdita di ferro, ma dall'altro una alimentazione povera non è in grado di soddisfare le crescenti richieste del minerale.
In queste donne è essenziale ristabilire il normale flusso mestruale e l'intervento può essere strutturato in 4 fasi:
Riduzione dell'allenamento
Aumento dell'apporto calorico giornaliero
Guadagno della massa corporea
Assunzione di Calcio giornaliero di 1500mg.
Infine è opportuno avvalersi di un supporto psicologico, in modo da evitare che questi disturbi alimentari diventino sempre più severi e che possano mettere a rischio la vita di queste giovani pazienti.
Questi disordini alimentari comportano la triade dell'atleta donna, una condizione per la quale si ha la concomitante presenza di perdita di energia, amenorrea ed osteoporosi.
Questa patologia colpisce tra il 15 e il 60% delle atlete, in particolare sono le più colpite, tutte quelle ragazze coinvolte in sport associati ad un basso peso corporeo, come ad esempio danza, corsa, ginnastica, pattinaggio artistico o sport con categorie di peso. La perdita di peso, la ridotta massa grassa, lo stress psicologico e fisico, le alterazioni ormonali indotte dall'attività fisica comportano disfunzioni dell'asse ipotalamo-ipofisi, che sfociano in amenorrea correlata all'attività fisica.
Il secondo punto è l'osteoporosi; la densità dell'osso è strettamente legata al ciclo mestruale, infatti una perdita prematura delle mestruazioni rimuove gli effetti protettivi degli estrogeni sull'osso, rendendo le giovani donne più suscettibili ad infortuni e fratture dovute proprio ad una carenza di calcio. In più quest'ultima condizione peggiora in associazione ad una dieta ipocalorica, impoverendo l'introito nutrizionale di calcio.
La carenza energetica può dipendere sia da un deficit calorico, ma anche da uno stato di anemia, infatti da un lato il continuo stress fisico da allenamento comporta una maggiore perdita di ferro, ma dall'altro una alimentazione povera non è in grado di soddisfare le crescenti richieste del minerale.
In queste donne è essenziale ristabilire il normale flusso mestruale e l'intervento può essere strutturato in 4 fasi:
Riduzione dell'allenamento
Aumento dell'apporto calorico giornaliero
Guadagno della massa corporea
Assunzione di Calcio giornaliero di 1500mg.
Infine è opportuno avvalersi di un supporto psicologico, in modo da evitare che questi disturbi alimentari diventino sempre più severi e che possano mettere a rischio la vita di queste giovani pazienti.