Salute d'asporto
Le funzioni gastrointestinali delle fibre alimentali
Ce ne parla il biologo Giuseppe Labianca
sabato 2 aprile 2022
La fibra è stata a lungo utilizzata per il trattamento di varie condizioni gastrointestinali e non gastrointestinali tra cui costipazione, diarrea, colite ulcerosa, obesità nei bambini e negli adolescenti, ipercolesterolemia, e diabete mellito. L'Istituto di Medicina dell'Accademia Nazionale delle Scienze raccomanda che gli adulti consumino 20-35 g di fibre alimentari al giorno.
La fibra può essere suddivisa in:
fibra insolubile: si trova principalmente in cereali integrali, verdure a foglia verde, cavolfiori, zucchine, sedano, frutta secca e semi di lino. Ha una bassa capacità di ritenzione idrica ed è minimamente fermentata, accelera il transito intestinale, contrastando la stitichezza e disturbi correlati e riducendo il tempo di contatto tra la mucosa dell'intestino e le sostanze nocive associate al tumore al colon e al retto.
fibra solubile: si trova principalmente in legumi, frutta fresca (es: mele con buccia, susine, pere e frutti di bosco), avena, crusca di avena, carote, patate, cipolle e semi di psillio. Ha una alta capacità di ritenzione idrica, permettendo il rallentamento del transito intestinale, il che comporta un maggiore senso di sazietà, riducendo l'assorbimento del colesterolo, dei glucidi e mantenendo bassa la glicemia. Le fibre solubili mantengono nell'intestino un pH poco adatto alla flora intestinale nociva, i cui metaboliti sono associati allo sviluppo del cancro al colon e del tumore al retto, e hanno un effetto prebiotico nei confronti della flora batterica intestinale benefica.
Anche se avviene una divisione didattica della tipologia di fibra contenuta negli alimenti, in realtà sono presenti entrambi le fibre, ma in rapporti diverse, ed entrambe sono soggette a fermentazione da parte del microbiota intestinale.
La fibra è utilizzata nel trattamento della costipazione cronica e sul mercato sono presenti vari prodotti a base di fibre solubili, come ad esempio psyllium o crusca. In questi pazienti si dovrebbe raggiungere un apporto di fibra pari a 25-30g al giorno, ottenibile consumando le cinque porzione di frutta e verdura consigliate dall'OMS. Inoltre nella gestione di una dieta ipocalorica, l'utilizzo della fibra permette una compliance dietetica migliore, in quanto permette di modulare le glicemie della giornata e di ridurre la sensazione di fame.
Per quanto il suo utilizzo sia fortemente indicato, un effetto collaterale indesiderato dell'ingestione di fibre e della successiva fermentazione, tuttavia, è la produzione di gas, spesso maleodorante, causa di disagio, gonfiore addominale e flatulenza. Questa caratteristica di molti tipi di fibre può essere particolarmente rilevante per i soggetti con disturbi gastrointestinali funzionali. In questi pazienti è consigliabile di utilizzare un introito di fibra crescente, partendo da un basso dosaggio e capire la tollerabilità del paziente stesso, mentre per i soggetti affetti da Sindrome del Colon Irritabile, è consigliato l'utilizzo di fibra a basso tenore fermentante (Dieta Low-Foodmap), oltre che un dosaggio di fibra inizialmente ridotto.
Qualsiasi carboidrato non digerito che raggiunge il colon subisce un processo di fermentazione (parziale o totale) da parte dei batteri intestinali per produrre acidi grassi a catena corta (SCFA) e una serie di gas, tra cui anidride carbonica, idrogeno e metano. Gli SCFA vengono assorbiti dalle cellule intestinali e per esse ne diventano nutrimento; inoltre la fibra permette di migliorare il transito intestinale, limitare l'assorbimento di varie molecole, come colesterolo, antinutrienti e sostanze tossiche, oltre a fornire una serie di vitamine e minerali all'organismo.La fibra può essere suddivisa in:
fibra insolubile: si trova principalmente in cereali integrali, verdure a foglia verde, cavolfiori, zucchine, sedano, frutta secca e semi di lino. Ha una bassa capacità di ritenzione idrica ed è minimamente fermentata, accelera il transito intestinale, contrastando la stitichezza e disturbi correlati e riducendo il tempo di contatto tra la mucosa dell'intestino e le sostanze nocive associate al tumore al colon e al retto.
fibra solubile: si trova principalmente in legumi, frutta fresca (es: mele con buccia, susine, pere e frutti di bosco), avena, crusca di avena, carote, patate, cipolle e semi di psillio. Ha una alta capacità di ritenzione idrica, permettendo il rallentamento del transito intestinale, il che comporta un maggiore senso di sazietà, riducendo l'assorbimento del colesterolo, dei glucidi e mantenendo bassa la glicemia. Le fibre solubili mantengono nell'intestino un pH poco adatto alla flora intestinale nociva, i cui metaboliti sono associati allo sviluppo del cancro al colon e del tumore al retto, e hanno un effetto prebiotico nei confronti della flora batterica intestinale benefica.
Anche se avviene una divisione didattica della tipologia di fibra contenuta negli alimenti, in realtà sono presenti entrambi le fibre, ma in rapporti diverse, ed entrambe sono soggette a fermentazione da parte del microbiota intestinale.
La fibra è utilizzata nel trattamento della costipazione cronica e sul mercato sono presenti vari prodotti a base di fibre solubili, come ad esempio psyllium o crusca. In questi pazienti si dovrebbe raggiungere un apporto di fibra pari a 25-30g al giorno, ottenibile consumando le cinque porzione di frutta e verdura consigliate dall'OMS. Inoltre nella gestione di una dieta ipocalorica, l'utilizzo della fibra permette una compliance dietetica migliore, in quanto permette di modulare le glicemie della giornata e di ridurre la sensazione di fame.
Per quanto il suo utilizzo sia fortemente indicato, un effetto collaterale indesiderato dell'ingestione di fibre e della successiva fermentazione, tuttavia, è la produzione di gas, spesso maleodorante, causa di disagio, gonfiore addominale e flatulenza. Questa caratteristica di molti tipi di fibre può essere particolarmente rilevante per i soggetti con disturbi gastrointestinali funzionali. In questi pazienti è consigliabile di utilizzare un introito di fibra crescente, partendo da un basso dosaggio e capire la tollerabilità del paziente stesso, mentre per i soggetti affetti da Sindrome del Colon Irritabile, è consigliato l'utilizzo di fibra a basso tenore fermentante (Dieta Low-Foodmap), oltre che un dosaggio di fibra inizialmente ridotto.